Anticipazioni – Alfredo Panetta
Anticipazioni
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Progetto a cura di Adam Vaccaro, Luigi Cannillo e Laura Cantelmo – Redazione di Milanocosa
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Alfredo Panetta
Inediti
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Nota di lettura di Adam Vaccaro
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Nota di poetica
I 3 testi proposti fanno parte di un progetto di “indagine” poetica sul tema: delitti di ndrangheta. Si tratta, per la precisione, di alcuni dei delitti eccellenti degli ultimi decenni in terra di Calabria. Ritengo che la poesia possa (e forse debba) volgere il suo obbiettivo sui temi sociali, non solo d’attualità. Per la semplice ragione che il poeta ha l’occhio interiore educato a vedere oltre. Oltre il visibile e oltre l’intellegibile. Il poeta non fa cronaca, né storicizza gli eventi (a ciascuno la propria competenza) ma prova a scavare sotto la superficie ed ad estrarre elementi di bagliore altrimenti rimasti celati. Si pensi alle lacune delle vicende degli ultimi decenni in Italia: il terrorismo in primis, le mafie del Sud a seguire. Io provo a raccontare in versi dal mio periferico punto di vista vicende che in parte conosco. Conosco i luoghi, le dinamiche degli eventi, la cultura mafiosa della terra dove sono nato e ho vissuto i primi 20 anni della mia vita. Argomenti che studio con attenzione anche oggi a distanza. Ecco allora la tragica vicenda del Professore Panzera (mio amato docente negli anni del Liceo a Locri), il dramma dell’integerrimo Rocco Gatto, mugnaio da cui mia mamma portava il grano o il granturco da macinare, e Nicodemo Panetta, un imprenditore del mio paese che denunciò più volte quelli che sarebbero diventati i suoi carnefici. Tre storie emblematiche di una Calabria tanto bella quanto fragile. Una terra che, come tutto il nostro Sud, avrebbe bisogno di semina a 360 gradi, e non di veleno che infetti le sue falde.
Alfredo Panetta – Ponti sdarrupatu – Il crollo del ponte
Alfredo Panetta, Ponti sdarrupatu – Il crollo del ponte
Passigli Poesia, Firenze, 2021
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La poesia e l’imperativo categorico
Adam Vaccaro
I libri di poesia sono fonti di mille domande esplose da una tensione che da un particolare punto di partenza muove verso un viaggio periglioso nella irraggiungibile complessità e totalità del mondo interiore ed esteriore del Soggetto Scrivente. Ma i migliori libri di poesia – Dante docet – non possono rinunciare a dare risposte e a esprimere giudizi, ovviamente entro le forme che la caratterizzano.
Laura Cantelmo, Cuore di nebbia
Laura Cantelmo
Cuore di nebbia e altri paradisi
Puntoacapo Editrice, 2021
Con Laura Cantelmo si sono sviluppate, nel corso di alcuni decenni, dentro e fuori Milanocosa, un’amicizia e una conoscenza profonde, per cui posso parlare di fratellanza/sorellanza, ancor più esaltate nel corso del mio coinvolgimento nell’editing del suo libro precedente, Geometrie scalene. Una occasione che mi ha evidenziato la sua rara qualità, quella “saggezza dell’umiltà” sollecitata da Eliot.
È un punto che non è un corollario, ma un postulato costitutivo del teorema espressivo di Laura, plasticamente rappresentato dai tre vertici del triangolo evocato da Geometrie scalene – che sappiamo può essere ottusangolo o acutangolo, simbolo di ottusità o intelligenza –, e che risalta anche in Cuore di nebbia. La capacità di contatto con la propria fragilità è certamente uno di tali vertici, adiacente al polo di prima evidenza e senso: uno sguardo freddo e lucido sulle ignominie del mondo contemporaneo, alias dei poteri che incarnano la sua Gorgone-Medusa. Uno sguardo che traduce a tratti in secco sarcasmo il proprio pensiero critico, fino a far ricordare Marziale, come scrissi nella prefazione a Geometrie scalene.
Ma davanti a tale presa d’atto, non c’è ripiegamento piangente, perché scatta il secondo vertice innervato appunto, nella propria fragilità, fatta fonte e azione re-attiva, di una umiltà non recitata di chi sa spogliarsi e ridurre le supponenze dell’Io per farsi fonte di energie rinnovate, e che pochi sanno praticare. Credo che la capacità creativa non solo di Laura trova energie, quanto più l’Io è realmente depotenziato, e che in Cuore di nebbia e altri paradisi è accentuato anche per l’insorgenza della pandemia, svolto tra due polarità simboliche, cuore e nebbia.
Con “tra le mani libri, fonti di pensiero”, “l’uomo chiede aria alla notte insonne,/ si muove a tentoni lungo transenne/…/verso il delta folle dell’ignoto futuro”(P.9). “Eppure”, resiste il sogno “di una rosa sontuosa”(pp.13-15) di vita umana, incarnata in donne e uomini che resistono alle “potenti fauci della Gorgone”(p.23). E se la “Nebbia” rende “Venere irraggiungibile…tra vanità e macerie senza meta, senza pace…la nostra croce”, l’imperativo etico è non smettere di “Cercare il paradiso nella terra”(p.27), perché “anche le stelle dicono di uomini e di donne,/ della terra tradita, di nuvole e madonne.”(p.73)
Con queste poesie risalta il terzo vertice di senso antropologico. Che genera ricerca incessante di Guide e Appigli di Rinascita, articolata tra referenti di cultura alta, tempi di storia antica e recente, ma anche in persone comuni della propria esperienza di vita, comprese nodose mani contadine, e poi luoghi, che vanno da quelli quotidiani, luoghi del cuore del Ticinese e di Milano, o di Paesi amati come Grecia e Palestina, fino a orizzonti azzurri, in una insaziabile ricerca di alimenti della propria volontà di resistenza vitale, sintetizzata dalla ripetuta congiunzione avversativa, Eppure! Tra i termini ricorrenti del libro.
Quanto fin qui evidenziato mostra un intreccio adiacente, che è di pochi, tra Laura Persona e Laura Soggetto Scrivente. E i tre vertici enucleati sono una personale ricreazione di percorso dantesco, che sappiamo è nel segno del numero tre. E non è casuale la partecipazione di Laura al progetto di quest’anno di Milanocosa per Bookcity, A partire da Dante.
Google-Il nome di Dio – Lettura1
Alfredo Panetta su
GOOGLE – IL NOME DI DIO
Adam Vaccaro, Puntoacapo Ed., 2021
Ogni epoca storica ha le divinità che merita, ci ammonisce Adam Vaccaro nella sua ultima, vibrante raccolta di versi dal titolo eloquente: Google- il nome di Dio. In una fase di acclarata decadenza del capitalismo non potevamo che guadagnarci un Dio apparentemente minore, quale la Rete-di-recinzione-Internet dalla quale nessun umano potrà più sottrarsi. Frutto di quella Tecnologia che secondo molti filosofi e artisti è diventata ormai padrona assoluta delle esistenze individuali. Adam Vaccaro, intellettuale e poeta che da decenni cerca di dare alla parola una significativa valenza etica, ci regala una bella raccolta che scoperchia le carte della fragile modernità nella quale siamo tutti artatamente immersi. E senza tanti giri di parole Vaccaro assume una forte posizione politica contro il potere costituito, laddove la massa si prostra in atteggiamento adulante (“Ruota ruota Drago tra i Monti/ prima di azzannare i nostri conti”). Massa che inconsapevolmente si fa ammansire dai fantastici like su facebook, strumento di un potere invisibile ai più ma non all’occhio allenato del poeta (Volano avvoltoi su di noi/ come fossimo carogne). Necessaria quindi la presenza dell’artista che dispone di quella che forse è l’ultima arma salvifica (Una lingua aliena che sappia dire ancora di te e di me).
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