Anticipazioni – Domenico Cipriano

Pubblicato il 1 marzo 2018 su Anticipazioni da Adam Vaccaro

Anticipazioni
Vedi a: https://www.milanocosa.it/recensioni-e-segnalazioni/anticipazioni
Progetto a cura di Adam Vaccaro, Luigi Cannillo e Laura Cantelmo – Redazione di Milanocosa

*****

Domenico Cipriano
Poesie Inedite

***
Con un commento di Laura Cantelmo

***

Nota di poetica
Queste poesie sono state scritte mentre era in uscita la raccolta “L’origine” (Edizioni L’Arcolaio), nei primi di dicembre 2017, e ne avrebbero voluto far parte. Pertanto le considero una continuazione del dialogo, mai interrotto, tra echi di memoria, vite marginali e ricerca della grazia, dove frammenti di storie universali o di cronache domestiche si mescolano nel divenire della nostra esistenza. Essendo un work in progress potrebbero non essere stesure definitive.

Domenico Cipriano

Nel modo di parlare
con le guance compiacenti
quel cliente obeso
aveva con sé un pezzo di me dimenticato.

Avrei voluto sedermi e ascoltarlo
al calore della tavola
da tempo apparecchiata, la risata
rilassata.

E più ripenso a quella scena
più ritrovo la pazienza assorbita negli anni

la serena nostalgia degli amici
che trascinano i ricordi tra bottiglie di rosso
e piatti enormi.

Un tempo lontano ogni tanto ci cerca
affabulando col silenzio, masticando il cibo.

*
L’inverno si vede dalle ginocchia piegate
dei vecchi, dai loro corpi
rannicchiati.
Dalla voce rauca – che racconta
la vita – un tintinnio di case si duole della neve
che si adagia senza sosta
tra le braccia spalancate della piazza.

Ci abbracciano stasera – il ricordo
segnato – e beviamo china riscaldata.

Domani il pane arriverà comunque.
E si gioca a tressette
per asciugare le chiazze
della neve sciolta.

*
Ci cerchiamo nella memoria
sepolti tra gli oggetti
nei segni degli eventi.

Ci crogioliamo
nel ricondurci ai vecchi
credendo
che un pezzo di altri ci appartiene.

È una scheggia
un passaggio appena decifrato del cammino
che dimentichiamo poco a poco

assimilato dalle voci

quelle parole che della terra hanno poco
se non il suono del vento clandestino
che disperde la polvere sui tetti.

*
Il mare racconta storie antiche
gli uomini si trascinano
isolando le ombre
noi siamo zattere sul fuoco
le onde sono lingue di ghiaccio.

Nell’oasi l’acqua è vita
qui è distanza dall’eternità

e la leggenda si sposta lungo i fiumi.

Costruiamo fontane
per ricordare il corso dell’acqua.

*
Ho nostalgia di un luogo
che non ho mai visitato.

Della sua lingua straniera e della musica
che ne è radice. Del sole mentre scompare
e della nebbia paziente
in cui immagino i volti la sera.

Un paese che non ha percorso il corpo
destinato a imprimere memoria

ma la mente ogni notte crea
trascinando nel pensiero ciò che sono stato
e ho desiderato.
E nelle sue contrade ci incontriamo
per tracciare i nostri passi: due equilibristi
sopra questi abissi.

*

Notizia Biobiblio

Domenico Cipriano. È nato nel 1970 a Guardia Lombardi (AV), vive e lavora in Irpinia. Già vincitore, nel 1999, del premio Lerici-Pea per l’inedito, ha pubblicato le raccolte di poesie: Il continente perso (Fermenti, 2000 – premio Camaiore proposta); L’enigma della macchina per cucire (L’Arca Felice, 2008), Novembre (Transeuropa, 2010 – rosa finalista del premio Viareggio-Rèpaci), tradotto negli USA a cura di Barbara Carle con il titolo di November (Gradiva Publications, New York, 2015, presentato al ‘Center for Italian Study’ presso la New York University in Stony Brook); Il centro del mondo (Transeuropa, 2014) e L’origine (L’arcolaio, 2017) Collabora con artisti di vario genere per specifici progetti; ha pubblicato il CD di jazz e poesia JPband: Le note richiamano versi (Abeatrecords, 2004) e dal 2010 guida la formazione ‘Elettropercutromba’. È redattore della rivista di studi europei ‘Sinestesie’. www.domenicocipriano.it

*

Nota di lettura

Di cosa è fatto l’essere umano, se non principalmente di memoria? Non solo di memoria genetica, ma di fatti, persone e cose che segnano e costruiscono la storia di ciascuno e di tutti, a cui sovente ricorre l’ispirazione poetica. Ciò che interessa a Cipriano è quella materia complessa e difficile da definire, quel quid che si agglomera mediante i rapporti che stabiliamo con l’Altro, dei quali resta un segno indelebile che diviene parte (“scheggia”) di noi. La nostra esistenza prende forma e senso dal confronto con l’umanità che abbiamo frequentato, con cui siamo entrati in relazione, divenendone il testimone. “Tutto un uomo, fatto di tutti gli uomini”, diceva di sé J.P. Sartre. Categoria cara a diversi movimenti filosofici e letterari del secolo scorso, in particolare alla psicoanalisi, la memoria si impreziosisce qui di un valore profondamente “umano” che plasma ciascuno di noi attraverso il ricordo di momenti con-viviali, del piacere di con-dividere stando insieme, che sfocia nella nostalgia di quello che il passato ci ha dato.
E tuttavia non c’è malinconia nei versi di Cipriano. Il fatto di tornare al tempo trascorso ma non svanito, l’interpretazione “diacronica” del nostro modo di essere, nel cammino che si stinge nell’eterno fluire, richiamando anche gli “oggetti” che dipingono e completano la scenografia della nostra vita, ci consegna quel tanto rimasto impresso dentro di noi, aggrega persone e cose ridando vita a situazioni altrimenti destinate all’oblio: ”Costruiamo fontane/ per ricordare il corso dell’acqua”. Dal mare, ai fiumi, portatori di storia e leggende, l’acqua è misura della nostra “distanza dall’eternità” (“Il mare racconta storie antiche”). La metafora perfetta che tutto racchiude.
A tal punto il legame con l’Altro è importante per il Poeta da ispirare in lui il desiderio, la curiosità di futuri incontri, di luoghi e persone sconosciuti, il sogno di esperienze ancora da vivere e che potrebbero arricchire ulteriormente il suo Io (“Ho nostalgia di un luogo”). Un sogno “che la mente ogni notte crea”, sintesi di passato e futuro, una sfida da “equilibristi/ sopra questi abissi”.

Laura Cantelmo

4 comments

  1. Duridorecchio ha detto:

    Splendide poesie, splendida nota poetica.

  2. dawnofgames ha detto:

    Ed e”amore alla terra ch”e” buona, se pure vi rombano abissi di acque, di stelle, di luce.. S. Quasimodo

  3. Vanessa ha detto:

    Duridorecchio ha detto:, thank you ever so for you post.Much thanks again.

  4. gabriella musetti ha detto:

    Interessante l’osservazione della vita nelle sue diverse forme e la scelta di guardare fuori di sé. Grazie di queste poesie e a tutta la redazione dl lavoro fatto.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *