A. Vaccaro

Nelle vene del mondo – Donato Di Poce

Pubblicato il 18 gennaio 2024 su Recensioni e Segnalazioni da Adam Vaccaro

Donato di Poce, Nelle vene del mondo, I Quaderni del Bardo ed., Sannicola (LE) 2023

Nota di lettura di Laura Cantelmo

Nella vasta bibliografia di Donato di Poce, ricca di raccolte poetiche, di aforismi e di saggi sull’Arte e sulla Letteratura, questo recente volume delinea, come si conviene a un’autoantologia, il ritratto dell’artista, evidenziando le predilezioni creative e di ricerca dell’Autore ed enucleando i principi di poetica elaborati lungo il suo percorso di scrittura e di esperienza umana.
L’arco di tempo copre una curva non indifferente: 2000-2022, partendo dai giovanili testi di argomento amoroso e giocosamente erotico, nei quali si intrecciano, fondendosi, la ricerca della parola e della verità del discorso poetico, che sono i principi di riferimento di questo Poeta. L’autenticità del linguaggio, a suo parere, deve di necessità evitare orfismi e parole innamorate-modalità ormai un po’ usurate che nei decenni precedenti avevano dominato la scena letteraria nel nostro paese, senza mai scomparire del tutto.
Rivelatori sono i primi versi del testo d’inizio, Orizzonte d’attesa: “Nell’orizzonte d’attesa/ restano le parole che non trovo/ mentre nella mia terra perdo il respiro/e schegge d’oscura passione/ dilegua il mio cuore/ e quel che taccio/ ha sempre il sapore dell’incanto”. L’apparizione di una figura sublimata di donna collega i testi alla tradizione allegorica medievale della lirica d’amore – “…Te nei borghi persa/ annidata nel cappottino rosa” – rappresentando l’indagine sul linguaggio e i meccanismi dell’ispirazione poetica: ”Se tu mi baci/ le ciglia della vita si aprono”.
Il pensiero viene sempre filtrato dalla corporeità e dalle emozioni, come nel poema L’origine du monde (2004), altro esplicito esempio di poesia erotica, dove il corpo è protagonista dei “miei esercizi d’amore”, mentre “nell’anima lievita la visione del corpo/ E io sono l’angelo d’amore/ Che raccoglie le gocce del piacere”. Echi della poesia medievale, ma persino del Cantico dei Cantici risuonano nei giochi d’amore, rappresentati con un realismo che allude, non a caso, al dedicatario del poemetto, il pittore francese Courbet, al suo realismo immune da ridondanti simbolismi. L’esplosione ludica del piacere si carica qui di un vitalismo che ben raffigura tutte le sfumature e le richieste del sogno, del desiderio e dei tormenti amorosi.
L’ambiguità tra la tematica dell’amore fisico e quella della fatica dell’espressione poetica – “desideri incompiuti” – riaffiora in modo più evidente ne Il gorgo dei desideri (2004):” Le poesie sono pietre posate sull’anima” afferma il Poeta nell’attesa, finché qualcosa si muove dentro di lui:” Ora sento, c’è la parola/non è ancora fatta lingua/” “E venne il giorno infine/…/ Dal cuore uscivano parole nuove/ ed io non sapevo parlare.”
Il principio oraziano “Ut pictura poesis”, fondamento della sua indagine linguistica e del realismo descrittivo, è frutto dell’intreccio dei suoi interessi pittorici e letterari. Eleggendolo a norma, il Poeta lo sceglie anche come titolo di una raccolta di ritratti di poete e di poeti, nella cui personalità artistica spesso lui stesso si rispecchia: “E non so spiegare/ Perché i tuoi segni/ Toccano le pareti della mia anima”, dice rivolgendosi a Mario Benedetti (Ut Pictura poesis, 2016).
Ė nell’aprirsi alla realtà esterna, alla memoria e al male del mondo che Di Poce approda a una fase di maturità e di consapevolezza civile sulle orme di P.P. Pasolini e di Enrico Mattei, come modelli di opposizione al potere: “Noi cercheremo/Quella verità che sgorga dal vero/E quella poesia che fa sognare/Un nuovo mondo e un nuovo futuro./ Noi combatteremo l’orgia dei poteri” (Lampi di verità, 2017).
Già nel poemetto sul dramma del Muro di Berlino, Lungo la East Side Gallery (2008/2009), alternando toni lirici ed epici, la narrazione ripercorreva con profonda commozione la storia di violenza e di dolore di “migliaia di spiriti liberi/…/ Durante il tentativo di fuga/ che non era una fuga/Ma un ritorno alla vita”. La denuncia della brutale divisione del cuore di una città come Berlino e della Germania stessa coinvolgeva tutti i muri eretti nel mondo come espressione di odio. A ciò si univa il pericolo della cancellazione della memoria o della sua banalizzazione nella volgarità dei souvenirs destinati a orde di” turisti chiassosi, irriverenti e indifferenti/ Che calpestano le tracce del muro/ E non sanno che i muri sono loro.”. Non stupirà che persino nell’aspirazione alla libertà il Poeta si esprima qui in termini erotici: “E cercherò come un seno da accarezzare/ I germogli di vita che crescono/ Ai bordi della Storia.”
La poetica si va poi consolidando, come già detto, grazie all’analisi di altri linguaggi – la Pittura e il Teatro: “Bisogna uscire dal Sé/Dal proprio buio/Dalla propria assenza”, recita un verso nella raccolta dedicata alla controversa personalità di Carmelo Bene, L’altro dire (2020). In un tempo di diffusa autoreferenzialità la ricerca di un “altro dire” significa: “Uscire dalle trappole del proprio genio/ Dalle trame del quotidiano/Scardinare le porte del proprio buio/…/ E camminare sul mare del proprio vuoto.” per approdare a un’ aperta speranza: “Cercare un altro dire/Oltre le rovine del tempo/Dove c’è un tempo nuovo da vivere/…/Io l’ho visto nascere/…/Negli occhi stellati dei bambini/…/C’è stato il tempo degli eroi/…/Ma ora è giunto il tempo dei giusti”. Il linguaggio profondamente emotivo palesa l’amore per il sogno e per l’utopia seguendo un percorso articolato che si è andato arricchendo nel tempo e lungo il quale gli interessi intellettuali si affiancano sempre più a temi civili (v. “Binario 21” sulle deportazioni nei lager nazisti) e a riflessioni filosofiche sulle profondità della psiche di altri Autori e Autrici contemporanei, tra cui anche la milanese Alda Merini. Sorge da qui l’interrogazione pressante sul valore etico della Poesia e dell’Arte che resta al centro della sua scrittura.
Ed è smascherando con critiche acute e salaci il falso impegno e la disonestà di molti operatori e di sedicenti intellettuali nell’ambito della letteratura di consumo (“I Poetocrati”, in La poesia è un diamante grezzo, 2022), che con spietato sarcasmo Di Poce fustiga i falsi amici, gli opportunisti, i calunniatori e gli invidiosi, riconoscibili in una burlesca lista di proscrizione redatta con nomi di fantasia.
La coerenza verso i principi finora esposti valorizza la sua personalità di saggista e sostiene la sua ricerca poetica.
Milano, gennaio 2024

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Anticipazioni – Maria Pina Ciancio

Pubblicato il 15 gennaio 2024 su Anticipazioni da Adam Vaccaro

Anticipazioni
Vedi a: https://www.milanocosa.it/recensioni-e-segnalazioni/anticipazioni
Progetto a cura di Adam Vaccaro, Luigi Cannillo e Laura Cantelmo – Redazione di Milanocosa
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Maria Pina Ciancio
Inediti 2019

Con nota di lettura di Luigi Cannillo

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Nota di poetica
Il filo conduttore della mia poesia è l’emigrazione, la marginalità dei luoghi, lo spopolamento dei piccoli paesi, il dramma di chi parte e di chi resta, tutti aspetti che scaturiscono da un vissuto viscerale e per certi versi conflittuale con i luoghi dell’identità e dell’appartenenza. Si tratta di tematiche a me care, in quanto figlia dell’emigrazione degli anni Settanta, e che sono state oggetto di indagine in quasi tutti i miei libri, Accanto a questi temi ruotano i ricordi d’infanzia, gli affetti familiari, le tradizioni popolari, nel tentativo di riannodare i fili del passato con quelli del presente, perché come sostiene il saggista Pierfranco Bruni, quando la modernità non ha rispetto della tradizione le civiltà muoiono e le macerie si fanno cultura di morte.
Nei miei versi i luoghi dell’attraversamento assumono una connotazione soggettiva, appaiono in tutta la loro feroce durezza/purezza, manifestando le contraddizioni che caratterizzano un Sud presente e più che mai attuale, fatto ancora oggi di mutamenti e di radicamenti.

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Discanto – Francesco Sassetto

Pubblicato il 11 gennaio 2024 su Saggi Poesia da Adam Vaccaro

La Canoscenza cercata e dovuta

Rivelare o Ri-velare nella notte che stiamo attraversando

Adam Vaccaro
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Francesco Sassetto, Discanto, Arcipelago Itaca Ed., Osimo (AN) 2023, pp.114

Quest’ultimo libro1 di Francesco Sassetto, insieme a tutto il suo percorso espressivo precedente, si colloca in quella che ho chiamato qualche decennio fa, nello sviluppo della mia ricerca di Adiacenza, Terza Riva, rispetto a due modalità prevalenti nella poesia contemporanea italiana: una di iperdeterminazione del significante, e l’altra di iperterminazione del significato.
La prima Riva tende ad appagarsi di culto e magia della lingua, con rarefazione di sensi e significati ed effetti di ri-velazione, che ricopre l’Altro ignoto di fascinosi suoni e ritmi neoparnassiani, fino a idolatrie del nulla, che relegano in stanze chiuse un io appagato da ruote pavoneggianti intorno al proprio ombelico, e indifferente alla fame di conoscenza della complessità della realtà in cui viviamo. Forme alonate da ideologia del Testo, per le quali le formiche nere incise sulla carta sono Tutto.
La seconda Riva tende invece, tra minimalismi o visioni ideologiche precotte, a scodellare narrazioni di realtà monca o immaginaria. Forme diverse di chiusure e aperture ugualmente illusorie, che a volte si ammantano del termine civile, e che ri-velano in altri modi la durezza di vita convissuta dalla maggioranza degli esseri umani. La quale si dibatte da sempre tra disperazione e speranze utopiche di orizzonti rispondenti a esigenze primarie, materiali e culturali, tra cui il bisogno di capire, senza il quale rimaniamo a zampettare freneticamente immobili, prede facili dei poteri in essere.
Specificavo nello scritto richiamato2, una “Terza riva, che tenda a coniugare complessità e transitività, adiacente alla totalità del Soggetto Scrivente e del mondo, ricca di sensi e domande sospese ma anche di risposte e aperture rispetto al contesto chiuso e senza speranza che i poteri in atto ci offrono. Contesto che si rafforza quanto più i comportamenti e il dire non mettono in comune, non creano comunità e condivisione ma solo somma fàtica di io io, in ridicola paranoica competizione”
Francesco Sassetto, fa proprio questo mandato e scrive all’incrocio del bisogno di mostrare le falsità e le vergogne del Re odierno, dalle forme invasive e invisibili nella civiltà decantata dalle mille trombe mediatiche, al fine di sollecitare un pensiero critico, senza il quale la maggiore conoscenza diventa impossibile.

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Voci di Pace 4

Pubblicato il 17 dicembre 2023 su Temi e Riflessioni da Adam Vaccaro

Voci di Pace 4

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Milanocosa cura questa rassegna di Voci che vogliono testimoniare, senza retorica e schieramenti di tifoserie acritiche, il bisogno di creare un’altra prospettiva umana rispetto alle derive sempre più gravi dell’orizzonte internazionale, in cui appare senza alternative uno stato di guerra assoluta (come definita da Cacciari), di distruzione totale dell’avversario, con logiche imperiali e sbocchi di terza guerra mondiale, che rendono patetico il sogno e bisogno umano di relegare nel macero della Storia la cultura di guerra per la cultura di Pace di una Fenice Resistente.

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Voci di Pace 3

Pubblicato il 12 dicembre 2023 su Temi e Riflessioni da Adam Vaccaro

Voci di Pace 3

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Milanocosa cura questa rassegna di Voci che vogliono testimoniare, senza retorica e schieramenti di tifoserie acritiche, il bisogno di creare un’altra prospettiva umana rispetto alle derive sempre più gravi dell’orizzonte internazionale, in cui appare senza alternative uno stato di guerra assoluta (come definita da Cacciari), di distruzione totale dell’avversario, con logiche imperiali e sbocchi di terza guerra mondiale, che rendono patetico il sogno e bisogno umano di relegare nel macero della Storia la cultura di guerra per la cultura di Pace di una Fenice Resistente.

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Tra tempi e terre – Maria Carla Baroni

Pubblicato il 11 dicembre 2023 su Scrittura e Letture da Adam Vaccaro

CERCANDO UN’ACQUA DI RINASCITA

Adam Vaccaro

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Maria Carla Baroni, Tra tempi e terre, i quaderni de la collana, Stampa2009, 2023, pp.26

Questa plaquette di Maria Carla Baroni, raccolta ridotta rispetto al precedente Piazze di sogni incarnati (Manni Ed. 2019), riassume con efficacia espressiva le due linee portanti della sua poetica: tra sensibili e fragili emozioni affettive, anche privatissime, e la passione politica che spesso scavalca come un gatto con gli stivali ogni distanza tra le proprie visioni ideologiche e il degrado storico in atto.

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Auguri 2024

Pubblicato il 9 dicembre 2023 su Senza categoria da Maurizio Baldini

Auguri 2024
di voli ritrovati

Milanocosa

Si libra libero

fantasma alieno che

traspare ignoto e resiste

Adam Vaccaro

Anticipazioni – Flora Lalli

Pubblicato il 6 dicembre 2023 su Anticipazioni da Adam Vaccaro

Anticipazioni
Vedi a: https://www.milanocosa.it/recensioni-e-segnalazioni/anticipazioni
Progetto a cura di Adam Vaccaro, Luigi Cannillo e Laura Cantelmo – Redazione di Milanocosa
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Flora Lalli
Inediti
Angiulina, Esilio e Analessi

Con nota di lettura di Laura Cantelmo
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Nota di Poetica
La mia poesia nasce all’improvviso, con versi che seguono un ritmo, quasi fossero accompagnati da una musica. Spesso cela la nostalgia di un’altra dimensione per cui la vita possa trovare un senso. I momenti di stupore, di entusiasmo, di malinconia, anche i più semplici, sono sempre alla ricerca di qualche elemento di rivelazione…

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Conversazioni sull’Orizzonte – Antonella Doria

Pubblicato il 4 dicembre 2023 su Scrittura e Letture da Adam Vaccaro

L’Uno e il Molteplice
Antonella Doria, Conversazioni sull’Orizzonte, Book Editore, Riva del Po (Ferrara) 2023

Adam Vaccaro

In questo libro ritrovo, esaltata, la passione di ricerca che da sempre anima, incarna e intreccia la scrittura poetica di Antonella Doria. È una passione che si svolge nel tempo e nello spazio, tra storia minima e totale, che mette al centro le vittime con sconvolta pietas di amore e rabbia. È passione tra coscienza di una classe lavoratrice sempre più ridotta in briciole e riaffermazione dell’identità femminile, fuori da nominalismi retorici che nulla dicono su scempi e commerci del corpo, decantati dalla libertà ideologica del neoliberismo trionfante.

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Benvenuti!!! di Fausta Squatriti

Pubblicato il 2 dicembre 2023 su Scrittura e Letture da Adam Vaccaro

IN VIAGGIO con
BENVENUTI!!!
(istruzioni per un viaggetto a Parigi)
di Fausta Squatriti
fabio d’ambrosio editore, 2022

di Luigi Cannillo

Viene proprio la curiosità di andarci, nella Rue Meynadier, nel XIX Arrondissmentt di Parigi. Al numero 7 si trova l’appartamento, “la casina” protagonista del romanzo di Fausta Squatriti. Da lì aggirarci nei dintorni, prendere le Metro, visitare la città. È questa la casa che ospiterà la coppia di turisti ai quali la proprietaria si rivolge prima del viaggio con una lunga dettagliata lettera di istruzioni e considerazioni di varia natura.
Mai come in questi casi la letteratura è simulazione, non tanto perché il dipanarsi della trama sia sempre, almeno in parte, fiction ma perché qui le dimensioni di spazio e di tempo si dilatano ulteriormente, con contrazioni e ripiegamenti, slanci e picchiate. Così dall’appartamentino che offre l’occasione per il contatto epistolare veniamo proiettati nei quartieri di Parigi, e, oltre i confini della città, nella citazioni di altri luoghi e spazi, altri viaggi. Per quanto riguarda l’asse temporale il tempo effettivo/simulato per la scrittura e la lettura della lettera si articola e diventa entità letteraria autonoma: “Bene arrivati nella casina! Vi basterà aprire la finestra, anche se di sera sarà difficile farvi un’idea di quello che immaginate, e quel poco che c’è davvero.”
In questa dimensione, sospesa tra reale e immaginario, il presunto specifico viaggio con le visite e gli spostamenti si intreccia con episodi relativi al vissuto personale della padrona di casa, forme di flashback o retroscena insieme a proiezioni nel futuro nelle previsioni di necessità e ipotesi successive. Tutto questo anima in modo brillante le dinamiche spaziotemporali, episodi e memorie inattese.
Il contenuto della lettera alterna istruzioni, ricordi e riflessioni portando in primo piano i particolari, i dettagli legati per esempio a un capo d’abbigliamento o la scatola dei bottoni, le scanalature dei mobili o perfino la carta igienica. Così si materializzano oggetti con la loro storia e trascendono la propria materia per evocare persone e vissuti. La cura del dettaglio posto sotto una lente d’ingrandimento è uno degli elementi che caratterizzano la narrazione come rovesciando a più riprese un binocolo, relativizzando gli eventuali dispiaceri vissuti e esaltando ciò che sembrerebbe secondario: “Non sapevo come utilizzarlo, e non lo so neppure adesso, quel quarto di tappeto, immagino frutto di un’equa divisione tra eredi […] Ci sarebbe da scriverci una novella…”.
Ma questa ipotesi di spin-off non è l’unico aspetto analitico del romanzo. La meticolosità delle istruzioni sfiora l’ansia di controllo, prende in considerazione tutte le situazioni che si possono presentare: il verso giusto in cui stendere le lenzuola, la pulizia dell’appartamento o come sbloccare una serratura inceppata. Agli imperativi più categorici si alternano forme più diplomatiche o dubitative inserendo un “forse” o un “magari”.
Ma il puntiglio della mittente della lettera ottiene anche il risultato di dare al tono quanto di ironico e di grottesco contribuisce a proiettare le sue considerazioni, le storie, i luoghi e gli oggetti su un piano che li definisce e caratterizza ulteriormente. Che ci spinge non solo a individuare ma a osservare opere d’arte e oggetti d’uso, ma anche tenere conto di particolari repellenti o cruenti come la possibile presenza di topi nella casina o le pratiche violente della macellazione.
Affiora a più riprese, e già dall’inizio, il paradosso del possibile rovesciamento delle aspettative rispetto alla modalità del viaggio in preparazione. Così ai vantaggi di una certa scelta dei mezzi di trasporto vengono contrapposti, e non senza malizia, i possibili disagi o i pericoli più gravi: i controlli di polizia, l’inefficienza del servizio ristoro in treno e perfino l’eventualità di dirottamenti aerei. Su questo piano la lettera di benvenuto nonostante i suoi tre esclamativi può risultare tutt’altro che rassicurante. I pericoli sono in agguato, meglio avere bene in vista i numeri telefonici in caso di emergenze. Per il resto ai “Cari Amici” vengono illustrate tutte le bellezze e i luoghi di interesse della città che li aspettano, sia quelli tradizionali che, con particolare empatia, quelli che caratterizzano la multiculturalità e quelli “più specifici e poetici”.
Nulla a che vedere con una comune guida turistica, piuttosto un percorso di formazione. L’arte e la Bellezza ricorrono anche nell’osservazione e nella rappresentazione degli umili e della loro dignità, i clochard e i mendicanti, nelle definizioni del corpo di uno spazzacamino o della donna che trasporta un peso spropositato. Unendo anche in questi casi etica ed estetica: “Non si può trasmettere bellezza senza spiritualità.”
Del resto in questo singolare romanzo epistolare-monologante non potrebbero non essere sottotraccia l’identità dell’autrice, il suo essere artista, saggista, poeta, presenza culturale di livello internazionale – sua è anche l’opera in copertina, L’albero della vita, nodoso e sfolgorante. Sono ricorrenti i riferimenti ad artisti e architetti che accompagnano direttamente o indirettamente le visite dei turisti e le libere escursioni e evocazioni dell’autrice: da Caravaggio a Oldenburg, da Manet a Man Ray, da Brancusi a Wildt. (“Ma niente paura cari amici, non sono qui per impartirvi una lezione di storia dell’arte, però…” E Andersen, Mozart…Fausta Squatriti nel suo ruolo di autrice delle istruzioni sviluppa senza spocchia e in modo discorsivo percorsi autonomi nel mondo artistico, senza trascurare quello prezioso e umile degli artigiani.
Sono poi citati anche episodi più privati, legati ad affetti famigliari che si affiancano a quelli di personaggi identificati a volte con le sole iniziali, protagonisti (o coprotagonisti) di avvenimenti nella storia principale, essi stessi parte integrante nel flusso del leitmotiv. E in questo senso la lettera è anche una forma di autoritratto della mittente all’interno di contesti e rapporti. Le dinamiche tra luoghi, vite e relazioni si sviluppano su un piano che lentamente si mostra inclinato e onnivoro. Il tempo, dopo essere stato vissuto nel suo realizzarsi riconduce sempre più a forme di separazione. Le linee del romanzo culminano così riunendo il piano del passato e delle sue tracce nella vita dell’autrice, il presente che si offre nella Parigi meta della visita e il futuro per l’esperienza che dovrebbero realizzare gli ospiti. Il meccanismo narrativo di questi tre piani ci riserverà la sorpresa finale, con una chiusura inaspettata che aggiunge ulteriori considerazioni per il lettore.
Notevole nella costruzione del romanzo e nella sua lingua è l’utilizzo di strumenti retorici che agiscono per negazione successiva alla premessa, dopo un iniziale apparente incoraggiamento: “Sarete attratti da Le train bleu, rimasto com’era nella belle époque […] Presumo che non vorrete andare a cena proprio lì …”. Oppure l’uso dell’imperativo per coinvolgere i destinatari in una affermazione: “Non sottovalutate la quantità di cielo…”. O del futuro per mettere in evidenza la funzione previsionale del viaggio: “Non so se vorrete…”, “vi sarete certo affezionati…”. Lo stesso uso del termine “viaggetto”, solo apparentemente rassicurante con il suo diminutivo, aggiunge una venatura di ironia. A tenere insieme lo sviluppo della trama con i luoghi e i personaggi è la vertigine di una sintassi articolata e rapinosa (basta provare a leggere una pagina del romanzo ad alta voce). E, non ultimo, il frequente uso del francese per correttezza delle definizioni, accuratezza, vezzo aristocratico, identità tra luogo e appartamento. PARIS diventa, già nelle istruzioni per il viaggio, occasione di conoscenza e esperienza esistenziale da condividere anche solo attraverso la sua semplice pronuncia.

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