Anticipazioni – Liliana Zinetti

Pubblicato il 15 novembre 2019 su Anticipazioni da Adam Vaccaro

Anticipazioni
Vedi a: https://www.milanocosa.it/recensioni-e-segnalazioni/anticipazioni
Progetto a cura di Adam Vaccaro, Luigi Cannillo e Laura Cantelmo – Redazione di Milanocosa

*****

Liliana Zinetti

Inediti 2019
***
Con un commento di Adam Vaccaro

***

Nota dell’Autrice
Sì è parlato, si parla tanto della poesia che il rischio di cadere nel risaputo è alto. La poesia si fa, semplicemente. Sempre al limite, sfidando i nostri limiti, a un passo dall’abisso. Si fa per amore, per sentire e per sentirsi.

Liliana Zinetti

Le cose che abbiamo perso mentre
cade il giorno con tonfi leggeri
l’ombra sul tavolo una chiazza
che strofino fino al grido del vento
che tormenta abeti curvi nel buio.
Serrato colloquio tra rami e arruffate stelle
rondini gridano le rotte che abbiamo mancato
smarriti in un rifiuto, nello strappo di un’assenza.
Eravamo a un passo dalla bellezza
il volo alto dell’aquila
ma hanno ossa fragili i sogni
tra fiori e foglie morte qualcuno ha scelto.
(Dove va il vento
quando si posa chiedevi
ma era solo il sonno
tra i rami e le stelle)

***
Hai detto: la poesia, oh sì
la poesia
come fiume carsico
come lava di vulcano
fermerà il volo dei tristi uccelli notturni
il battere scuro d’ali alle finestre
ma a nulla è servita
nessuna forma può contenere
appieno
una notte senza stelle.

***
Ma il freddo di questo inverno
scava gli alberi le case
altissime nel gelo
le finestre mute.
Perdevi il nome
diventavi il silenzio inarrivabile
delle sfere
la casa affondava nella neve.
Passi senz’orme e luci nella notte.
Il foglio raccoglieva il becchettare
minuto dei passeri, il tramestio
di presenze invisibili
scioglieva nodi di parole
tentava una misura.
Ma era notte e fu impossibile
perimetrare l’assenza.
Rimase la casa abbandonata
e muta, le grondaie rotte
sotto il peso di un cielo ostile.
Lo strappo la frattura
entravano come rami
dicevano rimani ancora un poco.
Finché durerà la notte
fino all’ultima stella
rimani
a consolare il giorno
a pronunciare il mio nome.

*

Liliana Zinetti risiede a Casazza (Bg) dove è nata nel 1954. Ha pubblicato le raccolte di poesia: Volo di terra, LietoColle 2004; L’ultima neve, Lietocolle 2007; la plaquette Una poesia, Pulcinoelefante, 2008; l’eBook Due (I giorni del sole fermo) Clepsydra Edizioni, 2009, Nel solo ordine riconosciuto, L’Arcolaio, 2009; I cipressi di Van Gogh, Ladolfi Editore, 2011; la plaquette Improvviso il mare, L’Arcolaio, 2012; la plaquette Minime da un fine, CFR, 2013 con fotografie di Viviana Nicodemo.

*

Nota di lettura

L’ascolto del silenzio, azzittendo l’immane parlottìo che sommerge le immagini fragili che scorrono nel loro interminabile corteo eracliteo, che ci circondano e non riusciamo ad ascoltare – finché rimaniamo assordati dal cancan sonoro e spiovente come un bavero intorno al nostro affollato timpano, da voci rumori e musiche che parlano parlano e non dicono nulla. Ecco allora, la voce del silenzio, che in forma di poesia comincia ad articolare cose, nomi, suoni che legano visibile e invisibile, finalmente connessi e tesi a moltiplicare sensi e reale, a danzare dentro un cavo ruvido di roccia scavata che lava il cerume, e fa del nostro un orecchio di Dioniso.
Credo sia la motivazione e l’insofferenza che articolano e ramificano gli intensi disegni dello sguardo acceso di Liliana Zinetti, da cui si alzano suoni di luce, liberati e intrappolati insieme, nell’opaco schermo-foglio del suo poièin: “la poesia, oh sì/ la poesia/ come fiume carsico/ come lava di vulcano/ …/ ma a nulla è servita/ nessuna forma può contenere/ appieno/ una notte senza stelle.”
La poesia è l’antro dei paradossi, in cui la lucida coscienza dei suoi limiti alimenta e non spegne il suo inesauribile bisogno, per cui “Le cose che abbiamo perso mentre/ cade il giorno con tonfi leggeri” e “Perdevi il nome/ diventavi il silenzio inarrivabile/ delle sfere”, “Il foglio raccoglieva il becchettare/ minuto dei passeri, il tramestio/ di presenze invisibili/ scioglieva nodi di parole/ tentava una misura/ Ma era notte e fu impossibile/ perimetrare l’assenza.”
Eppure, “Finché durerà la notte/ fino all’ultima stella/ rimani/ a consolare il giorno/ a pronunciare il mio nome.”, “fino al grido del vento/ che tormenta abeti curvi nel buio”, mentre “tra rami e arruffate stelle/ rondini gridano le rotte che abbiamo mancato”.
Risulta evidente come questo poièin venga teso e costruito tra tre poli-immagini: la notte, il silenzio e l’oltre invisibile, cercando parole che lottino contro un cielo senza stelle di senso, e facciano dire ciò che tace. Un risultato che Liliana coglie con maestria e sonorità di versi ricchi di catene allitteranti capaci di legarci col loro dipanarsi, perché non sono giochi verbali che becchettano il foglio e replicano il vuoto, ma suoni del senso complesso e molteplice delle rotte di vita cercate.

Adam Vaccaro

7 comments

  1. Liliana ha detto:

    Ringrazio per l’accoglienza e per la sentita nota di Adam. Con un augurio di buona vita e poesia.

  2. Annalisa ha detto:

    Testi belli e delicati danno vita a un’atmosfera di intimità ma anche a “un oltre” non visibile ma comunque presente.

  3. Gianfranco ha detto:

    Sempre bello leggerti, cara Liliana! Tuo Gianfranco.

  4. Fabrizio Bregoli ha detto:

    E’ sempre bello e un’esperienza intensa, emotivamente ed esistenzialmente, leggere Liliana Zinetti. Con la semplicità e la linearità dei suoi versi, sempre in bilico fra silenzio e suono, l’icasticità visiva ed essenziale delle immagini che sono radicate in una serie di motivi conduttori tutti suoi, la poesia di Liliana ribadisce con insistenza e grazia il senso della precarietà della vita, comune a tutti noi, ci aiuta a pronunciarla, forse per poterla esorcizzare un po’, come ci aspettiamo che possa fare la poesia.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *