Materiali menti e mondi-G.M. Poesia 2010 – Anthony Robbins
DaQuaderno di soli nomi (TorinoPoesiaEdizioni, Torino, 2010)
La città sparita
I.
Una donna guarda a sud e cresce
muschio ai suoi fianchi.
Carezzo la sua testa dall’alto
senza vedereil viso,
l’onda della fronte
– questo è il posto, il punto dell’incontro,
dimmi, nella lontananza
dei nomi ?
La donna ha perso la direzione,
le caviglie battono una danza d’africa.
Le nuvole mormorano
un certo sentito dire
– viaggio scordato in una disciplina
di lacrime ficcata nel nome.
Prima o poi verrà il grecale
Parigi
Parigi brucia di luci fiammanti,
l’incendio della vita che esplode e divampa
riempiendo d’allegria i bistrot e i caffè.
Lontana musica di fisarmonica
ha un che d’espressione malinconica,
mentre le giostre girano e le coppie danzano.
L’amore mi inquieta
mi toglie il sonno
e cammino solitaria ricordando stagioni passate
simili ad una passeggiata su un tappeto di foglie,
i monumenti illuminati mi guidano nella città che
parla di sé
altezzosa e ridente simile ad una dama settecentesca.
Parigi! Parigi!
Se riesci a non bere l’acqua
pur limpida della sorgente non sarai avvelenato
Se riesci a non inalare
l’aria pur tersa delle colline non sarai soffocato
Se riesci a non degustare
la polpa pur candida dell’aragosta non sarai intossicato
Se riesci a non lasciare lo sguardo
tra quelle pur tonde chiappe in diretta non sarai inattivato
Se riesci a non dare parole
ai pur assetati naviganti non sarai disossato
Nella fodera nello schermo
Le menti appiccicate sui cartelli pubblicitari sei metri per tre.
Città che chiudono le possibilità dietro le password
e non ricordano un piatto di minestra sul davanzale.
Città che stanno dentro i taxi quando non rientrano
nei suoni scritti per loro.
LE STANZE DEL POTERE
Tre sogni delle Massime Autorità: la Mafia, la TV, il Pontefice Massimo.
LE STANZE DELLA MAFIA
Vivevo a casa di Riina, il Capo della Mafia.
Riina era un uomo gentile e cordiale ma di poche parole.
Sua moglie era stata molto ospitale con me.
Passavo molto tempo a passare da una stanza a un’altra stanza di un grande palazzo. Era un palazzo di calcestruzzo, immerso nei cespugli. Un vasto seminterrato di cui penso di aver visitato solo una piccola parte. E pure ogni giorno ne visitavo un nuovo settore.
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