Le Geometrie Scalene di Laura Cantelmo

Pubblicato il 8 marzo 2017 su Recensioni e Segnalazioni da Adam Vaccaro

Le Geometrie Scalene di Laura Cantelmo

di Vincenzo Guarracino

È una scrittrice, Laura Cantelmo, che, ancorché da una posizione appartata e dimessa (l’ultima raccolta, Un luogo di presenze, risalendo al 2005), da anni si propone sulla scena non soltanto di Milano (è membro dell’Associazione Culturale Milanocosa cui presta un fattivo contributo) come una presenza critica e poetica di notevole interesse, tanto da salutare con vivo plauso chi, come Roberto Caracci, se n’è occupato approfonditamente auspicando altresì che altri le dedichino una riflessione non solo parziale, quale può essere l’occasionalità della recensione di un libro.

Per cominciare a parlarne ecco dunque la sua più recente fatica, la raccolta Geometrie scalene. Poesie 2005-2015, edita da Marco Saya e accompagnata sul piano critico da Adam Vaccaro, che dell’Associazione Culturale è lodevolmente da sempre infaticabile e riconosciuto demiurgo.

Geometrie scalene: come dire situazioni geometricamente irregolari, “sghembe” e sbilenche, con angoli e lati diversi e non congruenti, non facilmente descrivibili e inquadrabili, sfuggenti ad ogni razionale catalogazione e comprensione, quale può essere la vita stessa nel difficile e complesso strutturarsi dei suoi rapporti esistenziali e sociali, nel dispiegarsi del teatrino di “maschere” che la compongono, il cui inquietante affannarsi l’autrice raccoglie e costringe nei suoi versi, nella “brace breve” di una scrittura.

È proprio questa immagine, della “brace breve”, contenuta nel testo eponimo della raccolta, che mi sembra suggerire la cifra stilistica per comprendere il “messaggio” (si chiamava così una volta) di questa esperienza di parola: come dire che la vita precauzionalmente va guardata, sì, da una certa distanza, anzi dall’alto, come suggerisce il testo d’apertura, Il falco nella sera, senza però rinunciare al potere suggestivo del lasciarvisi coinvolgere, all’energia morale che la sua visione può ancora conferire alla fantasia e al cuore, come un sogno e un’utopia di bellezza mai completamente rimossi e dimenticati, e che a intermittenza ricompaiono nella gamma di registri espressivi, di volta in volta, corrosivi, demistificanti, lirici o nostalgici, tra rabbia civile e accensioni amorose.

È in questo gioco, tra auspicio di un “cibo d’amore” e rimpianto di “felicità perdute”, tra “la vita / che sogniamo” e la constatazione del “brutto” che l’assedia, che la “poesia” celebra la sua persistenza in questi versi della Cantelmo.

È alla sua luce e sui suoi passi (ancorché lenti, senza fretta, “di lumaca”, alla stregua forse di un montaliano Piccolo Testamento), che l’autrice invita a riandare continuamente col ricordo per ritemprarsi e “scaldarsi”, nella maniera confacente a una civiltà espressiva tutta al femminile, fatta di educati e commossi cromatismi, sgombra di “inutili orpelli”, attenta all’”umano”, come in un testo importante della seconda sezione, La vita autentica.

È proprio questo che Adam con complice empatia critica indaga nella ricerca espressiva di Laura Cantelmo cogliendone ed indicandone la radice nell’esigenza dell’autrice di doversi costantemente rapportare attraverso la scrittura con la complessità del reale, con l’immensa molteplicità di forme offerta continuamente alla sua coscienza.

Il risultato è, come rileva con lucidità Vaccaro, un processo “svolto non in un immaginario ante rem, ma in una tensione a essere in re, a essere fattore adiacente e energia nell’incessante processo di metamorfosi della vita”.

In questa chiave, si capisce che quel che importa all’autrice, è ben altro che il gioco verbale appagato di sé: è la passione stessa della rappresentazione, l’esercizio di parola che attiva la visione (fantastica, ideologica) sulla scena di un mondo che somiglia maledettamente a quello che quotidianamente è sotto i nostri occhi strutturandosi nei gangli semantici di un testo portatore di verità, di fronte ai quali chi legge non può che soffermarsi in un “perimetro di attesa” solo apparentemente “angusto”.

Vincenzo Guarracino

Laura Cantelmo

GEOMETRIE SCALENE

Poesie 2005-2015

Marco Saya Edizioni, Milano 2016

pp.89, 12,00 e.

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