Temi e Riflessioni

Per Cristina Annino

Pubblicato il 30 gennaio 2022 su Senza categoria da Adam Vaccaro

Ieri Cristina Annino ha preso il volo verso l’ignoto.

Un’altra amica ci ha lasciato e qui ricordo brevemente i tanti scambi avuti nell’arco degli ultimi decenni. Ci siamo conosciuti a Roma nel 2003, in occasione della Tappa romana della 1°Carovana di Poesia e Musica. Poi ci siamo conosciuti e riconosciuti meglio pochi mesi dopo, quando Maria Jatosti ci dedicò sul Lungotevere un incontro, presentati da Donato Di Stasi. Il colloquio umano e culturale proseguì poi con molti incontri tra Milano e Roma. Da parte sua, mi onorò con una sua opera pittorica, altro campo del suo esercizio creativo. Da parte mia, dedicai alla sua poesia diversi scritti critici, tra questi, una analisi complessiva del suo originale percorso espresssivo, in Sotto la Superficie, letture collettanee antologiche di poeti contemporanei, con la Rivista La Mosca di Milano e Bocca Ed., 2004; poi in occasione di una sua partecipazione alla serie di Quintocortile, e con un post di Milanocosa di Anticipazioni, https://www.milanocosa.it/anticipazioni/anticipazioni-cristina-annino. La sua poesia è ardua, al pari del suo carattere forte e severo, nei confronti dello stesso ambito poetico. Tuttavia aveva un’anima tenera e sensibile che si apriva con chi stimava.

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Memorie del Futuro

Pubblicato il 27 gennaio 2022 su Senza categoria da Adam Vaccaro

Memorie del Futuro

La cenere dei fumi di Auschwitz
così bianca, viola infine rossa
batte batte dentro al cuore

non volerà ricadrà su questi
ruderi e cori di blatte
a nutrire il nostro sangue

acceso che pesa ogni grammo
di carne umana
rossa poi viola infine bianca

di ogni vittima diventata cenere
deposta nelle mani di Cerere – che
ne faccia messi di una Terra

non più prona a poteri e follie
offerta al dio di tutti
senza figli prediletti

di una Terra non più
crocifissa da confini e
tavole imbandite di eletti

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Alfredo Panetta – Ponti sdarrupatu – Il crollo del ponte

Pubblicato il 10 gennaio 2022 su Scrittura e Letture da Adam Vaccaro

Alfredo Panetta, Ponti sdarrupatu – Il crollo del ponte
Passigli Poesia, Firenze, 2021

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La poesia e l’imperativo categorico
Adam Vaccaro

I libri di poesia sono fonti di mille domande esplose da una tensione che da un particolare punto di partenza muove verso un viaggio periglioso nella irraggiungibile complessità e totalità del mondo interiore ed esteriore del Soggetto Scrivente. Ma i migliori libri di poesia – Dante docet – non possono rinunciare a dare risposte e a esprimere giudizi, ovviamente entro le forme che la caratterizzano.

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Finalmente disgregati

Pubblicato il 1 dicembre 2021 su Temi e Riflessioni da Adam Vaccaro

Il dono di un po’ di ironia e tensione critica sotto una cappa che moltiplica paure. 

Vedi anche su:

https://auralcrave.com/2021/11/29/finalmente-di-nuovo-disuniti/?fbclid=IwAR1dQ1QgSkLyYAgWCMgxEXWp6wSZJ8fnIMPCPX8L6qLwX22OuQ5DFkpGSJk

A.V.

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Buona Pasqua di Rinascita

Pubblicato il 2 aprile 2021 su Temi e Riflessioni da Adam Vaccaro

Auguri Milanocosa

e nonostante le restrizioni

Buona Pasqua
di Rinascita

La Redazione di Anticipazioni di Milanocosa

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Associazione Culturale Milanocosa

www.milanocosa.it
Adam Vaccaro
presidenza@milanocosa.it
T. 02 93889474 – 347 7104584

Lucia Mangili – L’Acqua e L’Altro

Pubblicato il 22 marzo 2021 su Recensioni e Segnalazioni da Adam Vaccaro

Lucia Mangili
Sul mare c’è un ponte di carne viva che ho rotto, Gruppo Albatros Il Filo S.r.l., 2020

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Adam Vaccaro

Poesia e/è memoria. È il nucleo e il cardine su cui ruotano le quinte affettive di questa raccolta di poesie di Lucia Mangili. Che è arricchita da opere pittoriche della stessa Autrice, e che riafferma il valore della relazione, quale bisogno di lasciti e scie memoriali di una libertà che non sia belato su alberi di solipsismo, coltivato da una “arida distesa di filosofi moderni” (p. 21): poesia “Sensi”, parola polisemica e tipico gatto di Schroedinger, famosa ipotesi quantistica di bilocazione. Nella mia ricerca dell’Adiacenza, ho traslato e applicato tale possibilità all’analisi di un testo, focalizzando microtesti quali ponti e nodi bi o trilocati in più livelli, speculativi e sensitivi, della nostra mente. Ovviamente, se questa è concepita come funzione di quello che Rita Levi Montalcini chiama cervello bagnato, cioè non delimitato dalla sola scatola cranica.
Ecco, trovo innervato nel percorso di questo libro la tensione (per me fondamento di poesia) alla totalità molteplice della vita, che nel singolo è unità indivisa di corpo e anima, con implicito pensiero critico delle doppietà teologico-filosofiche dei platonismus perennis. La ricerca poetica, se va oltre i recinti dell’Io, si apre a pendici e sprofondi del Sé, alle visioni utopiche del Superìo e ai mai raggiunti domini dell’Es. Senza di che rimaniamo sterili monadi, incapaci di perdersi e ritrovarsi nelle relazioni che alimentano il processo interminabile di autopoiesi (Maturana e Varela) della nostra identità.
Tutto nasce dalla relazione, che si fa musica, immagine e parola, pensiero, cosa e mondo. E se la poesia si fa forma e voce di tale processo complesso, tenderà ad andare oltre i limiti segnati dall’Io, incarnando tensioni alimentate e alimentanti sensi dell’eros e del sacro. Due nomi e cose che nei mistici trovano particolari e inestricabili esaltazioni, e che (ir)rompono oltre gli argini del sacer, in cui diventiamo attori e spettatori del caleidoscopio dei fragili splendori della vita, che incanta e impaura, ci appartiene e ci sfugge.
L’acqua è l’immagine simbolo dello stato amniotico che rimane impresso per sempre nelle nostre cellule, fonte metamorfica della nostra carne, che muore se non si intreccia e mischia “fino al midollo” in platoniani attimi di infinito con l’Altro. Quegli attimi in cui celebriamo la stazione di una petit mort, senza la quale non sapremo mai la magia della rinascita d’amore. Per cui “se tu ti incrini/ anche io rotolo e affondo” (p. 9). Ma è il rischio ineliminabile del gioco della vita, che denuncia ogni strumentalizzazione ideologica di promesse di sicurità assolute – in contesti pandemici o meno.
È la pedagogia senza cattedre della poesia adiacente alla fenomenologia della vita: rompere limiti è rompersi, ed è porsi nella cesura tra sacro e profano, tra morte e vita, nel paradosso della morte partoriente (Gabriella Galzio), con sguardo e canto che pare di una hybris idiota che declama “la morte non esiste/ assiste” (nel mio Strappi e frazioni, 1997). È un oltre sensi consueti, che questo libro riafferma altrimenti: “Oltre (da) te – Dopo di te perduti” (p. 60), occorre saper ritrovare “La carne nelle ceneri/ di qualunque Altro” (p. 61).
21 marzo 2021

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SALOTTO CARACCI CON ADAM VACCARO

Pubblicato il 2 marzo 2021 su Eventi Suggeriti da Maurizio Baldini

SALOTTO CARACCI CON ADAM VACCARO

Con un pensiero speciale ai cari Annamaria De Pietro e Marcello Montedoro!

E anticipo il link Zoom ai tanti amici… si parlerà anche di voi!

Adam

ROBERTO CARACCI ti sta invitando a una riunione pianificata in Zoom.

Argomento: SALOTTO CARACCI CON ADAM VACCARO
Ora: 4 mar 2021 06:00 PM Roma

Entra nella riunione in Zoom 

ID riunione: 940 7018 6026
Passcode: RsRC1A

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Claudio Zanini – Carrozza n°7

Pubblicato il 24 febbraio 2021 su Scrittura e Letture da Adam Vaccaro

Un treno verso il nulla

Carrozza n°7, Claudio Zanini, Edizioni Bietti, Milano 2017

 Adam Vaccaro

(Vedi anche a: Vaccaro (“Odissea” lunedì 1° marzo 28 2021) 

https://libertariam.blogspot.com/2021/03/un-treno-verso-il-nulla-di-adam-vaccaro.html)

Cercare di uscire beneficamente dal fiume prevalente di narratività perimetrate da vicende solo personali, per ritrovare esperienze emozionali e conoscitive, entro scenari collettivi e storici. Sono orizzonti che implicano misure con la complessità del contesto storicosociale, con visione e pensiero critico, capaci di dare corpo a realtà e immaginazione, come ad esempio nella realtà parallela de L’Uomo senza qualità di Musil.

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Alberto Bertoni: i momenti epifanici della poesia

Pubblicato il 18 febbraio 2021 su Resoconti Esperienze da Adam Vaccaro

Alberto Bertoni

La nascita del mio bisogno di poesia

Il mio bisogno di poesia è nato nel 1967, quando avevo dodici anni, da due impulsi: il primo provocato dall’ottima antologia adottata nella mia classe delle scuole medie inferiori, che era Leggere, edita da Zanichelli, dove venivano riportate poesie di tre poeti ancora vivi, Montale, Ungaretti e Quasimodo. Mi piacque e mi colpì molto l’idea che ci fossero poeti ancora viventi di cui si potessero studiare i testi a scuola. Poiché mia madre era maestra elementare e i miei genitori mi avevano inculcato fin da piccolissimo l’idea che il mio dovere/mestiere era quello scolastico, alla scuola avevo attribuito una funzione piuttosto sacrale, che qualche volta – per colpa prima della matematica e poi, al Ginnasio, del greco – mi procurava incubi, ansie da prestazione e malesseri psicosomatici sparsi.
Tornando alla poesia, di Quasimodo non ricordo granché, non l’ho mai amato tanto, a parte la faccenda dello stare soli sul cuor della terra, feriti da un raggio di sole, prima della subitanea sera. Di Giuseppe Ungaretti ho subito ricordato molto bene, invece, con una punta d’ironia ancora inconsapevole, il
M’illumino
d’immenso
di Mattina, ma ancora più vividamente mi ricordo l’amore, il trasporto immediati per Meriggiare pallido e assorto di Montale. Io prestavo già un’attenzione quasi maniacale al linguaggio (sulle questioni soprattutto dei sinonimi e dei significati multipli di una stessa parola interpellavo continuamente mia madre, fin quando – un bel giorno – lei non ha più saputo rispondermi) e di quella poesia mi sconvolse l’uso ripetuto dei verbi all’infinito. Allora soffrivo di noie frequenti, improvvise e devastanti, soprattutto quando i miei genitori e i miei nonni per i mesi interminabili di luglio e di agosto mi trascinavano a Marina di Carrara, a far vita di spiaggia: siccome sono stato sempre insonne (e dunque non ho mai consumato pennichelle o siestas), il “meriggiare” l’ho vissuto sulla mia pelle e, benché a dodici anni non fossi ancora affetto dal male di vivere, questo meriggiare pallido e assorto mi coinvolse moltissimo, tanto da essere anche oggi – quasi mezzo secolo dopo – una delle mie poesie preferite. Evidentemente lo era anche di Montale, visto che su quella poesia ha accreditato la probabile bugia di averla composta addirittura nel ’16, senza che mai sia stato ritrovato l’autografo: e ciò può significare soltanto che l’autore stesso attribuisse a Meriggiare una funzione particolare, accreditandola ai suoi vent’anni. Montale, poi, ha agito tanto in profondità, dentro di me che – quando nel ’69 superai l’esame di Terza media con il massimo dei voti, Ottimo – chiesi ai miei genitori due regali: l’edizione completa degli Ossi di seppia, allora disponibile in quelle bellissime edizioni dello “Specchio” Mondadori che sembravano avvolte in una carta da pacchi; e la “prima volta” all’Ippodromo Arcoveggio di Bologna. In quel caso si sacrificò mio padre che, da dipendente ferrarista e da pioniere pallavolistico del tutto alieno all’ambiente ippico, mi accompagnò una torrida domenica di giugno a tifare per le imprese trottistiche di un prode Ettorone, magistralmente pilotato da un guidatore che si chiamava Luciano Bechicchi, curiosamente nato lo stesso giorno, mese, anno di mia madre, il 22 novembre 1928…

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Auguri Milanocosa 2021

Pubblicato il 9 dicembre 2020 su Eventi Milanocosa da Maurizio Baldini
Auguri Milanocosa 2021

Copertina del DVD dedicato ai nostri 20 anni – a cura di Adam Vaccaro e

Giacomo Guidetti – con testi e contributi di:
 
Claudia Azzola, Maria Carla Baroni, Rinaldo Caddeo, Luigi Cannillo,

Laura Cantelmo, Roberto Caracci, Alfredo De Palchi, Annamaria De Pietro,

Barbara Gabotto, Angelo Gaccione,Gabriella Galzio, Gabriella Girelli,

Tomaso Kemeny, Giuseppe Leccardi,Giancarlo Majorino, Marcello Montedoro,

Guido Oldani, Paolo Quarta, Maria Pia Quintavalla,

Filippo Ravizza, Fausta Squatriti, Adam Vaccaro, Walt Whitman. 

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