Interventi in Omaggio a Sanesi

Pubblicato il 11 dicembre 2018 su Eventi Milanocosa da Adam Vaccaro

BookCity 2018
L’Associazione Culturale Milanocosa
A cura di Adam Vaccaro
Domenica 18 novembre 2018 – ore 10,30
Società d’Incoraggiamento d’Arti e Mestieri – Aula Magna
Via Santa Marta 18 – Milano

AttraversaMenti
Omaggio a Sanesi

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Sintesi degli interventi di Adam Vaccaro, Claudia Azzola e Laura Cantelmo

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Adam Vaccaro

 

 

PERCHE’ QUESTA INIZIATIVA

In primo luogo, perché ho scelto di focalizzare questa iniziativa, tra i molti ambiti che lo hanno coinvolto e impegnato a livello nazionale e internazionale – dalla poesia alla critica,  all’arte visiva – proprio sull’attività di traduzione di Sanesi di poeti, in particolare angloamericani?

 

Ho conosciuto Roberto Sanesi a cavallo del 2000, nel corso di una affollatissima manifestazione contro la guerra, al Teatro F. Parenti, con poeti e artisti con sensibilità sociale. Tra essi c’erano Raboni, Leonetti e naturalmente Sanesi. Manifestazioni, oggi impensabili, come La Carovana di Poesia e Musica a livello nazionale o Artisti in uno scenario di Guerra a Milano, che organizzai tra il 2001 e il 2002 con la nascente Milanocosa. Mi scrisse poi una lettera con la quale mi inseriva tra i poeti invitati al suo progetto di un Archivio di poesia a Verona. Ne parla anche Anita nel suo bellissimo libro di vita e poesia, Di me, di te, dell’albero, ricordandone la mancata realizzazione, a causa della sua scomparsa, nel 2001.

Ma il dialogo proseguì con i testi, un universo vasto e multiforme e uno degli esempi della poesia che cercavo, con quel nome Adiacenza e poi con Terza Riva. Poesia di canto con tutte le lingue del corpo nel corpo della poesia, capace di andare oltre forme di iperdeterminazione del significante e iperdeterminazione del significato. La poesia di Sanesi offre un esempio di complessità comunicante che non fa dei versi una serra di giochi e poltiglie sonore, perché ha nel proprio corpo la lingua di una visione critica sul pensiero dominante. E questo ne fa, come dice Carlo Sini, “uno dei più alti testimoni della metà del secolo scorso. Se non lo collochiamo lì, perdiamo…la descrizione di una catastrofe che…che ci appartiene…Sanesi aveva capito che il modello della cultura che ha retto cinquecento anni era finito”. Questo il senso di un verso come: “non abbiamo fatto altro che costruire case su fondamenta di pioggia”.

E allora è questa la ragione di fondo di questa manifestazione-omaggio, innervata anche nel mio saggio del 2006, “LA SCARPA DESTRA NEL GORGO”, inserito nel numero speciale del 2007 Lunarionuovo, diretto da Mario Grasso. In cui sottolineo la tensione costante di Sanesi aperta alla totalità e alla bellezza di un pensiero critico che canta.

TENSIONE TRA DUE IMPOSSIBILITA’:  dell’Io che vuole dominare tutto e dell’Es che da solo cade “nel ridicolo delle emozioni” (la hegheliana pappa del cuore). Solo insieme possono tentare di uscire dalla notte e dall’ombra, misurandosi con le due figure del fallimento occidentale: la cultura e il potere, che la sua parola infilza con questi versi: “Se allora fosse il fiore il fallimento,/ questa diremmo, è la bellezza del mondo,/ la sua esperienza visibile.”  Versi del suo ultimo libro “Il primo giorno di primavera”, che enuclea  nodi di senso come Visione, Tempo e Bellezza, e immagini della Notte e della Casa infanta, del Giardino e del Deserto. Un gioco incessante tra finito e infinito: “La bellezza non sta in ciò che si illude di mettere un punto, ma nell’interminabilità, nell’indefinito, nella precarietà del fiore: “Perché portare a termine/ quando nessuno, in giardino,/ ha mai visto il mio glicine concluso.”. Chiusura che riapre, in un sorriso che ricorda quello della Gioconda.”

Solenne, sorridente, ironico e doloroso, umile e gentile ma fermo, visionario impasto è la poesia di Roberto Sanesi.

La tensione all’apertura, all’oltre, inizia dal Sé (scrivente e no) ed è sempre unità-totalità molteplice. Ne scaturiscono un fulgore e un irraggiamento caleidoscopico di immagini con-fuse a ironia e umiltà, sorriso e sarcasmo spietato. Vedi, ad esempio, questi versi straordinari: “Pretendo di tornare a essere uno./  E tuttavia, anche se fossi uno,/ che altro potrei dire/ se non la mia divisione?” (p.165 A. Di me di te)

Tensione espansiva e onnivora, dantesca, di conoscenza dell’infimo e dell’immenso, di uscita da ogni cortile o giardino chiuso, che sin dagli anni ’50 lo muove verso la galassia di poeti angloamericani. Con una precisa finalità critica esplicitata nella sua antologia del 1956, Poeti americani (1900-1956), ristampata poi da Bompiani nel 2014. E che – come vedremo – risponde  alla domanda iniziale.

Entriamo perciò nell’antologia che negli anni ’50 impegnò il giovane Sanesi, e che ci mostra quale chiarezza di visione critica della poesia italiana contemporanea, egli avesse sin da allora.   

In IV di copertina dell’edizione Bompiani del 2014, dalla illuminante Introduzione di Guido Carboni, leggiamo: “Da Edgar Lee Masters a William Carlos Williams, da Ezra Pound a T.S. Eliot, in questa antologia Roberto Sanesi presenta il meglio della letteratura americana in versi che ha aperto le porte del nostro paese al modernismo: un “paesaggio poetico” di straordinaria ricchezza, che…tenta una sintesi tra progresso e tradizione…un classico della letteratura americana, che rappresenta per la poesia quello che Americana di Vittorini è per la narrativa, veemente manifesto del potere “collettivo” della parola.

 Ed è utile qualche stralcio tratto dalla prefazione di Guido Carboni:

  • Questa antologia arriva al confine del cambiamento, e ne identifica alcune tendenze. Ma la sua forza è nel tracciare, con modestia e sicurezza, un profilo del canone novecentesco che certo è ispirato all’insegnamento di Eliot, a cui Sanesi ha dedicato serie riflessioni critiche e traduzioni, ma guarda ancora indietro al nucleo da cui anche la formazione di Eliot prende l’avvio, guarda al Patto che Pound sigla con Whitman in una breve poesia del 1912. Lo scenario è edipico…: “ti ho detestato abbastanza a lungo”. La poesia americana …lavora il legno…e questo legno è stato preparato e sbozzato da Whitman;
  • Tale Patto è indispensabile, deve esserci “commerce between us”, tra generazioni di poeti… circolazione e scambio di quella “ricchezza”;
  • L’esperienza della poesia rimette in gioco i fondamenti stessi della parola, rimettendo al centro…il corpo, il suo percepire…, la sua sapienza…Per Whitman questa intuizione diventa il ritmo di base di tutto, del respiro che sostiene la vita, uguaglianza …oltre ogni possibile… differenza, “my inspiratios and espirations”, dove respiro e spirito… (sono, ndr)… la stessa cosa;
  • Questo crea uno spazio “concreto” tra energia e forma: luogo di forma dell’energia e energia della forma, concepite prima ancora che pensate nella mente, percepite nel corpo, ricucendo ogni possibile separazione concettuale tra i due, e insieme segnandone lo iato.

Ma è, soprattutto dalla prefazione di Roberto Sanesi, che traiamo risposte ancora più precise:

  • Alcuni critici avevano criticato negli anni ’50 chi, come Sanesi, dedicava spazi di attenzione alla letteratura anglosassone e americana, evocando il rischio di esotismo e perdendo la “prospettiva di ‘tradizione’ …‘nazionale’. Il che “ci avrebbe condotti …a una cultura di ‘traduzione’”. Sanesi esclude “tali pericoli…poiché il poeta moderno, l’artista in genere, per poter dare risultati di interesse ‘collettivo’ (e intendiamo per interesse collettivo doti per le quali, secondo T:S: Eliot, un poeta può essere definito un ‘classico’) necessita uno sforzo critico collettore, senza il quale, per M. Arnold, ‘vi sarà sempre e soltanto un’opera povera, arida, misera’;
  • Tale sforzo critico può esercitarsi su qualsiasi letteratura. Ma perché, allora, non sulla nostra? Perché, in questo caso… non rispondendo la nostra tradizione a ciò che ricerchiamo, ci mancherebbe una pietra di paragone, una base;
  • A base e pietra di paragone è stata quindi scelta da noi la poesia americana, che avendo posto prima un ‘aut aut’ fra tradizione e rivoluzione ha inteso come la tradizione non fosse cosa da poter ricevere in eredità”, ma implicasse un senso storico reale;
  • La poesia americana contemporanea, come quella inglese, raramente ha aspirato a un grado di raffinata purezza che non tenesse anche conto di necessità formatrici o paideia, strumento di comunicazione, messaggio che esprime nuove possibilità ’progetto’ di soluzione di quella crisi che tormenta l’uomo moderno, facilmente rintracciabile anche nella filosofia americana;
  • È questo che qualifica per Sanesi “ogni maggiore espressione artistica e culturale…ricerca nella concretezza temporale dell’esistenza” – e cita Picasso, Joyce, Bartòk, Stravinsky e la parabola di Eliot da Wast Land ai Four Quartet, al percorso della poesia americana contemporanea, da Sandburg a R. Lowell, che dalla finitezza iniziale ricerca realtà esistenziale comune a ognuno;
  • In sintesi, è questa la ragione per la quale riteniamo così ricca e feconda la poesia americana di questo secolo: il contenuto ‘collettivo’ che in essa crediamo di aver compreso

 Sanesi conferma di continuo l’alimento creativo che trae da uno sguardo al contesto sociale,  vedi l’opera buffa ”Da capo”, andata in scena nel 1987al Teatro del Giglio di Lucca con la musica di Gaetano Giani Luporini. L’opera, un divertissement, rielabora in chiave grottesca e parodistica il rifiuto di ogni   compromesso, imposto dalla “Cosa”, identificabile col Potere.

Per una parziale conclusione, se è impossibile “descrivere la realtà” senza “una ridefinizione degli statuti del soggetto (vedi il Rapporto informativo del ’66 (da Percorsi, p. 87-89, V. Guarracino), nel poemetto iniziale, il poeta – come sopra ricercato e da lui inteso – deve “mettersi allo scoperto ed ammettere la condizione di precarietà dei suoi statuti epistemologici”.

Il che vuol dire umiltà (così poco praticata dalla generalità dei poeti), coscienza dei propri limiti. Il che implica quel crinale per cui da un lato, aggiunge Guarracino, “la realtà è irriducibile alla parola, dall’altro “c’è una sorta di eroismo” che “ciò nonostante accetta il rischio della scrittura”, che cerca di rendere visibile ciò che sta dietro l’apparenza” del referente.

18 novembre 2018                                                                                                             Adam Vaccaro

 

Bibliografia di riferimento

  • Anita Guarino Sanesi. Di me, di te, dell’albero, ExCogita Editore, Milano, 2018;
  • Roberto Sanesi, The first Day of Spring – Il primo giorno di Primavera, Matteo Brera, Milano, 2014;
  • Vincenzo Guarracino, Roberto Sanesi – Un poeta del secolo scorso, puntoacapo Editrice, Alessandria, 2017;
  • Roberto Sanesi (a cura di), Poeti Americani (1900-1956), Tascabili Bompiani, Milano, 2014;
  • Roberto Sanesi, Rapporto informativo, Feltrinelli, Milno 1966;
  • Roberto Sanesi, La cosa scritta, Guanda, Milano 1977;
  • Roberto Sanesi, L’incendio di Milano, Book Editore, Castel Maggiore 1995;
  • Roberto Sanesi, Il primo giorno di primavera, Book Editore, Castel Maggiore 2000;
  • Roberto Sanesi, Il primo giorno di primavera, Book Editore, Castel Maggiore 2000;
  • Roberto Sanesi, Poesie 1957-2000, a cura di R. Cremante, Mondadori, Milano 2010;
  • Adam Vaccaro, La scarpa destra nel gorgo – la quiddità che scricchiola sotto i piedi e sale al sorriso di Sanesi, in “Lunarionuovo”, Nuova Serie, N, 18 (53/18) –Anno XXVII – Catania, Dicembre 2006/Gennaio 2007;
  • Walt Whitman, The Complete Poems, Wordsworth Editions, Hertfordshire 1995.

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Notizia biobibliografica

Adam Vaccaro, poeta e critico nato in Molise nel 1940, vive a Milano da più di 50 anni. Ha pubblicato varie raccolte di poesie, tra le ultime: La casa sospesa, Novi Ligure 2003, e la raccolta antologica La piuma e l’artiglio, Editoria&Spettacolo, Roma 2006. Infine, Seeds, New York 2014, è la raccolta scelta da Alfredo De Palchi per Chelsea Editions, con traduzione e introduzione di Sean Mark. Ha realizzato inoltre varie pubblicazioni d’arte, con i pittori: Romolo Calciati, Ibrahim Kodra, Salvatore Carbone. E con Giuliano Zosi e altri musicisti, ha realizzato concerti di musica e poesia. Collabora a riviste e giornali, siti e blog, con testi poetici e saggi critici. Per quest’ultimo versante, ha pubblicato Ricerche e forme di Adiacenza, Asefi Terziaria, Milano 2001e altri libri collettanei. Diversi premi e riconoscimenti, tra i quali il Premio speciale Astrolabio del 2007, ed è tradotto in spagnolo e in inglese.

Ha fondato e presiede Milanocosa (www.milanocosa.it), Associazione con cui ha curato molte iniziative e pubblicazioni, tra le quali: Poesia in azione, raccolta dal Bunker Poetico, alla 49a Biennale d’Arte di Venezia 2001, Milanocosa, Milano 2002; “Scritture/Realtà – Linguaggi e discipline a confronto”, Atti, Milanocosa 2003; 7 parole del mondo contemporaneo, Milanocosa, Milano 2005; Milano: Storia e Immaginazione, Milanocosa, Milano 2011; Il giardiniere contro il becchino, Atti del convegno 2009 su Antonio Porta, Milanocosa, 2012. Cura la Rivista telematica Adiacenze, materiali di ricerca e informazione culturale del Sito di Milanocosa.

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Claudia Azzola

 

ROBERTO SANESI E GLI AMICI DI LINGUA INGLESE

Da “Capricorno”*

Scoppiano rose di ghiaccio alle finestre, e una terra

incredibile e vuota invelenisce gli alberi, ora

che l’insipido odore della neve, sul vento,

corre nel grigio del mattino, e l’ora

dell’allodola è oscura, di cenere, evento

miracoloso sepolto fra i roveti e il sonno

….

Nella vuota dimora in cui riposa il segno

della mia nascita, gli anni e le ragioni,

una spina di luce tenta il vertice, il vivo

vertice del risveglio. L’inverno

è la mia unica infanzia a irridere la morte.

” L’inverno è forse la stagione che maggiormente trattiene il simbolico nell’affabulazione che il Poeta ha delle cose e di sé stesso, nella curvatura del mondo,  dove l’ “io” novecentesco, io gnostico  alquanto  defilato, è    l’ente cui ogni ricerca di senso è rapportata. In Sanesi, il senso si addensa come la neve  nell’evento-inverno, nel  congelamento dell’azione, nel sogno, pausa concentrata sull’inner space, pur con i suoni e le manifestazioni della natura, a volte con  apostrofé quando il Poeta si rivolge alle cose come a enti vivi, portatori delle sue proprie inquietudini e beatitudini; ma Sanesi ci sorprende e ci lascia di sasso quando scrive: “quello che vedo e quello che pensiamo/ non hanno somiglianza”,  come in “Viaggio verso il nord”**,  ma anche ne “L’improvviso di Milano”***;  implosioni forse per assorbimento di traumi personali e dell’umano genere, evocazioni  della storia personale destrutturata, ma riflessa in una grammatica di “carne e tempo” (“Lettera dal New England: per Anita”),  esperienze della parola che evoca e opera. Il senso del tempo, la poetica delle stagioni, dell’inverno, tempo ciclico….”unica infanzia a irridere la morte”,  accomuna Sanesi, pur nella personale tessitura poetica e  mistura di registri, alla migliore poesia inglese del ‘900, a T. S. Eliot (“April is the cruellest month”, da Waste Land), H. W.  Auden,  Vernon Watkins, Dylan Thomas, ma anche Shakespeare, senza perdere di vista John Donne, nell’uso di oggetti materiali e simbolici della  poesia “metafisica” inglese. In particolare, il procedere ermeneutico di  Sanesi lo apparenta con il gallese Vernon Watkins e l’inglese Auden, il più imagista tra i  cosiddetti Trentisti,  nella giustapposizione tra fatti ordinari, a bassa tensione, ed eventi alti, tra sensismo e concetto, vita moderna pubblica e privatezza. La parola è tenuta in onore di energia fisica. A citare Eliot: the redeeming power of the word.

Il poeta Sanesi è consapevole del reciso rapporto tra cosa ed espressione. Avendo smarrito il suono – il senso – nell’italiano di oggi, si è persa la gran parte dell’operare umanamente proponibile della parola che solo per “forza di scrittura” può restituire un senso al disincanto, all’estraneità di modi, del parlato, con cui ci confrontiamo continuamente. “Un lucido stoicismo conduce le mosse del poeta (cito ancora Guarracino)”.

I campi linguistici regolari ospitano una poesia mentale,  intellettuale, in versi generalmente irrelati . Monologo interiore joyciano?  Un testo costruito a nuclei esperienziali,  dove non  c’è il core o ci sono più cores all’interno delle entità testo-strofa;  un ragionare tra sé e sé, come quando si comincia a descrivere un fatto o una persona, e si passa per  agglutinamento,  per  intuizione sopravvenuta, a una dimensione liberata dal registro discorsivo, ricorrendo magari all’iperbato, come in “movimenti nell’angolo di un labbro nervosi fugaci” *****.  Caratteristiche le spezzature del testo, ad es., versi che si  rompono per andare a occupare uno spazio sottostante, a metà riga,  in totale libera-mente. Una pratica che Auden impiega per  il temporeggiare e soprassedere che la poesia richiede. Incertezza, incompiuto sono nel destino di questo poetare.

Per Sanesi si parla di “luoghi presunti”******, come da titolo di una sua poesia, di cui leggiamo l’inizio:

I luoghi sono chiari, la casa

profonda come un pozzo, soltanto

dove la roccia si sgretola è possibile

notare qualche ombra rapidissima.

Impossibile non collegare le lunghe e meditate rientranze del primo verso con un luogo, che si distanzia e crea spaesamento, dove forse nell’ “abitazione dell’uomo” ‘qualche ombra rapidissima’ si può notare,  che solo la ricerca del senso può fare uscire dal mistero. E la seconda strofa suona così:

2

E si possono

Vedere anche le orme qualche volta,

per quanto sia difficile distinguere

la direzione. E dunque non si tratta

di un regno.

Vi sono poesie  in Sanesi che incominciano ex abrupto: “…ma poiché abbiamo deciso di discutere serenamente” (ciò ricorda il “Who’s there?” shakespeariano)*******.

Non si fa poesia per condividere, o per fare del fruitore un coautore. Sono vezzi di questo tempo, in cui una creazione  testimoniale,  i materiali scrittorii del poeta si vorrebbero sciogliere come nelle trasmissioni televisive di approfondimento. I fonemi, le immagini venuti in mente al poeta, ambiguità, polisemia, salti di pensiero liberi, l’ironia come misura della realtà, non sono commerciabili.

Affinità con Sanesi, amicizia personale, l’elemento stagioni, gli elementali, l’acqua: Vernon Watkins nella poesia “The Heron”,  (L’airone) dice che  “la calata dell’airone distrugge la struttura/ di tutto quel ventoso paesaggio (that windy scene).”, ma ecco che esso si insedia su una roccia tra  riflessi acquatici, e sta immobile, fissi gli occhi d’oro, uccidendo il tempo. “A time-killing bird”, lo chiama il poeta,  una specie di uccello della sventura, figura emblematica totemica e allegorica, nel luogo di canneti e di luce. Elementi che si ritrovano nel poemetto “Ophelia”********, la giovane donna morta per acque e per amore di Amleto.  Gli uccelli acquatici, il martin pescatore, l’airone, l’albatro, il gabbiano, ma poi l’allodola, lark, skylark, sono radicati nella tradizione inglese e gallese, consentanei al poetare sanesiano. .

Il flusso originario, la forma fluens del poetare, il nesso con gli autori affini,  non aspettano il ventesimo secolo, men che meno il 21°, dove forse più acuti sono lo spaesamento, il senso della perdita.  Anche su “disincanto” ci sarebbe da dire (ho in mente Auden), perché il disincanto lo si può storicizzare e mettere in prospettiva, uscendo dall’insensatezza di certe voci del marchio  “io”  non autorevoli. L’airone di Watkins, immoto, totemico, esprime un atteggiamento sospeso, di dubbio, di presenza in mezzo a esagitato movimento, una visione ferma ed estremamente consapevole. La consapevolezza di Sanesi dell’”incompiuto” delle azioni e della vita.   Poesia asintattica, mai. Poesia aperta, mai.

Immaginario forte  unisce Sanesi e Watkins, la cui l’impronta gallese della natura naturans in senso rinascimentale si avvicina alla natura interiorizzata sanesiana.  Oggi la poesia gallese è più franta,  con immissioni volutamente stridenti di mezzi meccanici e tecnologici, la poesia “innovativa”, suggerita e definita dai critici e studiosi John Goodby e   Lyndon Davies, i curatori dell’antologia dei nuovi poeti gallesi.

Chiudo con una citazione di Roberto Sanesi a pagina 42  dei “Dieci poemetti”, ed. La Vita Felice, a cura di V. Guarracino:  “E qui dovrò animare/ gli oggetti cui appartengo, il necessario prologo/ al senso chiaro degli anni che verranno/…oltre la porta chiusa dell’ego esistenziale”.

 

*da Rapporto informativo, 1969

**vedi Traduzionetradizione 6, pagina 14, versione inglese di William Alexander.

***L’improvviso di Milano, 1969. Le parole ;  un mese ingannevole;  il corpo;  la ferita;  portando sulle spalle/il suo cadavere;  la maschera curva del globo di cristallo (J. Donne);  in mezzo a tutto questo c’è sempre un uomo; la lente degli occhiali diventa uno specchio; la percezione; nasce dal centro il nodo, e l’occhio lo circonda e lo distilla; la filosofia della natura rinascimentale, mens insita omnibus.  Io non ho mai sdegnato/ vedere altre cose oltre me stesso.

****“In memory of W. B. Yeats” (d. January 1939).

*****”Sei studi per “ l’Arrondissement Voltaire”,

******”Luoghi presunti” da L’interrogazione infinita, interlinea edizioni, 2004, a cura di Giuseppe Langella, prefazione di Giovanni Raboni, La poesia è del 1994.

*******Hamlet, Atto primo, scena prima.

********Watkins (“I that was born in Wales”) scriveva per “Poetry”, “The Times Literary Supplement”, “The London Magazine”. Scompare nel 1967. Per una lettura del suo carattere, da leggere Dylan Thomas: “Letters to Vernon Watkins”. Amicizia personale con Sanesi.

******** Poemetto “Ophelia”, (“Ofelia”), Vernon Watkins.  Traduzione italiana di Claudia Azzola, autorizzata dagli eredi.

Claudia Azzola.

Dicembre 2018

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Claudia Azzola, poeta, traduttrice, scrittrice, ha pubblicato, tra altre raccolte,  Viaggio sentimentale, Book Editore, 1994; Il poema incessante, monografia allegata alla rivista “Testuale”, 2007; La veglia d’arte, La Vita Felice, 2012; Il mondo vivibile, La Vita Felice, 2016. Sue poesie sono tradotte in francese e in inglese, pubblicate in antologie e riviste in Italia e all’estero. Nel 2014, sempre con La Vita Felice,  è uscito il libro di  novelle Parlare a Gwinda, che agiscono su piani storici diversi, e da alcune novelle sono state tratte letture sceniche.  Letture pubbliche individuali, collettive, con Milanocosa. Da oltre un decennio pubblica la rivista “Traduzionetradizione”, dedicata alla versione plurilingue della poesia e della narrativa contemporanea, tra sperimentalismo e tradizione, che milita nel dibattito culturale europeo.

***

Laura Cantelmo

 ROBERTO SANESI  TRADUTTORE

 Figura complessa di intellettuale, Roberto Sanesi ha subito da parte degli editori una ingiustificata opera di rimozione pur avendo attraversato esperienze artistiche ad ampio raggio, in un  intreccio di linguaggi che vanno dalla parola poetica, all’arte visiva che lui stesso coltivava come estensione del lavoro poetico, alla critica d’arte, alla traduzione e al teatro, svolgendo una  ricerca di carattere originale, se non unico nella cultura italiana del Novecento.

Fu definito “poeta del Caos”,  il caos della civiltà odierna, che richiedeva un linguaggio adeguato alla convulsa dimensione entro cui il tempo frantumato della vita di oggi ci costringe, che coniugasse razionalità speculativa e le emozioni che la sollecitano. Un linguaggio che fosse specchio del malessere contemporaneo e con l’apporto di molteplici culture ed esperienze potesse palesare la crisi d’identità dell’Occidente.

La poesia’ non può che appartenere alla sfera della conoscenza… in una ricerca di definizione del reale, di equilibrio, di ordine…non si può avere poesia valida… che non si occupi dell’esistenza in termini di analisi unitaria, cioè comprendente ogni aspetto, interno ed esterno, del soggetto e dell’oggetto’ (v. Roberto Sanesi, Poesie, pag. 324)

L’idea da lui perseguita di una poesia come ricerca speculativa, la cui parola segue lo scorrere divagante della mente, con un linguaggio ibrido e non lirico,  fu dirompente come lo era stato il flusso di coscienza joyciano nella prosa. Ragione ed emozione, mente e corpo agiscono nei suoi versi attraverso la retorica poetica nella quale prevalgono la metonimia e il simbolo, con qualche impronta di automatismo surrealista. E proprio nella ricerca di una nuova parola strumenti determinanti  furono la conoscenza degli autori anglo- americani del Novecento e la pratica della traduzione delle loro opere.  Vivendo una profonda immersione nella grande poesia inglese – da Milton del Paradiso perduto, ai metafisici del Seicento, la cui lingua spuria coniugava termini scientifici arricchiti da una fervida immaginazione , fino al visionario simbolista William Blake, grande poeta e incisore, Sanesi  potè  avvicinarsi ad autori straordinari verso i quali tutta la cultura anglofona resta debitrice per le rivoluzionarie  innovazioni letterarie che ne derivarono nel Novecento.

Prima di essere uno stimolante esercizio letterario, tradurre fu per Sanesi strumento di conoscenza. La perplessità di alcuni filologi intorno ad alcune sue traduzioni più attente alla musica interiore che alla fedeltà letterale del testo fu ampiamente ricompensata dall’interesse di autorevoli anglisti.

In Poeti americani  (1900- 1956), l’antologia  edita da Bompiani   nel 1958 Sanesi individua ‘i momenti maggiori di un paesaggio poetico che riteniamo fosse il più ricco e pregnante di tutte le lettere contemporanee’ . Dal netto giudizio di valore che guidò la scelta dei  ‘compagni di viaggio’, come li definì lui stesso, si comprende come essi non costituissero propriamente di modelli, ma  che si trattasse  di una affinità profonda e feconda per la sua idea di poesia. Erano  poeti in parte già conosciuti e amati nel nostro paese, quali Edgar Lee Masters. autore di Antologia di Spoon River, Wallace Stevens e molti altri.

L’apprezzamento del Sanesi traduttore va oltre la semplice selezione, poiché egli individua nella poesia americana il pregio di una autentica novità capace di fornire  una tradizione di  riferimento preziosa, utile a  ringiovanire il  linguaggio poetico nel nostro paese.

Ritenuto da gran parte della critica poeta non- lirico,  Sanesi appare portato al ‘pensiero poetante’ , alla speculazione filosofica come metodo di espressione il cui linguaggio‘meticcio’ e ibrido (secondo Giovanni Raboni )  appare lontano dalla linea lirica Petrarca – Leopardi,  pur riconoscendo la grandezza dei due grandi.

Fu la frequentazione con il filosofo Enzo Paci  e con molti  importanti artisti visivi a stimolare la sua ricerca incessante fino a collocarlo, grazie alla sua sperimentazione,  in una posizione di avanguardia.  Da una intervista circa l’influenza esercitata sulla sua opera dai poeti di lingua inglese si evince che è proprio la consuetudine con quelli a fargli recuperare il legame con una tradizione  italiana ‘altra’ , non lirica , ma gloriosa e svincolata dal cosiddetto ‘arco Petrarca/Leopardi’ nella modalità spesso imposta dal programmi scolastici. Vale a dire che si avvicinò ai minori del Duecento predecessori di Cavalcanti e Dante.  Poesia non propriamente di ispirazione  civile, ma legata al reale e fortemente visionaria, dotata di una notevole valenza profetica.

Tra i poeti tradotti spicca nettamente la predilezione  per  T.S.Eliot, che egli  conobbe di persona e che lo onorò della sua incondizionata fiducia come traduttore dell’intero canone.  Ma l’approccio a Eliot rese inevitabile il passaggio attraverso la monumentale opera di un grande poeta come Ezra Pound,  verso il quale Eliot stesso si era dichiarato debitore, definendolo nell’esergo a The Waste Land ‘Il miglior fabbro’.

Ezra Pound

Una parte consistente dell’Antologia  è dedicata a Ezra Pound (1885- 1972)  che fu per molti contemporanei un severissimo mentore. Eliot medesimo aveva trovato  in lui forza e sostegno grazie alla rilettura critica di The Waste Land, che uscì dal vaglio poundiano quasi dimezzata.  Con poeti, scrittori e artisti visivi che si raccoglievano intorno a lui, Pound  promosse  gruppi di lavoro e di discussione,  mostre,  riviste,  movimenti d’avanguardia.

Trasferitosi in Europa alla ricerca della tradizione della madrepatria europea  da cui ripartire per promuovere un Rinascimento americano, Pound era stato fondatore in ambiente londinese di movimenti paralleli al Futurismo, quali Imagismo (1913) e Vorticismo (1914). Purtroppo il severo giudizio della Storia dovuto alle sue simpatie verso il regime fascista e a un improvvido antisemitismo legato alla sua teoria economica dell’Usura ne ha penalizzato pesantemente la diffusione dell’opera.

Un vero e proprio magistero, il suo,  che si realizzò mediante importanti saggi critici  sulla poesia medievale italiana, Dante, Cavalcanti e non solo, grazie ai quali  riuscì a elaborare la  poetica dei Cantos, il grande poema ‘che include la Storia’.  Incarnata da personaggi sia reali che mitici – ‘maschere’ dell’Autore,  incontrati  lungo il  viaggio nell’aldilà, la Storia antica e medievale si dipana nel poema  in  una contaminazione tra la Commedia dantesca  e il nostos omerico  di Ulisse/Odisseo.

Storia di distruzione e di rinascita,  secondo una concezione circolare del tempo, ispirata, come nelle antiche culture mediterranee, ai cicli delle stagioni.

Quanto a Sanesi, non poche sono le consonanze con Pound, come il concetto di poesia ‘resoconto del mondo’ narrato ‘maschere’o ‘personae’ di un dramma che è quello dell’uomo del XX secolo in una società in via di sfacelo.  Da ciò alcune fulminanti riflessioni  sul valore pedagogico del poetare, autentici sprazzi di metapoesia:

‘Ma forse   lo scopo dell’arte / e della poesia non è di porre in ordine il mondo/ nel senso di distinguere il bene dal male,/piuttosto/ di minare alla base le coscienze/d’aprire i problemi/ con domande improvvise che mai /avranno una risposta’   (v. Rapporto informativo)

Se è vero, quindi   che ’ la poesia non può che appartenere alla sfera della conoscenza… in una ricerca di definizione del reale, di equilibrio, di ordine.’, allora ‘non si può avere poesia valida… che non si occupi dell’esistenza in termini di analisi unitaria, cioè comprendente ogni aspetto, interno ed esterno, del soggetto e dell’oggetto ‘(v. Roberto Sanesi, ‘Frammenti di poetica’, in Poesie, pag. 324)

Vi è un  aspetto della poetica poundiana che avrà un impatto determinante  sui suoi accoliti ed è la  scoperta della cultura cinese e della capacità dell’ideogramma di esprimere concetti astratti in una sintesi di segno visivo, elemento fonico e pensiero. Eliot ne fu colpito e pensiamo che anche Sanesi possa avere subito il fascino da una concezione del linguaggio che coinvolge trasversalmente tutte le forme espressive.

La scelta di tradurre alcuni testi  della immensa produzione poundiana sembra confermare la vicinanza di Sanesi all’ autore dei Cantos  persino nella sua attività di pittore/poeta visivo. L’originalità delle sue parole dipinte sorge dall’ idea che una comunanza di linguaggio coinvolga tutte le arti– la parola  in letteratura, il colore e  la forma nelle arti visive ‘ove le lettere si fanno colore , paesaggio, implosione, colatura o carme poetico’ come ebbe a dire Enrico Baj (Interrogazione infinita, p. 215).

L’uso del frammento, peraltro conseguente alla tecnica compositiva ideogrammica, basata sulla sovrapposizione di immagini  che compongono il discorso,  sembra congeniale alla visionarietà di Sanesi.  L’impulso ad usare il tubetto di colore tra le parole, fondendo parola e colore,  prova che le due azioni sono, nella sua mente e nel modello creativo, contemporanee e interdipendenti in un ‘vuoto invaso di segni mormorati’ fatto di strappi laceranti.

All’inizio degli anni Ottanta, quando l’Io e l’Es dell’uomo del suo tempo  sono  “divisi” e ricomposti in continuazione,  l’umanità prefigurata  da Eliot, Joyce e Pound e da tutta la generazione del Manierismo inglese si ritrova nello scenario scritto e dipinto dalla poesia/pittura  di Roberto Sanesi.

Non a caso la sua capacità di traduttore offre il meglio  di sé nel Canto XC dei Cantos della Sezione Rock Drill e nel poemetto ‘ E.P. Ode pour l’élection de son sépulcre’ , dove la lingua poetica raggiunge livelli altissimi.

T.S.Eliot

Il primo approccio con la poesia di Eliot per Sanesi è precoce. Alla fine della guerra un soldato americano regala al giovane poeta i Collected Poems. Un segno del destino: ‘Eliot era il mio poeta. Era partito dalle stesse basi del decadimento del suo tempo, sentiva come effimera e angosciosa e incomprensibile  l’esistenza dell’uomo sulla terra’.  Con Eliot la scomparsa dell’Io, l’impersonalità del Modernismo dà voce a ‘personae’,  gli Hollow men (uomini vuoti) del suo poema. Concetto che Sanesi condivide, avendo presente la cultura di massa e tutto ciò che tendeva all’alienazione.

Eliot diviene per Sanesi guida amata ed autorevole, in senso dantesco condizionando la sua vita, come un destino:’un pensiero poetico e critico di tale sottigliezza e complessità…non poteva non avere conseguenze.’

Tra i poeti che animano l’Olimpo personale sanesiano T.S.Eliot si pone al di sopra degli altri, come riferimento supremo,  ‘voce’che seguirà per sempre il suo percorso artistico e la sua attività di traduttore/interprete. ‘Una traduzione, ovvero e inevitabilmente una interpretazione, un atto creativo e ricostruttivo…può avvenire solo dopo che il lettore sia stato in grado di appropriarsi di…tutto il brulichio di significati addizionali…che emana’ (Carte di transito, 1979 in: Vincenzo Guarracino, Roberto Sanesi – Un poeta del secolo scorso).

Nell’ultima opera,  L’incendio di Milano’ (1994) , lo scenario fallimentare raffigurato dal paesaggio invernale , dal ‘giardino concluso’ –  immagini di morte-  e ‘l’umbratile simbolico significante della notte e la rigenerazione della primavera’ (v. Anita Guarino Sanesi, Di te, di me, dell’albero) di cui Sanesi parlerà in un convegno,  ben rappresentano una poesia volta a sondare  il mistero del tempo, quello ciclico suggerito a Pound e a Eliot dal libro di Frazer, The Golden Bough (Il ramo d’oro) sugli antichi miti delle culture mediterranee.  Il giardino ‘concluso’ tornerà alla vita rispettando le scansioni della natura- c’è dunque speranza in questo eterno ‘Panta rei’ eracliteo/sanesiano.

La poesia ’Dasein’(in Téchne,), titolo evocativo di  Heidegger e il suo’ essere nel mondo’,  si avvicina allo stile eliotiano di frasi frante, connotate da salti temporali e logici a rappresentare  l’identità  spezzata alla ricerca di una ricomposizione attraverso la parola.

Anche nel tema della città Sanesi esprime la vicinanza al grande poeta che vive a Londra, ‘Città irreale’, luogo di dannazione infernale e grandi contraddizioni. La Milano industriale dell’epoca appare ostile ed alienante, tanto che in una catarsi definitiva,  Sanesi immaginerà un fuoco purificatore là dove ‘nulla di ciò che è stato ci assomiglia’ (v. L’incendio di Milano).

’Io non dipingo, scrivo’ rispondeva a chi lo riteneva pittore vedendo immagini verbali accompagnate da parole e nuvole di colore  -‘un vuoto di segni mormorati’ nei suoi tableaux ,  costituito di frantumi  e desolazione,  quello stesso  che Eliot aveva visto spalancarsi tra le rovine della Prima Guerra davanti a un’umanità affamata  di certezze.

Irraggiungibile ricerca, quella dell’essenza profonda delle cose – che si cela nelle cantine della ‘casa infanta’  (v.’ Il primo giorno di primavera’, ne L’incendio di Milano),  compito non solo della ragione, ma dell’emozione che va oltre l’apparenza per farsi visione. L’inverno, portatore di incubi e ossessioni, trova in Sanesi  vivide immagini  in un testo indimenticabile,  tratto da L’incendio di Milano:

‘Con l’impermeabile grigio,/ la sacca degli attrezzi,/d’inverno scendono i lupi, / si siedono accanto ai falò…Non li ho mai visti a disagio,/ per qualche distrazione metafisica,/si passano la lingua da una lingua all’altra,/silenzio su silenzio,/a primavera ritornano/con una formula nuova nei boschi’ (‘Su fondamenti invernali’). Sospeso tra angoscia e ironia si intravede in Sanesi la presenza di un nascosto ma  palpitante sentire lirico, al di là di ogni sua filosofica teorizzazione.

Laura Cantelmo

 

Bibliografia di riferimento

Poeti americani (1900-1956). A cura di Roberto Sanesi, Milano1958

Roberto Sanesi, Poesie ( a cura di Lorenzo Cremante), Milano 2010

Roberto Sanesi, L’incendio di Milano e altre poesie, (1957-1989), Book ed. 1995, 2002

Anita Guarino Sanesi,  Di  te, di me, dell’albero, Milano 2013

Vincenzo Guarracino, Roberto Sanesi Un poeta del secolo scorso, Pasturina (AL) 2017

L’interrogazione infinita Roberto Sanesi  poeta (a cura di G.Langella), Novara 2004

Biblioteca di Rivista di Studi Italiani, numero dedicato a Roberto Sanesi, Toronto 2014

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Nota biobibliografica dell’Autrice

Laura Cantelmo. Autrice di versi raccolti in due sillogi, Un luogo di presenze (Joker, 2005) e Geometrie scalene (Marco Saya, 20016) e presenti in antologie e riviste, si è sempre interessata di letteratura dell’area anglofona e di grandi poeti, come Ezra Pound, sul quale ha pubblicato il saggio Invito alla lettura di Ezra Pound, (Mursia 1978). Ha pubblicato saggi su riviste, come “La Mosca di Milano”, diretta da Gabriela Fantato, “ Inoltre” diretta da Ivan Della Mea (Jaca Book) e su “Poesia”(Crocetti). Suoi lavori sulla storia di Milano si trovano nel volume Milano – Storia e immaginazione, (Milanocosa ed., 2011). Ha tracciato un profilo critico della potessa statunitense Marianne Moore nel volume collettaneo a cura di Gabriela Fantato Con la tua voce ( La vita felice, 2010). Da lungo tempo svolge attività culturale all’interno della Associazione Milanocosa, presieduta da Adam Vaccaro, partecipando anche a eventi di musica e poesia e a letture pubbliche.

 

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