Materiali menti e mondi-G.M. Poesia 2010 – Adam Vaccaro
Omaha
Guernica aveva il cavallo bruciato nel rogo nemico.
Un urlo segreto tracimava lungo il dolore
ben oltre le rive del quadro.
Omaha, non consegna l’orrore della guerra;
la sabbia gialla, cancella l’arcano lumescente
quando la marea chiude allo schiumare del giorno.
Il buio è il grido
dove la morte danza all’orizzonte di croci.
E la luna questa sera aiuta molto.
Potevamo riparare dietro le quinte
di una tragedia e dimenticare.
Ma tutti tacevamo, perché come loro
avevamo attorno al corpo
un filo spinato che faceva male.
I senzapadre assaltano il vivaio
del palazzo d’inverno. La locusta
la cavalletta intanto
si abbatte e atterra fragorosa a un sasso
e poi di fianco rode il grano
resecando dal basso
là dove sparse una mano l’impianto.
Le senzamadre non ritrovano i bottoni
da ricucire a una giacca che piú volte
già venne aperta e voltata
e la rabbia degli aghi hanno negli occhi.
E frattanto una stella
sola e dispersa in un cielo a vento,
dispersa e sola in un cielo in guerra,
quanto sola e dispersa
la senzanavi la senzafrusta
DaQuaderno di soli nomi (TorinoPoesiaEdizioni, Torino, 2010)
La città sparita
I.
Una donna guarda a sud e cresce
muschio ai suoi fianchi.
Carezzo la sua testa dall’alto
senza vedereil viso,
l’onda della fronte
– questo è il posto, il punto dell’incontro,
dimmi, nella lontananza
dei nomi ?
La donna ha perso la direzione,
le caviglie battono una danza d’africa.
Le nuvole mormorano
un certo sentito dire
– viaggio scordato in una disciplina
di lacrime ficcata nel nome.
Prima o poi verrà il grecale
Parigi
Parigi brucia di luci fiammanti,
l’incendio della vita che esplode e divampa
riempiendo d’allegria i bistrot e i caffè.
Lontana musica di fisarmonica
ha un che d’espressione malinconica,
mentre le giostre girano e le coppie danzano.
L’amore mi inquieta
mi toglie il sonno
e cammino solitaria ricordando stagioni passate
simili ad una passeggiata su un tappeto di foglie,
i monumenti illuminati mi guidano nella città che
parla di sé
altezzosa e ridente simile ad una dama settecentesca.
Parigi! Parigi!
Se riesci a non bere l’acqua
pur limpida della sorgente non sarai avvelenato
Se riesci a non inalare
l’aria pur tersa delle colline non sarai soffocato
Se riesci a non degustare
la polpa pur candida dell’aragosta non sarai intossicato
Se riesci a non lasciare lo sguardo
tra quelle pur tonde chiappe in diretta non sarai inattivato
Se riesci a non dare parole
ai pur assetati naviganti non sarai disossato
Nella fodera nello schermo
Le menti appiccicate sui cartelli pubblicitari sei metri per tre.
Città che chiudono le possibilità dietro le password
e non ricordano un piatto di minestra sul davanzale.
Città che stanno dentro i taxi quando non rientrano
nei suoni scritti per loro.
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