PER RODOLFO DI BIASIO

Pubblicato il 23 agosto 2018 su Recensioni e Segnalazioni da Adam Vaccaro

Rodolfo Di Biasio
Mute voci mute
Ghenomena Poesia, Formia 2017
pp.23, 8,00 euro

PER RODOLFO DI BIASIO

Ancorché schivo e appartato, Rodolfo Di Biasio gode di sinceri estimatori in Italia e all’Estero. Autore di numerosi libri di versi, di racconti, di un romanzo, oltre che di un’autoantologia poetica, Altre contingenze, che raccoglie e condensa i testi pubblicati dal 1958 al 1995, tradotta in inglese (da Barbara Carle, per Gradiva, 2001) e in spagnolo (da Emilio Coco, per Sial, 2008).
Io l’ho seguito da diversi decenni, apprezzandone, da sempre, lo sguardo severo e sereno sulle cose delle vita e sul mondo circostante (penso in particolare a Poemetti elementari, 2008), riscontrando la sua coerenza nel non sottrarsi mai alle responsabilità di far testimoniare alla parola letteraria le sue idee e il suo impegno civile e morale.
È in questi termini che si propone ancor oggi in questa sua ultima, breve ma succosa, fatica, il poemetto Mute voci mute, che, raccogliendo testi anche non recentissimi, nella conclusiva nota che correda le tre sezioni, La guerra, La fame, La peste, ci dà conto con un preciso rimando memoriale del filo della sua vita di uomo prima ancora che di scrittore, all’alba dei suoi ottant’anni: “Ho insegnato storia per tanti anni ed ho cercato di far cogliere ai miei allievi il dolore della storia… Il poemetto vuole essere una laica dolente meditazione su questo dolore”.
“Raccontare” il bene e il male della vita, come dice esplicitamente nel terzo dei tre testi, diventa così una scelta di moralità, una pratica di scrittura da operare con determinazione e senza compiacimenti retorici e lenocini culturali, a contrastare lo scadimento verbale ed etico da cui è afflitta la nostra esistenza quotidiana, come si evince subito anche dai versi d’apertura della sezione La guerra: “La mia scoperta del mondo / è legata ad una ragnatela di morte / che la Guerra, ai bimbi / si addice la maiuscola, / mi tesseva nei giorni / una stagione che mi cucì addosso / una seconda pelle di malinconia / mi velò il sorriso degli occhi / mi curvò le spalle / Il suo vento la sua furia ancora / s’accanisce a farmi tristi / nei giorni, nei miei giorni tutti, / le cose belle della vita…”.
Per “riscrivere” insomma la storia da un’altra prospettiva, per risarcire con la parola poetica “i morti” di cui la guerra “lastrica…/ il fiume” dell’esistenza individuale e collettiva, contrastando la “peste” che in senso traslato e metaforico l’assedia (“La peste è dell’anima / vi si annida / vi scava purulenti anfratti / e apre a un tempo malcerto / Né giunge a segno / la parola salvifica”): ridare voce e forza, dignità, alle “mute voci mute” delle vittime che chiedono “udienza” e attendono non una “sterile pietà”, bensì un ascolto, un empito di commozione, tale da tradursi e realizzare un “sogno” di “luce” e di fraternità.
“Vengo da un tempo / in cui non ebbi / la mia porzione di carne e di latte / Vedevo negli occhi di mia madre / la pena per i figli”, dice nell’incipit della seconda sezione, La fame, e si capisce da questo, come dai precedenti esempi riportati, come la voce di Rodolfo sia una voce che vuole raccontare senza indulgere a patetismi, senza fare dell’elegia un momento di puro appagamento letterario: scarno ed essenziale, di un’asciuttezza davvero esemplare, protetto da una moralità direi montaliana, non per commuoverci ma per ammonirci e metterci in guardia. “Una laica dolente meditazione”, davvero, per sé e per gli altri: ma senza assurgere a un rango di maestro, proposta in una forma affabile e commossa, su registri che sono quelli da sempre adoperati, dando voce a un’intima esigenza di canto, intrisa di pietas.

Vincenzo Guarracino

2 comments

  1. cristina annino ha detto:

    Mi piacerebbe leggere il libro. E’ reperibile in libreria? oppure Adam (che saluto con tanto affetto) puoi dirmi come procurarmelo?
    Grazie. Complimenti per il pezzo critico di Guarracino.
    Cristina.

  2. paolo valesio ha detto:

    Complimenti all’amico Di Biasio (che ricordo da tanti, tanti anno or sono), bene introdotto da un altro amico, Vincenzo Guarracino.

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