Beno Fignon

Beno Fignon

Beno Fignon, friulano, giornalista pubblicista, collaboratore della pagina culturale de Il Gazzettino e dell’inserto culturale del quotidiano della Cisl Nazionale Conquiste del lavoro, impegnato in movimenti culturali e sociali, socio di Milanocosa dal 2004, vive a Milano. Vincitore di vari premi di poesia e prosa, ha pubblicato:

poesia

L’intelligenza (gratis) barattata al 1000%, Gorlini, Milano
Isla de Pascua, Società di Poesia, Milano (finalista al premio Poesia Nuova, Campobasso, vinto da Edoardo Sanguineti
Dialet (poesia in friulano, ed. di Via Manin 18, Spilimberc)
Li’ castelanis (poesia in friulano con traduzione a fronte), citato in Franco Brevini Le parole perdute, Dialetti e poesia nel nostro secolo, Einaudi 1990. Da questa raccolta le poesie vincitrici del S. Vito al Tagliamento per il friulano (in giuria Andrea Zanzotto e David Maria Turoldo)
Erosmetro, Tracce, Pescara. Prefazione di Gilberto Finzi.
Sine glossa, Edizioni del Leone, Spinea (VE). Finalista al S.Vito al Tagliamento in lingua (in giuria Andrea Zanzotto) e recensito con la poetica dell’autore da Giorgio Barberi Squarotti in Il secondo Ottocento e il Novecento, contenuto in Storia della civiltà letteraria italiana, V 2, UTET, Torino
Haiku furlans. Poesia dei magredi (poesia in friulano con traduzione a fronte), Società Filologica Friulana,Udine

prosa

L’arco del tempo, Edizioni Biblioteca dell’Immagine, Pordenone
Cellina, Edizioni della Biblioteca dell’Immagine, Pordenone (terza ristampa), vincitore del Città di Milano 2000
Voci autentiche della Valcellina. Scrittori poeti scultori fotografi documentaristi, Ellerani, S. Vito al Tagliamento

aforismi e satira

L’altra metà del cesio, Nuova Brianza, Como
Aforismi, Campanotto, Udine
Risus taschabilis, Nuova Brianza, Como
Mille e un respiro, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 2003 (2° edizione: 2004)

fotografia (mostre realizzate)

Immagini ad affetto (Montereale Valcellina)
Molassa, Molassa e fiaschi de aga (Andreis)
Cellina, il fiume dell’infanzia e della vita (Basilica di S. Carlo, Milano)

Danzavo nella luce

È la prima neve il primo fuoco
il vento e la polla sempiterna
scroscio e suono pitagorico di astri
gemma intonsa e scoppio di mimosa
memoria, tuffo di guance animate
sapessi quanto può ferire un canto
di voce innata non laureata
saudade buona di un eden perso
promessa soffice al cuore terso
il sangue a fiotti della melodia
che s’impiglia rusticamente ai rami
dei molti giorni e delle lontananze
sistole diastole in movimenti
di festa intensa e di sospiri
quanto assoluto in piccolo niente.

“prima del mondo e che tu nascessi
Io nel cielo danzavo e nella luce” *

al ritmo di un canto popolare.

* dalla Bibbia

Natale o del limite
[Luca 2, 1-20]

Nel primo impero globale
si verificò il particolare
la gloria dell’alto dei cieli
confusa in una mangiatoia
derisibile Giuseppe
derelitta Maria
deregulation bambino.

Pax romana et potestas
come si dice in latino
tasse e corvées militari?
Il granello si è insinuato
negli ingranaggi A B C
di Augusto-Barabba-Cesare
il Dio tremendo è tremante
il Dio affascinante è fasciato
il Dio potente è limitato
regala uno sguardo capovolto
interviene nella storia
è l’ucciso l’affamato il denigrato

noi certamente altro cercavamo.

Laura a 40 anni uccisa da un male
(Titolo da Il Gazzettino di Pordenone, 6.2.2003)

Molto dirà il nome
non così il sicario analfabeta
non il luogo né l’ora
poiché prima non li conosciamo
né si svelano poi.

È sempre autunno
e tutte hanno un male le foglie
ma chi fra esse lo ha conosciuto
senza esserne travolta
resiste
si inoltra molto nell’inverno
passa il testimone alle gemme
e quello sarà l’inevitabile e l’inesprimibile
svelatosi, insieme al male,
in una calma attesa
in una fede nella saldezza dell’albero.
A chi ha sarà dato
Paradossalmente
non nella vita abbondante
ma in quella carente
la morte sarà ingombrante.

Per sempre
Viveva un giovane sulla montagna
e una fanciulla dai capelli neri
dal piano volgeva là i pensieri
irreali come quando l’uomo sogna.

Nell’argento del fiume sempre in piena
tuffava il giovane moti rossi
ardimentosi e ardiva passi
carezze avvolgenti più che lana.

“Porta il cuore di tua madre se m’ami”,
cinica disse sapendosi amata.
Alla madre svenata rubò il cuore

s’affrettò su dirupi e ricami
inciampò, e la voce dell’obliata:
“Ti sei ferito, figlio mio d’amore?”.

(Versione poetica di un racconto armeno)

Aforismi

L’aga, vita fres’cja e clara / a me coreva davóur / coma un fóuc salvade.
(L’acqua, vita fresca e chiara / mi rincorreva / come un fuoco fatuo).

Mil ans de Valcelina / ‘na vita d’uvièr / seràz dentre la devoziòn.
(Mille anni di Valcellina / una vita d’inverno / chiusi dentro la devozione).

Mai cjatât un prât de flóurs / ch’al àipe dit / no me sint modernu.
(Mai incontrato un prato fiorito / che abbia detto / non mi sento moderno).

Al soréle e la luna / i no sarés mai finîz / no contâve mai i dîs.
(Il sole e la luna / non sarebbero mai finiti / non contavo mai i giorni).

A te clama chiél florût / fèrmete, n’as-tu i vuóe? / al à mitant studiât par te.
(Ti chiama quel fiorellino / fermati, non hai gli occhi ? / Ha tanto
studiato per te).

Aga met tu à tal cóur / i piraña dal fréit / ma tu me s’cjalde istéss.
(Fiume mio hai nel cuore / i piraña del gelo / ma mi riscaldi
lo stesso).

Parcé sos-tu partît
e prope ta la vierta bel bel ?
‘E ‘vève un ànzal cjochetél.

Perché sei partito
e proprio in primavera alla chetichella?
Avevo un angelo ubriacone.

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