Anticipazioni – Maria Pina Ciancio

Pubblicato il 15 gennaio 2024 su Anticipazioni da Adam Vaccaro

Anticipazioni
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Progetto a cura di Adam Vaccaro, Luigi Cannillo e Laura Cantelmo – Redazione di Milanocosa
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Maria Pina Ciancio
Inediti 2019

Con nota di lettura di Luigi Cannillo

* * *

Nota di poetica
Il filo conduttore della mia poesia è l’emigrazione, la marginalità dei luoghi, lo spopolamento dei piccoli paesi, il dramma di chi parte e di chi resta, tutti aspetti che scaturiscono da un vissuto viscerale e per certi versi conflittuale con i luoghi dell’identità e dell’appartenenza. Si tratta di tematiche a me care, in quanto figlia dell’emigrazione degli anni Settanta, e che sono state oggetto di indagine in quasi tutti i miei libri, Accanto a questi temi ruotano i ricordi d’infanzia, gli affetti familiari, le tradizioni popolari, nel tentativo di riannodare i fili del passato con quelli del presente, perché come sostiene il saggista Pierfranco Bruni, quando la modernità non ha rispetto della tradizione le civiltà muoiono e le macerie si fanno cultura di morte.
Nei miei versi i luoghi dell’attraversamento assumono una connotazione soggettiva, appaiono in tutta la loro feroce durezza/purezza, manifestando le contraddizioni che caratterizzano un Sud presente e più che mai attuale, fatto ancora oggi di mutamenti e di radicamenti.

Maria Pina Ciancio

C’è chi ha saputo inventare
una strada
in mezzo a queste terre
del silenzio
dove nulla trema
se non il cuore
sull’orlo della luce
a precipizio

*

L’edera sull’uscio
una scarpa spaiata
un vaso senza fiori
i primi spasmi dell’inverno

Così concreti sono i nomi
dei morti

*

E’ in certi vicoli
d’inverno
che si intrappola il respiro
ma basta una porta
che s’apre
a far ritornare i passeri

*
L’anima può essere ovunque
se dentro vi germoglia
un albero, un fiore, un ciuffo d’erba
o qualsiasi sottaciuta dedizione

*

Qui dove termina il giorno
riconosco il temporale e la pioggia
che giungono piano e smarriscono
l’Appennino
Io non sono lontana
Io sono qui
dietro un vetro bagnato
che conto gli alberi, le case vuote
le antenne arrugginite
Tutto già saputo
tutto che ritorna
fermo
dentro un fiato

*
Nota bio-bibliografica

Maria Pina Ciancio, Ha pubblicato testi che spaziano dalla poesia, alla narrativa, alla saggistica. Tra i suoi lavori più recenti ricordiamo ‘Il gatto e la falena’ (Premio Parola di Donna, 2003), ‘La ragazza con la valigia’ (Ed. LietoColle, 2008), ‘Storie minime e una poesia per Rocco Scotellaro‘ (Fara Editore 2009), ‘Assolo per mia madre’ (Edizioni L’Arca Felice, 2014), ‘Tre fili d’attesa‘ (Associazione Culturale LucaniArt 2022), ‘D’argilla e neve’ (Ladolfi Editore, 2023).Nel 2012 ha curato il volume antologico Scrittori & Scritture – Viaggio dentro i paesaggi interiori di 26 scrittori italiani. Suoi scritti e interventi critici sono ospitati in cataloghi, antologie e riviste di settore cartacei e online. Recentemente è stata inserita nelle collettive: ‘Orchestra’ (a cura di Guido Oldani) LietoColle 2010; ‘Il rumore delle parole – 28 poeti del Sud’ (a cura di Giorgio Linguaglossa), Edizioni EdiLet 2015, ‘Sud – Viaggio nella poesia delle donne‘ (a cura di Bonifacio Vincenzi) Edizioni Macabor 2017, ‘Il sarto di Ulm, Bimestrale di poesia’, Macabor Editore, luglio-agosto 2020, ‘Dizionario critico della poesia italiana 1945-2020′ (a cura di Mario Fresa), Società Editrice Fiorentina 2021.
Ha fatto parte di diverse giurie letterarie, ha vinto svariati premi e al Festival Internazionale di Poesia in Versi, in occasione del Premio Nazionale di Poesia “Calabria-Veneto 2023” I edizione, le è stato conferito il Premio alla Cultura per la Poesia.
È presidente dell’Associazione Culturale LucaniArt e su internet cura il Magazine LucaniArt.
Sito web: https://cianciomariapina.wordpress.com/

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Nota di Lettura

Maria Pina Ciancio è “figlia dell’emigrazione degli anni Settanta”. Una condizione che ha influenzato le tematiche della sua poesia, come del resto i flussi migratori nazionali e internazionali hanno continuato a caratterizzare – e in misura crescente – indagini, riflessioni e scritture di vario genere. Negli inediti dell’autrice questa tematica investe diversi aspetti del suo percorso esistenziale, anche in modo indiretto, restando a distanza da rappresentazioni neorealistiche e senza ricalcare aspetti direttamente associabili alla cosiddetta “poesia civile” in senso stretto. Piuttosto il tema riguarda la separazione, la distanza fra elementi diversi, che viene messa in evidenza proprio dagli strappi prodotti dall’allontanamento, dalle forme di esilio e straniamento prodotte dall’emigrazione. Come se tale separazione non solo mettesse in luce singoli elementi caratteristici dei luoghi dell’identità, ma li proiettasse in una nuova dimensione. Si crea una sorta di tensione creativa tra alcuni particolari dell’appartenenza originaria e, anche attraverso la loro memoria, un nuovo sguardo che li percepisce e li rappresenta.
Abbiamo così luoghi o paesaggi legati all’origine lucana dell’autrice: la strada e le terre, l’uscio, l’Appennino. Ma questi luoghi non sono vissuti su un versante nostalgico o banalmente didascalico/edificante (come succede in alcune prove di autori contemporanei). La nettezza e la semplicità di questi elementi richiamano piuttosto un fruttuoso smarrimento interiore, la “connotazione soggettiva” a cui si riferisce la stessa Ciancio nella sua Nota di poetica. Allora si apre un vortice emozionale nel quale il cuore “trema”, si schiude a una rivelazione, a una apparizione inaspettata. Così il respiro rimane intrappolato in certi vicoli d’inverno “ma basta una porta/ che s’apre/ a far ritornare i passeri”. Perché “L’anima può essere ovunque/ se dentro vi germoglia/ un albero, un fiore, un ciuffo d’erba/ o qualsiasi sottaciuta dedizione”. Si tratta di una forma di dedizione alla propria appartenenza originale, quindi alla formazione dell’identità, insieme alla voce dei luoghi, al loro riapparire concreto, perfino attraverso i nomi dei morti.
La percezione di questi elementi avviene come in una sospensione tra riconoscimento e rappresentazione degli eventi. E proprio all’interno di una dislocazione, di un viaggio che poi accelera e si concentra nei versi “fermo dentro un fiato”, il soggetto è presente e vicino, osserva, riconosce i luoghi, la fine del giorno e l’inquietudine del temporale e recepisce gli elementi in gioco: “[…]/ Io non sono lontana/ Io sono qui/ dietro un vetro bagnato/ che conto gli alberi, le case vuote/ le antenne arrugginite/ Tutto già saputo/ tutto che ritorna/ fermo/ dentro un fiato”. Nell’osservazione si alternano e fondono statica e dinamica, elementi del paesaggio immutabile e modernità, gli alberi e le antenne, che ben rappresentano quello che l’autrice definisce in conclusione della sua Nota: “le contraddizioni che caratterizzano un Sud presente e più che mai attuale, fatto ancora oggi di mutamenti e di radicamenti”.

Luigi Cannillo

3 comments

  1. Maria Pina ha detto:

    Ad Adam e Luigi, grazie d’invito, dell’accoglienza e della cura tra e dentro le vostre voci e le vostre parole

  2. Adam Vaccaro ha detto:

    E’ stato un piacere, Maria Pina, grazie a Luigi, averti letto e conosciuta.
    Adam

  3. […] Milano Cosa a cura di Luigi Cannillo, Adam Vaccaro, Laura […]

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