SUL VOTO

Pubblicato il 19 febbraio 2013 su Temi e Riflessioni da Adam Vaccaro

SUL VOTO

Franco Romanò

Considero la scadenza elettorale solo mediamente importante; per quanto mi riguarda, rappresenta un aspetto assai limitato del mio agire politico, che si esprime prevalentemente in associazioni, comitati come quelli sull’acqua pubblica, ALBA, e altre situazioni che guardano molto di più a ciò che faremo dopo il 25 febbraio quando l’orgia elettorale sarà finalmente finita. Ho partecipato alla fase iniziale di Cambiare si può e mi sono defilato quando l’esito di quel percorso è diventato la lista Ingroia. Riprenderemo il percorso interrotto dopo le elezioni, sapendo che i nodi della crisi verranno al pettine molto presto e che le politiche nazionali e anche i movimenti potranno davvero incidere solo se ci si muoverà a livello europeo. Fatta questa premessa ecco i miei punti.

1) Andrò a votare e voterò Sel sia al senato sia alla camera e alle regionali voterò Etico (Andrea Di Stefano), che presenta una lista d’alto profilo con candidati come Luciano Muhlbauer e Maso Notarianni. La valutazione che mi porta a questa decisione è la seguente: preferisco contribuire con il mio voto a un esito che – sperabilmente – porti a un governo che possa governare senza alibi e non a una situazione di stallo che ritengo, in ogni caso peggiore rispetto a quella di un governo che abbia una maggioranza certa; non a caso lo scenario di stallo è sponsorizzato dai poteri finanziari più forti ed è voluto non a caso da Monti e dalla sua cricca di banchieri criminali.

2) Ritengo giunta al capolinea l’esperienza delle democrazia rappresentativa e delegata su cui si fondano le nostre società occidentali e penso che una delle sfide del futuro sia proprio questa, ma che si tratta di un percorso appena iniziato, importante e che in un certo senso prescinde dalle questioni elettorali, ma è fondata sulla capacità di legare un rilancio forte di lotte sociali, con la pratica di una democrazia partecipata e l’alleanza con forze politiche e movimenti dell’Europa mediterranee e anche irlandese per cambiare i rapporti di forza in Europa; non certamente con il qualunquistico discorso sulla superiorità della società civile rispetto alla politica. Tutto ciò, però, non mi fa dimenticare e non lo farà neppure in futuro, il debito di riconoscenza che ho nei confronti di chi è morto per consentirci di votare e che mi fa rifiutare – a prescindere – ogni discorso di astensione più o meno mascherata da orpelli linguistici.

3) Considero la sconfitta di Berlusconi e Maroni in Lombardia un fattore importante perché per la prima volta la loro sconfitta politica può causare la disgregazione del loro blocco sociale, cosa che nelle elezioni precedenti anche quando vinte dal centro-sinistra, non era possibile.

4) Considero Grillo un megafono e Casaleggio un uomo molto pericoloso (basta cercare qualche notizia su di lui per capirlo), ma penso che occorra distinguere fra il movimento e i due leader e per questo non ho mai demonizzato o scritto sciocchezze come fanno tutti su questo movimento, favorendo fra l’altro la sua ascesa. I 5 stelle sono figli del disastro della politica, in particolare di quella di sinistra. Detto ciò, tuttavia, mi sembrano tre i limiti insuperabili di questo movimento e che porteranno quasi certamente in pochi mesi alla sua disgregazione. Non sono uniti su nulla e in parlamento voteranno una volta in un modo un’altra volta in un altro, come sta accadendo dappertutto nelle amministrazioni in cui sono stati eletti. Seconda questione: la convinzione che sia sufficiente eliminare la cattiva politica e affidare a tecnici esperti la soluzione dei problemi è quanto meno ingenua, se non peggio; come si sta verificando a Parma, dove non hanno mantenuto nessuna delle promesse fatte in campagna elettorale, tanto da essere ormai quotidianamente contestati. Terza questione che è un po’ la sintesi di tutto: la convinzione che la società civile sia di per sé meglio della politica. La società civile italiana è un verminaio maleodorante peggiore di molta politica (non parlo ovviamente dei movimenti organizzati come No tav, e altri comitati e situazioni di lotta assolutamente virtuosi ) ma dell’idea astratta di società civile. Molti di noi hanno a che fare con la cultura, l’editoria, i premi let terari e altro. Vogliamo aprire il capitolo della corruzione nel nostro ambiente? Dei falsi editori che scacciano quelli buoni? Del peso della grossa editoria nel proteggere una cricca di pochi? Della manipolazione delle giurie dei premi le tterari? Devo continuare?

One comment

  1. Fantastic blog post.Thanks Again.

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