scuola

Scuola e berlusconistan

Pubblicato il 3 marzo 2011 su Temi e Riflessioni da Adam Vaccaro

Tra le varie risposte di giornalisti, politici e altri all’ennesimo schizzo della cloaca berlusconiana, questa volta contro la scuola, scelgo due prese di posizione trattedalla news letter di LucidaMente (www.lucidamente.com)

A.V.

LETTERA DI UN INSEGNANTE A BERLUSCONI – Egregio signor presidente, attaccando la scuola pubblica lei ha offeso TUTTI gli italiani che credono e hanno sempre creduto nella scuola italiana; e gli insegnanti che, con stipendi da fame, e grandi sacrifici, difendono i loro studenti da strumentalizzazioni che in ogni momento giungono dalla sua parte politica, tentando di delegittimare gli ideali di Democrazia, di Libertà, di Uguaglianza, di Giustizia che la Costituzione della Repubblica italiana garantisce. Nonostante la sua permanenza a Palazzo Chigi. Lei, signor presidente, scagliandosi contro la scuola pubblica, offende la memoria e l’onore di tutti quelli che sono morti per questa nostra Repubblica; di tutti quelli che vi hanno lasciato la vita sperando di vedere un’Italia migliore di come era toccata a loro. Queste sue dichiarazioni hanno riempito d’ignominia le attuali commemorazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Con questa sua asserzione, forse è riuscito a irretire “cattolicisti” e “vaticanisti”, non certo i veri cattolici e, men che meno, i veri cristiani. Lei nemmeno sospetta credo, per quale motivo, all’atto di scrivere la Costituzione, i Padri fondatori abbiano deciso di fare in modo che lo Stato si facesse carico dell’istruzione del propri cittadini. Perché ricordavano perfettamente quanto, sotto la monarchia e nei secoli passati, fosse difficilissimo istruire i figli di TUTTO il popolo. Soltanto chi aveva a disposizione un cospicuo reddito si poteva permettere di far studiare i propri figli; gli altri no. Questa ingiustizia di fondo è stata eliminata dalla Costituzione della Repubblica italiana la quale è fatta talmente bene che è stata pensata anche per poter essere vilipesa da gente della sua risma. Perché, diciamolo chiaramente, signor presidente, lei si scaglia contro la scuola pubblica, che tra l’altro è già ridotta ai minimi termini grazie alle “larghe” vedute dei suoi gregari al Ministero dell’Istruzione (ex “pubblica”), perché la scuola pubblica prepara seriamente i propri studenti; perché la scuola pubblica è garanzia di pluralità e conoscenze illimitate. Soltanto attraverso la scuola pubblica i cittadini possono acquistare uno spirito critico, libero da condizioni e vincoli. Appoggiando la scuola privata lei, signor presidente, illustra pienamente il suo disegno politico che vuole, anzi pretende, frotte di studenti, e quindi di cittadini, supini acquirenti, sudditi consumisti e teledipendenti inebetiti ed ottusi, tali, cioè, da poter essere manovrati facilmente. La scuola pubblica, invece, con la sua caparbia insistenza sulla pluralità, sulla integrazione, sul massacrante lavoro legato ai diversamente abili (nonostante i tagli ministeriali); sull’attenzione verso le famiglie (nonostante i tagli sugli orari, specialmente nella scuola primaria); sulla incorruttibilità dei princìpi e degli ideali democratici, prepara cittadini non facilmente manovrabili dai prepotenti, arroganti e dispotici presidenti del Consiglio come lei. Da un mite insegnante che non è comunista e non ha tessere di partito, ora offeso ed arrabbiato, che si permette di dire la sua al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Attendendo le inevitabili ritorsioni di rito,
si sottoscrive. (Francesco Cento)

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