Ucraina e oltre – La complessità che manca

Pubblicato il 5 aprile 2022 su Temi e Riflessioni da Adam Vaccaro

Ucraina, domande e ricerca di complessità

Adam Vaccaro

(su http://www.milanocosa.it/temi-e-riflessioni/ucraina-e-oltre-la-complessita-che-manca)

 

1 – Nel crogiuolo in atto

Il crogiuolo delle vicende tragiche in corso, che proseguono e cambiano di giorno in giorno, stimola riflessioni incessanti, se non si è convinti di aver acquisito la Verità definitiva. La Cosa è veramente come un’istrice piena di aculei, che coprono il corpo, nascosto da uno tsunami ideologico orientato al 90% verso un Occidente fonte di ogni Bene.

Sia chiaro, Putin è un male criminale che, insieme al suo sistema oligarchico, ha anche stupidamente sbagliato tutto. Però vorrei un altro rapporto tra visioni diverse secondo lo stesso pensiero illuminista borghese, ma anche ricordando quello che diceva il 3° presidente degli Stati Uniti, T. Jefferson: “Se il governo ha paura del popolo c’è democrazia e libertà”. E la democrazia si misura dallo spazio dato a chi critica. Essere arrivati a cancellare convegni su Dostoevskij o a escludere da manifestazioni sportive e culturali (persino gare di gatti) partecipazioni di Russi, solo perché russi, mi spaventa e fa stare male, mi ricorda venti maccartisti e ideologie opposte a quella che viene propagandata. Questo per me è dolore intollerabile, come quello per le popolazioni massacrate (non solo in Ucraina), di guerre dell’Occidente per liberazioni dal comunismo (Vietnam o Cile), per difesa della democrazia, per armi chimiche nascoste (medioriente), ecc. Tutte ragioni che se poi si rivelano false e strumentali, passano anni e decenni, e amen. Sono frutti di una logica binaria, 0-1, o con me o contro di me, da logica religiosa fondamentalista di un dio assoluto. Non a caso il titolo del mio libro “Google – il nome di Dio”, con denuncia e irrisione di una Hybris che predica e promette il superamento di ogni senso del limite, naturale e umano, distrugge ogni principio etico e si appropria con ciò – per credenti e non credenti – dei luoghi del sacro.

È la logica del capitalismo imperialistico, prevista dall’analisi economica e che è stata tema della mia tesi “Teorie economiche dell’imperialismo” del 1969. La cosa pazzesca (oggi inimmaginabile) è che essa fu condivisa da docenti dell’Università Cattolica. Nell’attuale quadro, di trionfali concentrazioni oligarchiche di ricchezze e di potere, occorre ben distinguere per l’esercizio di un adeguato pensiero critico, i popoli e le loro culture dai vertici del potere che, pur vestiti di ideologie contrapposte, tendono allo scontro tra gli attuali tre principali blocchi mondiali: America, Russia e Cina.

Per questo non facile esercizio, Dostoevskij, Tolstoi, come Hemingway, Darwin, Twain, Masters, Whitman ecc ecc, sono carne dei nostri corpi, identità, culture e scritture, e non vanno confusi con governi e poteri, che agiscono in nome di interessi non dei popoli, ma di pochi possessori di ricchezze immense, a oriente come a occidente. Questa distribuzione ignobile è la vera fonte di ogni male. Produce armi, ipocrisie, falsificazioni e menzogne che si scoprono magari solo decenni dopo. Dopo aver strumentalizzato anche i sentimenti umani più nobili con propaganda assillante, oggi più potente di tutte le epoche precedenti.

È un quadro che richiede uno sforzo di visione della complessità, che per me è possibile solo se parte dal basso e fa riferimento ai popoli e alle rispettive identità culturali. Una cosa mostra questa guerra: il sogno della globalizzazione di ridurre a Unum il mondo è follia e delirio di onnipotenza. La vita è ricchezza di molteplicità, complessità, per me ricerca costante sin dagli anni ’60. In quegli anni entrai e uscii dal PCI, perché la sua radice staliniana era inconciliabile con l’analisi da me condivisa di quella forma di capitalismo di stato – al pari di quella cinese. Ne scrissi testi poetici (in La vita nonostante) e saggi pubblicati su riviste. Perciò gli orrori dello stalinismo li ho rigettati e analizzati da più di 50 anni. Ma oggi se si criticano i poteri occidentali, si rischia di passare per putiniani. Degrado ridicolo delle derive ideologiche in atto.

I mass-media, al pari degli strumenti finanziari e delle armi che sparano, sono armi di potere, che tendono a uniformare la massa in una visione consonante agli interessi dominanti, sintetizzabili in Occidente nel Dollaro. Per questo la guerra in corso la vincerà l’Occidente, e la Russia (Putin o non Putin) tenderà a implodere e a ridursi a dominio cinese. Ma la domanda è: questo è nell’interesse del fantasma Europa ridotta a sua volta a zerbino Usa e getta? La logica sarebbe di un interesse oggettivo dell’Europa a interscambi con la Russia, ma lo zio Sam non vuole e quindi è Guerra. Questa guerra non è tra Russia e Ucraina, ma tra Russia e America. E la Russia stessa non è obiettivo unico o finale, che è bi o triforcuto contro Europa e Cina, per cui Zelensky – populista creato e benedetto dallo Zio d’America – non a caso parla di 3° Guerra Mondiale. Pura follia parlarne, di un rinato Dottor Stranamore, come fossimo ancora nel ‘900, dimenticando la Bomba.

Per cui, questa Guerra temo sia appena iniziata e, se non finirà in una apocalisse atomica, durerà decenni. Aumenteranno armamenti (trionfalmente annunciati) e diminuiranno, inevitabilmente, le spese sociali, quindi aumenteranno i poveri, assistiti non più da uno Stato, ma affidati ad assistenze di volontariati e/o elemosinieri di rete che affollano spazi pubblicitari, tra deodoranti e pannolini. In una immonda aureola ideologica che, mentre spaccia il corollario di poter risolvere le piaghe del mondo con la carità, la riduce a merce, mercato e affare.

Dopo di che, anche se spero che i miei timori siano esagerati, se la Russia diventerà appendice del boa cinese, a noi europei e alla ricchezza delle nostre identità e culture cosa resterà? Saremo ancora vivi sopra l’attuale espressione geografica, incollata con lo sputo di oligarchie finanziarie? Domande che, se appaiono retoriche certezze di una catastrofe senza rimedio, contengono una disperata resistente speranza umana del contrario. Le mie sono perciò domande aperte, nel contesto in cui siamo, e su cui abbiamo il dovere di continuare a riflettere e a confrontarci.

Vedi una prima versione di questa parte anche sulla Rivista “Odissea” del 5 aprile 2022, https://libertariam.blogspot.com/2022/04/confronti-ucraina-e-oltre-di-adam.html

2 – Dentro e intorno l’Ucraina

Per quanto riguarda specificamente l’Ucraina, bisogna rinviare e riferirsi a ricercatori storici del livello di Alessandro Barbero, Alessandro Orsini, Cristina Carpinelli, ma anche a giornalisti con informazioni non improvvisate e non propagandisticamente preordinate, come Michele Santoro. Sono tra le fonti e gli esempi anche di coraggio, utili alla conoscenza della lunga storia di un territorio che solo da pochi anni, tra notevoli diversità interne e interessi esterni, è pervenuto a una forma di Stato-Nazione. Ma solo un’adeguata conoscenza può far acquisire una capacità di resistenza a un mainstream di media al servizio del pensiero unico dominante.

Un pensiero consono a strutture sociali che – in Russia, come in Cina e in tutto l’Occidente – sono costituite da concentrazioni orrende di ricchezze, con oligarchie che controllano i governi e non il contrario, e lasciano alle popolazioni solo briciole a percentuali di poveri che dovrebbero causare rivoluzioni sociali. Una ipotesi che tuttavia, in mancanza di una coscienza di classe con sue adeguate organizzazioni e rappresentanze, resterà tale, finché critica e azione sociale verticale, dal basso verso l’alto, non raggiungeranno la minima consistenza necessaria. E dunque le oligarchie della barbarie sociale in atto, continueranno a farsi la guerra per affermare il dominio dell’una sull’altra, strumentalizzando con le loro propagande i popoli come polli di Renzo, per guerre orizzontali che ne fanno da sempre carni da macello.

Al fine dell’elaborazione di un pensiero critico autonomo, non appena si entra nei corpi economici e sociopolitici, si può verificare che anche in Ucraina la realtà è fatta di un intreccio di oligarchie, che utilizzano cinicamente forze politiche di ogni tipo, dalle cosiddette democratiche alle filonaziste, purché assecondino i loro interessi. Non basta perciò sapere che siamo nella fase estrema del capitalismo imperialistico, bisogna cercare di non farsi trafiggere dai suoi aculei, prima di tutto mentali, incistati da un carapace aggressivo e teso a espandere le proprie aree di influenza.

È una sfida molto difficile, contro una potenza propagandistica che presenta questi aculei come fiori di gelso. Ovviamente solo i propri. Allora se Putin è la spada di oligarchie indiscusse, chi determina le scelte e i governi in Europa e in Usa? Dopo la liberazione da Trump (escrescenza anomala di una destra sovranista), le oligarchie “democratiche”, tese all’espansione dell’area di influenza americana, hanno ripreso con forza le strategie fondate su tale obiettivo nello scacchiere internazionale, fondate storicamente e ideologicamente sulla espansione della (loro) democrazia in tutto il mondo.

I vari presidenti americani sono stati con sempre più evidenza, facce ufficiali che dovevano assecondare gli interessi economici a favore della loro elezione. Volti spesso con rigidità di marionette e slabbri di stupidità, meno che mai di livelli e capacità di visione autonoma, anche in quelli apparentemente più indipendenti. Ma certo, Bush a destra e ora Biden a sinistra, sono esemplari da antologia.

Quali interessi rappresenta Biden? Quelli del popolo americano o è il volto di cartapesta agli ordini dei veri poteri, che vogliono armamenti e guerre tese a espandere la propria area di influenza? E chiedono all’Europa di svolgere il ruolo di maggiordomo? L’Ucraina (insieme ad altri Paesi dell’Est Europa) è stata oggetto nel corso dell’ultimo decennio, di interventi politico-economici da parte dell’intreccio Nato-Usa. Azioni riuscite e inefficacemente contrastate dalla Russia, per questo dico che l’attuale intervento bellico di Putin è sbagliato e perdente, rispetto a una Ucraina ormai occidentalizzata e conforme alla relativa ideologia. La quale è il paradigma di un ircocerco ossimorico, di democrazia autoritaria. Anche in Ucraina, ritroviamo infatti gli stessi torrioni oligarchici, che tengono la popolazione di un territorio pur ricchissimo, in uno stato di povertà estrema (vedi le tante donne spinte a emigrare da decenni in Italia e altrove, per fare le badanti e poter sopravvivere). Lo stesso Zelensky è sostenuto da uno di tali oligarchi, in un quadro storico e sociale che è un ginepraio di divisioni (narrate come unitarie dalla propaganda occidentale), con quattro confessioni religiose, e centri economici e politici contrapposti, che non escludono ideologie nazionalsocialiste (non solo quelle del Battaglione Azov), fino a farne date di ricorrenze nazionali ed esponenti di governo.

L’azione militare di Putin, oltre a essere fonte di crimini e orrori, è perciò male tra altri torti e mali, a cominciare dalle suddette manovre economiche e politiche degli USA (denunciate dal leader democratico Sanders, e perfino da qualche esponente della Cia) tra stragi nel Donbas ignorate dai media, miliardi di Dollari, armi e centri di addestramento militari, ancora in essere, gestite con cacciatori di teste e attiva partecipazione anche del figlio di Biden, John, È stato un progetto articolato, che la Russia non ha saputo contrastare con pressioni e denunce internazionali, che ha influito su oligarchie e una popolazione stanca, impoverita e allettata dalla speranza di una vita migliore sotto l’ombrello occidentale. Per questo dico che Putin non solo non può vincere in Ucraina, ma men che mai allargarsi oltre. Ipotesi-minaccia, questa, della propaganda occidentale più prona agli USA, per giustificare prospettive di guerra e non di pace, la quale rimane possibile solo con una collocazione neutrale del territorio ucraino. Ma è una possibilità realistica, tra logiche imperialistiche che hanno l’obiettivo della distruzione completa dell’avversario?

Marzo-Aprile 2022                                                                                                                                                                                             

Adam Vaccaro

 

 

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