Scrittura e Letture

Google – Il nome di Dio e l’Identità Bonefrana

Pubblicato il 11 aprile 2023 su Scrittura e Letture da Adam Vaccaro

Ultima, non per importanza, una acuta nota di lettura del mio “Google – Il nome di Dio”, di Nicola Picchione, fraterno amico d’infanzia, di professione cardiologo con molteplici interessi culturali ed espressivi, che vanno dalla fotografia alla narrativa, con risultati sempre eccellenti.

La radice comune della nostra identità e i tanti scambi umani e culturali intercorsi con Nicola nei decenni hanno certo influito su questa ricca lettura. Tra i suoi punti di rilievo, sottolineo il richiamo di Tirteo, poeta spartano (di origine Attica) del settimo secolo A.C., autore di un’epica modernissima – diversa da quella eroica, di Omero -, volta all’impegno etico del cittadino nella pòlis. Guarda caso, Tirteo era trapiantato a Sparta, condizione di esule che accentua interessi politico-civili e senso di appartenza. La pòlis implica il termine Patria, che la la visione neoliberista ha ridotto a termine di destra. Ma ricordo alle smemoratezze del presente, che i partigiani di ogni colore gridavano, viva la Patria, utero poi della Costituzione. Invito perciò a questa lettura stimolante. A.V.

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Ballerina di fila – Mauro Macario

Pubblicato il 7 aprile 2023 su Scrittura e Letture da Adam Vaccaro

Mauro Macario, Ballerina di fila, puntoacapo ed., Pasturana 2021

Figlio del grande comico Erminio Macario – “il Commendatore”, capocomico della Compagnia di giro che nella finzione non ha legami parentali con Marco, il giovane protagonista – Mauro Macario entra nella trama di questo romanzo autobiografico, che lui stesso definisce necessario, con la bruciante intensità e l’amarezza che caratterizza ogni suo scritto, a partire dalla fitta produzione poetica la cui alta qualità e originalità sono ormai ampiamente riconosciute. Una storia animata dalle dinamiche relazionali di una frequentazione quotidiana segnata da umanissime vicende, da affetti e amori più o meno fugaci, da amicizie, rivalità e solitudini lenite dalla tenerezza di improvvise intimità – tale era la vita quotidiana di una Compagnia di giro.
Il romanzo intende conservare la memoria storica degli anni in cui il genere teatrale d’intrattenimento chiamato Varietà assumeva i caratteri del Musical, che da noi si chiamò Rivista con un’intonazione meno grandiosa, rispetto allo spettacolo statunitense, che conservava, però, la dignità del teatro drammatico. Spettacolo d’evasione per eccellenza, che gareggiava con la magia del cinema, grazie all’emozione della vicinanza, della gravitas del corpo, della duttilità vocale di coloro che agivano sulla scena. Torna alla mente il felliniano Ginger e Fred (1985) che metteva a confronto la poesia di quel mondo con la volgarità della scena televisiva. Questo lo scenario del romanzo di Mauro Macario, che di quel teatro restituisce la genuinità e la serietà entro l’esperienza di vita palpitante di legami affettivi – ora profondi ora effimeri – e di fragili speranze. Nella cerchia degli affetti spicca la presenza del “Commendatore”, il cui demiurgico sguardo tutto vede, riuscendo, grazie al suo carisma, a conservare l’unità e l’armonia in quella temporanea famiglia costituita dalla Compagnia. Figura, la sua, che pur restando sullo sfondo, è circonfusa dall’alone mitico che un figlio molto amato riserva a un padre tenero e imprescindibile.
Tra le incertezze e le emozioni dell’esordio teatrale del giovane Marco irrompe una ballerina oggetto del desiderio vicenda personale di struggente intensità, la storia d’amore con Erika, ballerina di fila, che diviene il nucleo centrale nella trama del romanzo. Un’operazione di memoria intesa a fare i conti con un passato che assumerà nella conclusione le dimensioni di una tragedia.
Come si conviene a un romanzo di formazione, l’improvviso affacciarsi dell’amore all’orizzonte di Marco delinea lo sbocciare alla pienezza della vita e, in quanto esperienza suprema, sottolinea il passaggio dal bisogno di assoluto dell’adolescenza alla presunta “misura” della maturità. Il padre e altre figure minori che ruotano intorno a quell’evento rappresentano la cerchia di rapporti all’interno della quale si celebra quel distacco.
Nella quotidianità di un genere di spettacolo che si muove tra il comico e il poetico, la passione divampa, come comprensibile, in un alternarsi di momenti di felicità e di dolore, tant’è che la acerba rimembranza dell’amore di Marco si muove dentro la costellazione delle altre relazioni, inevitabilmente precarie e in quanto tali segnate da un senso di perdita. Vale a dire che il piano della realtà, costituito dal lavoro e dalla vita degli attori, si confronta specularmente con la dimensione onirica tipica dell’adolescenza in cui si muove Marco, con il timore della perdita dell’amata.
L’Autore sottolinea con grande efficacia l’unicità esaltante, dolce e tragica, dell’amore, l’estasi del sesso, i fremiti di paura dell’abbandono, elementi che lasciano presentire un finale amaro. Simbolicamente, infatti, è una tragica catastrofe a decretare il crollo delle illusioni e perfino la fine della Compagnia. Un improvviso incendio riduce tutto in cenere, dalle attrezzature ai costumi di scena, insieme ai sogni e alle illusioni già declinanti di Marco. Una svolta netta, che con molta crudezza e con continue dissolvenze condizionerà per sempre la sua idea della vita: “di una cosa era certo: se non l’avesse più rivista sarebbe andato incontro a un’esistenza desertificata, per molti chiamata, con orgoglio, maturità.”
Affinché quella storia perdesse quanto di unico e di assoluto che, pur col passare del tempo, ancora tormentava le fibre più intime di Marco, il poeta Macario ha voluto riprenderne in mano il filo, per ritrovare la ragione di quel travaglio, liberando quanto ad esso ancora lo vincolava. Richiamando in vita la memoria della felicità di quei giorni – atto catartico pari all’incendio finale del romanzo – tenterà di cancellare il deserto che inaridiva il suo essere.
Non conosciamo l’esito di quella operazione, ma la conserviamo per riflessioni future, poiché resta in sospeso la non trascurabile domanda sullo spazio che la vita matura può davvero riservare alla felicità degli umani.

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Ricerca della (sulla) felicità – Massimo Silvotti

Pubblicato il 3 aprile 2023 su Scrittura e Letture da Adam Vaccaro

Felicità & Comunità

Adam Vaccaro

Massimo Silvotti, L’ulivo e il suo respiro – Ricerca della (sulla) felicità, puntoacapo Ed. 2020

“Il sommo bene è la felicità” ricorda Giacomo Leopardi, in esergo a questo libro, che propone un viaggio arduo, denso di richiami filosofici e non solo, trattandosi di nucleo di sensi che – a partire dalla felicità –riguarda tutta la vita. Che cos’è, dunque, la felicità, come la intendiamo? Come “mancanza di dolore” o come condizione di massima espressione, se non di esplosione di tutte le capacità potenziali dell’essere umano? Massimo Silvotti va a caccia di tutto ciò che la sapienza umana ha elaborato nei secoli e millenni a partire da questo cratere profondo della fenomenologia costitutiva degli esseri umani. Il libro si svolge in cinque parti, dalla sua definizione al suo rapporto con l’etica, con la politica, con l’economia, fino al tentativo di riassumerne i molteplici sensi entro una sua possibile cosmologia. Dalla matassa che compone il filo della ricerca, scelgo tre nodi, per me fondanti.

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Presentazione di Google a Roma

Pubblicato il 23 marzo 2023 su Scrittura e Letture da Adam Vaccaro

La presentazione di “Google – Il nome di Dio” a Roma, il 21 marzo 2023 nella Sede dello storico Circolo Culturale “Il Lavatoio Contumaciale”.

E’ stato un appuntamento ricco di condivisioni, per cui sono grato di questa occasione creata da Francesca Farina e Grazia Menna, con tanti amici presenti, vecchi e nuovi, venuti anche da diverse parti d’Italia. Ma devo sottolineare i contributi importanti di Francesco Muzzioli e Donato Di Stasi, che hanno arricchito i sensi della mia ricerca teorica e poetica, donandomi momenti in cui mi sono sentito conosciuto e riconosciuto per ciò che sono.

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Google a Roma alla Giornata Mondiale della Poesia

Pubblicato il 10 marzo 2023 su Eventi Milanocosa da Maurizio Baldini

Associazione Culturale “Lavatoio Contumaciale” di Roma

è lieta di presentare

 Google – il nome di Dio

In quattro quarti di cuore

Viaggio con la poesia di Adam Vaccaro

Alla ricerca di senso sotto il sole del pensiero unico

Adam Vaccaro

 Martedì 21 marzo 2023, ore 18

Nell’ambito della Giornata Mondiale della Poesia, l’Associazione Culturale “Lavatoio Contumaciale” di Roma è lieta di presentare il libro di poesie:

Google – il nome di Dio. In quattro quarti di cuore” di Adam Vaccaro, edito da “puntoacapo Editrice”, 2021

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La corteccia del mondo – Giacomo Graziani

Pubblicato il 2 marzo 2023 su Scrittura e Letture da Adam Vaccaro

L’acuto squillare del sole sotto la corteccia del dominio
Adam Vaccaro

Giacomo A. Graziani, La corteccia del mondo, La Vita Felice, 2020

Giacomo Graziani incarna uno stile consonante a quella che Saba definiva poesia onesta, che qui si muove come un fiume carsico, dalle esondazioni disinteressate a zampilli spettacolari o a forme innamorate di sé, perché prevale l’interesse a un contributo di conoscenza, di sé e del Mondo. Un Senso complessivo interrogante che il Soggetto Scrivente trasmette e ci raggiunge, se non siamo seduti su qualche scranno idiota di Verità sussiegosa, come quella scodellata quotidianamente dall’ideologia e dalla propaganda dominanti, attraverso i mille canali della informazione accreditata.

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Guarracino, L’Angelo e il Tempo

Pubblicato il 30 gennaio 2023 su Recensioni e Segnalazioni da Adam Vaccaro

L’Anima, la Rosa e la nostalgia del Padre
Adam Vaccaro

Vincenzo Guarracino, L’Angelo e il Tempo – e altri poemetti, Book Editore, 2022, pp.70

Un libro dal titolo che potrebbe essere tradotto in lo Spirito e la Storia, seppure ogni traduzione è sempre tradimento, e la storia è evocata nelle Note dell’Autore in fondo al libro, non solo nel richiamo del primo poemetto che dà titolo al libro e sintetizza la sua visione espressiva: “dar voce per scorci visionari a questa storia”. Ma sono due in ogni caso le polarità o colonne di senso della costruzione di questo splendido libro di Vincenzo Guarracino: il divino e il profano, l’invisibile e il visibile, della realtà totale e vitale che ci costituisce. E per uno studioso appassionato di Leopardi, quale è Guarracino, non stupirà se rilevo quale nervo della forma che unisce e restituisce la tensione alla totalità – per me timbro di poesia – la stella polare leopardiana sintetizzata nel sintagma di una parola materiale e lirica.
Certo, il tempo del titolo è anche quello che va dal 1978 al 2022, in cui sono gemmati e maturati i nove poemetti che costituiscono il libro. Ognuno dei quali è radicato in un Autore/Maestro, un Padre (cui è dedicato il poemetto in forma di raccolta preghiera, “NEL NOME DEL PADRE”) o di un tratto di rilievo del proprio percorso umano e culturale, oppure in entrambi: lieviti epifanici dei testi, di cui Guarracino offre nelle sue Note ampi richiami, che confermano come lo spirito e la forma siano con-fusi in quella parola, che guida la sua scrittura, saggistica o creativa che sia.
A una lettura superficiale tutti i poemetti possono risuonare come un concerto raffinato di parole, appagato della musica che intonano, ci culla e delizia. Ma gli echi e alimenti che sostanziano i testi risalgono sempre a quell’Oltre che chiamiamo Vita, tra squarci di Memorie, Incontri e Nomi, che vanno da Catullo a fari della poetica moderna, luci del percorso nel Tempo di chi è stato colto dal silente annuncio di quell’angelo chiamato Poesia.
Ognuno dei poemetti meriterebbe un’analisi specifica, per la loro dispiegata immersione rigenerante in quel Tutto di cui si fanno voce e forma. Ma – entro i limiti di una recensione – scelgo di soffermarmi in particolare sul secondo, UNA VISIONE ELEMENTARE, che ha in esergo versi e richiami di Roberto Sanesi, poeta e Maestro che ci ha trasmesso una visione di poesia interminabile, come linguaggio necessario nella misura col mistero inesauribile della Totalità.
Il poemetto è un oceano in XXV strofe, isole di una micro-macro nesia, rima poesia, con un Nettuno-Poseidone umanissimo, remigante e lampeggiante col suo sorriso denso di dolcezza e sapienza, ricondotto a noi da Guarracino, con memorie e versi nati sul crinale della nostra irriducibile dolorosa-gioiosa distanza. Che tuttavia si fa lievito di adiacenza, che risale come salmone alle fonti dell’incessante bisogno di rinascita:
“Non c’è più nella casa del poeta/…/il triste richiamo del telefono:// la voce scivola nel vortice/…/oscura tra il glicine la stanza:”, dove il poeta ci riappare con le sue indimenticabili reinvenzioni; “sorridesti; ‘M’affumico d’incenso’” e “’ti dirò chi c’è in cantina’ disse/ con la neve che scese su Milano” (XXIII, p.33).
Versi che si svolgono fino a una sorta di cantico della necessità del male, se “il pensiero col male esce dal sogno/ e la stanza è invasa d’improvviso/ da tutti forse i sensi della rosa/…/ le parole a te ormai più necessarie/ quelle che giorno dopo giorno danno/ corpo a una vita solo sognata// non fanno che riscrivere il destino/ nel vuoto di questo impenetrabile/ presente oltre l’opaco dello schermo:” (XIV, pp, 33-34).
Devo dire, versi che ricompongono una forte omofonia con i ritmi, i sensi e la musica di Sanesi, mentre interloquiscono, cercando di chiudere un cerchio che non può essere chiuso: “e qui forse potrebbe fatalmente/ padre fratello amico tu poeta/ qualcosa nel molteplice apparire:// l’ossimoro perfetto che è la vita” (XV, p.34).
Poesia immersa nell’indicibile, per spingerlo fuori dall’ombra di una caliginosa caverna platonica, quale orchestrata dagli schermi dell’”impenetrabile presente”, per strappargli alla fine quel lembo inarreso che sfugge, “ove ripensa la rosa la sua anima” (I,p. 21) e sa farne parola dicibile, senso e poesia.
26 gennaio 2023

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Google – Il Nome di Dio – Letture12

Pubblicato il 25 gennaio 2023 su Scrittura e Letture da Adam Vaccaro

Replichiamo su Milanocosa l’articolo pubblicato dalla Rivista “Odissea”:

Ravizza su Vaccaro “Odissea”, mercoledì 25 gennaio 2023- 

https://libertariam.blogspot.com/2023/01/libri-corpo-corpo-con-la-totalita-di.html

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Sono grato delle pregiate letture critiche dedicate al libro, con contributi e testimonianze che ne moltiplicano i sensi di resistenza umana e culturale.

A.V.

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Nel corpo a corpo con la totalità

Filippo Ravizza

Adam Vaccaro: “Google – Il nome di Dio. In quattro quarti di cuore”
Puntoacapo Editrice, Pasturana (Alessandria) 2021

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Luigi Cannillo – Between Windows and Skies

Pubblicato il 19 gennaio 2023 su Scrittura e Letture da Adam Vaccaro

Luigi Cannillo, Between Windows and Skies (Selected Poems 1985-2020), Gradiva Publications, New York 2022
Nota critica di Laura Cantelmo

L’antologia che Luigi Cannillo ci propone – con testo a fronte in lingua inglese – raccoglie, come dovuto, un excursus significativo della sua attività poetica a partire dal 1985, nella quale il trascorrere del tempo si avverte anche nello stile che si va plasmando, mano a mano che la storia letterari,a allontanandosi dagli sperimentalismi delle avanguardie, registra un cambiamento del linguaggio. La sensazione che immediatamente se ne trae è quella di una poesia colta, misurata e attenta nel disvelare l’Io senza roboanti affermazioni di verità, ma che si configura come narrazione di una storia personale, un sottaciuto Bildungsroman intrecciato alla Storia della realtà esterna, senza mai lasciarsene totalmente dominare.
Si percepisce tra i versi una certa ritrosia, quasi si trattasse di una vicenda elaborata nel profondo del corpo del Poeta- e va qui sottolineata l’importanza del corpo – che attraversa la persona stessa sia negli eventi esterni che in quelli privati: “Cerca il mio corpo sulla carta/” dice in modo esplicito il Poeta, “Tutto è assegnato al corpo/pronto alla fuga, alla sua lingua/inquieta…/”. Sono versi del 2014, che incontriamo in Galleria del vento (p.72), benché silenziosamente giacenti nell’Es fin dai primi componimenti. Quel corpo che pensava di essere al centro, di dominare il tempo e la memoria come entità compatte, senza contraddizioni, si ritrova a fare i conti con il ricordo proprio e altrui : ”Io che credevo il tempo/drappeggio intorno/a me eterno centro/…./Invece affiorano/ povere trame sparse/”(Cielo privato, 2005, p.42). Quel passato “di presunta gloria” i cui racconti nel dopoguerra venivano risparmiati ai figli: ”adunate, le corse nei rifugi…il cambio di uniformi” resta come monito contro le storture della storia :”Nessuno adesso si permetta il lusso della nostalgia/bruciano i documenti tra le mani”(p. 46) definisce la consapevolezza civile del cittadino immerso in “un campo di battaglia senza tregua”.
Il segno di una maturità ormai conquistata, se non molto vicina, si intravede già in un testo del 1993 (Sesto Senso, p. 22): “Dalla spiaggia avvistata/arrivare pareva onda difforme elevata restare/” che si sviluppa in: ”La battuta seguente/è già trincea in esplosione”…testo misterioso , che ci dice, però: “Dal cambio di visuale/ ci si vede su pedane mobili”. Nell’evidente simbolismo i movimenti del mare impongono una dinamica all’esistenza che scorre, tant’è che il movimento produce un mutamento inevitabile a quell’onda che prima avevamo visto “elevata restare”. Esempio, questo, di Poiein, cioè fare, plasmare, creare – così procede la poesia al passo con la vita, modellando a propria scelta il linguaggio e le immagini anche nell’intento di respingere quegli “angeli ostili” che ostacolano il viaggio verso la maturità, rifiutando la pacificazione dei conflitti: “Chiedevo a bassa voce padre/mostrami la cicatrice, la guerra/ma il panno non si è sollevato…”. Passaggio molto intenso, dal cui inevitabile smarrimento il Poeta riuscirà a trovare una via d’uscita: “La sostanza sopravvive alle creature/ nella visione/…/L’alleanza sta affiorando adesso/” (in Cielo privato, 2005, p. 48).
La musicalità accurata della versificazione e abilmente ricercata della lingua svela la volontà di dire, ma sempre con un certo pudore: ”Cambio sempre strada al ritorno/La mia natura è percorrere/la scala di servizio, accomodarmi/ a dormire sul gradino stretto” (p.90). Non a caso questi versi si trovano nel testo conclusivo della raccolta, quasi a fornirne una chiave di lettura. Ne traspare uno spirito consapevole della propria intima complessità, dell’esistenza di un doppio, di un sosia nascosto e dunque di due nature che si contrappongono l’una all’altra e, pur confliggendo, collaborano – in quanto complici – entro un’unica persona (p.56).
Alcuni testi inediti tratti da Lazzaretto, il quartiere di manzoniana memoria ormai quasi totalmente scomparso, in cui la famiglia del Poeta abitava, richiamano il tempo della peste di Milano, il “male sepolto”, che in modo inquietante resta imperituro, sebbene le nuove case sembrino cancellare i pochi resti del passato, come lo stemma borromeo. Con le loro “ombre perenni”, quelle strade percorse dal Poeta bambino che le attraversa “disarmato”, benché oggi consapevole di far parte dei “salvati”, sembrano un presagio della pandemia che si sarebbe nuovamente abbattuta sulla città e sul mondo.
In quel quartiere si ritrovano le memorie della scuola, dei tigli profumati, del fiocco azzurro al collo degli scolari, delle paure vissute negli interminabili corridoi della scuola, nelle strade cupe e deserte. E proprio lì il Poeta ha avvertito le prime esplosioni del desiderio adolescenziale, la gioiosa fine dell’anno scolastico all’inizio di un’estate accarezzata nei sogni come “infinita”. Tra le mura scolastiche che racchiudevano l’inverno e la solitudine delle aule verranno apprese le regole della scuola e della vita dal bambino “che vive d’ombra”, che mai si mescolerà alle corse pazze dei compagni: “Non mi avrete alla ricreazione/ salirò sull’albero/ più alto del giardino.” (p.90). In questi ultimi versi sta il ritratto degli anni di formazione del futuro Poeta, del suo carattere schivo e appartato. Ed è qui, a mio parere, che si apre alla comprensione del lettore la figura umana di Luigi Cannillo.
Un encomio merita il lavoro di traduzione in lingua inglese di questa antologia, in quanto brillante esempio di aderenza al testo. Nessun tradimento del testo originale, ma grande professionalità e rispetto dello stile dell’Autore. La fatica di Paolo Belluso, il traduttore, ha reso un mirabile servizio di trasmissione del testo, restituendo l’intensità delle immagini, non sempre immediate nella comunicazione, in un idioma meno duttile nel rendere appieno la polisemia delle parole e delle figure retoriche tipico nella nostra tradizione letteraria contemporanea.

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Piccole infinitudini – Mauro Macario

Pubblicato il 16 gennaio 2023 su Scrittura e Letture da Adam Vaccaro

Il sorriso perduto dei padri nella palude del presente

Adam Vaccaro

 

Mauro Macario, Piccole infinitudini, puntoacapo Ed., 2022

Un libro necessario in questa stagione buia, pregna di falsificazioni del neoliberismo globale che deve spacciare paure sul suo piatto di bontà, verità e scienza, ponendo sull’altro squalificanti ismi per chiunque sollevi critiche o ipotesi di un pensiero diverso. Un utero ideologico dai caratteri di fondamentalismo religioso, vestito di progressismo accreditato di sinistra. Il che implica la desertificazione di una aggiornata azione critica del capitalismo, che lascia alle Destre praterie di bisogni insoddisfatti dei più, entro crescenti orizzonti di guerre tra più teste imperialistiche, con rischi letali per i destini dell’umanità. Ma sono solo bilanci di catastrofismi e cassandre deliranti, e il problema è risolto.
Questo libro offre lampi di luce in una lingua vietata e inattuale, nel diluviale bla-bla massmediale di sacerdoti officianti una democratura sorretta da protesi tecnologiche e finanziarie, mai così potenti e tendenti a generare hybris e schiavi felici, entro una caverna platonica che appare senza uscita.
A questa sorta di grado zero del tempo-storia, i versi di Macario offrono denunce e sarcasmi, tra evocazioni di un tempo perduto e spiragli di aperture, di una mente di più menti, che possa – a partire da piccole infinitudini – dare nome alla Cosa cui la storia umana è pervenuta. Versi che fanno domande rivolte in primo luogo al passato, personale e collettivo, in cerca di qualche risposta. Come fare, come trovare guide per dire lo smarrimento e il dolore vissuto dai più, senza cadere in ripiegamenti piangenti, facendone anzi moti di uscita, speranza e utopica rinascita?
C’è un non detto: cosa è successo e come abbiamo potuto perdere il sorriso e la visione positiva di futuro consegnato da padri e madri, usciti stremati dall’ultimo eccidio mondiale? Siamo una generazione fallimentare di illusori rivoluzionari, che ha ucciso insieme padri e futuro, tra frenesie di idiotismi tecnologici? Macario parte dalla carne e dall’anima, custodi di lampi di gioia donati da coloro che ci hanno dato la vita. Perdite primarie, metafore, metonimie e simboli della totalità rubata da un tempo-Crono che mangia memorie e menti.
Tra le perdite richiamate dal libro ci sono Leo Ferré (Il maestro, pp. 54-55): “mi hai svegliato poeta”, e l’ombra del padre Erminio: nomen omen con macarius, felice in latino. Memoria di sorrisi cui Mauro offre un controcanto impietoso del conto imposto alla gioia ricevuta: somme di “sguardo stanco di tutto e di tutti/ sentirsi abbandonati dalla morte/ di chi avresti ancora bisogno (Lezione di guida – p.29), mentre “Gesù/ ha dato le dimissioni/…/ Marx ha fatto di peggio/ ha incendiato i quartieri poveri/ le Case del Popolo/ ora è un blogger onlenin” e “Bakunin/ annega suicida nella Senna” (Trinità – p.45).
La conta delle spese e dei presagi (mio verso, eco di questi suoi) impone di dirci allo specchio: “Noi siamo un mondo finito/…/ l’onda anomala ricopre un’epoca/ derubandola di un antico tesoro”, e sta sola nelle nostre mani la possibilità di evitare “la rotta che conduce all’abisso” (Testamento collettivo – p.40-41). Il testo lancia SOS, senza scialuppe e cutter, tra teleintimazioni di carità drogata, bastano 9 € al mese!: “Qui sono qui/ non posso muovermi/ ho il buon senso/ fratturato in più punti/…/ respiro a fatica/…/ ogni dieci minuti/ un’armata di spot/ suona la carica/ Custer non è morto/ Dona Ora/ al 4558022/ mi svena la carità/,,,/ portate i cani/ seguite i miei lamenti/ sto per diventare/ un promoter di televendite,” (Appello urgente, pp.46-47).
“Basterebbe Cavallo Pazzo/ un urlo di guerra/…a farla finita/ con la nuova America/ / Abbiamo bisogno di poco/ e non abbiamo niente/ l’America è in ogni paese/ del mondo/ genocidio delle identità/ locali/ fatte a pezzi e svendute/ negli empori dei rigurgiti/ tra clienti artificiali/ senza essere affamati/ saccheggiano l’eccesso/ con furia eucaristica/Il Grande Spirito/ serve solo a smacchiare” (Ghost dance – pp.38-39).
Mauro ci dice coi suoi versi, basta chiacchiere al vento, veniamo al punto con parole che regalino almeno un po’ di dignità e verità ai mali e alla nostra intelligenza: “Sulla soglia del nulla/ voglio solo ricordi cattivi/…/ per non rimpiangere/ la vita che lascio” (Black pass – p.92); “Alla fine dei conti/ bisogna ringraziare/ i propri carnefici/ ad ogni taglio inferto/ invece di sangue/ è uscita poesia” (L’autore ringrazia – p.91).

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