Conversazioni sull’Orizzonte – Antonella Doria

Pubblicato il 4 dicembre 2023 su Scrittura e Letture da Adam Vaccaro

L’Uno e il Molteplice
Antonella Doria, Conversazioni sull’Orizzonte, Book Editore, Riva del Po (Ferrara) 2023

Adam Vaccaro

 

In questo libro ritrovo, esaltata, la passione di ricerca che da sempre anima, incarna e intreccia la scrittura poetica di Antonella Doria. È una passione che si svolge nel tempo e nello spazio, tra storia minima e totale, che mette al centro le vittime con sconvolta pietas di amore e rabbia. È passione tra coscienza di una classe lavoratrice sempre più ridotta in briciole e riaffermazione dell’identità femminile, fuori da nominalismi retorici che nulla dicono su scempi e commerci del corpo, decantati dalla libertà ideologica del neoliberismo trionfante.

“La passione mi divorò giustamente/ la passione mi divise fortemente”, sintetizza Antonella, nel libro precedente, Millantanni (robusta trilogia delle Edizioni del Verri, 2015), utilizzando due versi di Amelia Rosselli, in una sorta di nota a versi quali “a morsi    a morsi/ a (r)marsi/…dolciferoci” tra “Onde/ e   ripetute maree”, in un “incolmabile mare/ possessione impossibile” di “corpi-per-versi” di “fuoco lingue”, lucida erranza/ rituale della carne”.

Bastano già questi pochi versi per rendere l’energia vitale che viene tradotta in forme che (e)rompono e a cui non basta la grammatica dell’Io, alle irruzioni dilaganti in modalità che non sono giochi verbali ma energie dell’inconscio, di un Es inappagato e insofferente, fonte di doppi spazi o al contrario di atomi verbali, microtesti che si congiungono, nella ricerca di una fusione impossibile, fatta fonte di ansimi di bellezza come le due dita della Cappella Sistina. Sono forme-immagini della nostra condizione, che tuttavia può acquisire senso critico ed etico solo in con-fusi attimi d’infinito e lampi del proprio limite, radice di etica che i deliri di onnipotenza dell’ideologia dominante tendono cancellare, senza la quale, tuttavia, non si può gioire nell’essere sé stessi, nella tensione adiacente all’altro, che non sarà mai fusionale ma preziosa fonte di moltiplicazione di sensi. È il gioco complesso dell’arte e della poesia, che sa esaltare insieme l’uno e il molteplice.

Ed è questo gioco, cui l’energia vitale dell’Autrice offre forme rinnovate, in queste ultime Conversazioni. Che già nel titolo sottolineano l’irriducibile bisogno di ricerca dell’Altro, fuori da evocazioni solo letterarie, che mettono in scena un nucleo epifanico originale e ricco di stimoli, svolto e sviluppato lungo un moto che dà forma ed esemplifica la ricchezza del molteplice.

Si dice che il primo verso venga da Dio, per chi ha una fede. Per chi laicamente attraversa il mondo e utilizza la scrittura in versi, crede in un’altra fenomenologia creativa. Il primo verso, in tal caso, non viene dal Cielo, ma dal profondo normalmente muto che chiama e fa affiorare alla coscienza un magma, un sintagma, una parola, che ci chiede di farne Parola.

L’Io, o meglio il Soggetto Scrivente (SS), è sollecitato a farne materia di una tessitura che al tempo stesso coniughi ed esploda tra le sue parti, illuminandole e facendone momento di una crescita di coscienza. Ma la risposta può essere univoca, cristallizzata in una perfezione intoccabile? Quando dal dialogo tra le nostre parti scaturisce un parto in cui ci sembra di rifletterci, nasce quel moto di stupore michelangiolesco che domanda, perché non parli? In uno stato di beatitudine eppure inappagata, nel flusso interminabile su cui si inerpica il poiéin. Ma già questo porto, spesso non si raggiunge d’acchito, spesso, è un lavorio artigianale dell’Io che produce diecine di soluzioni alternative. In questo libro l’Autrice ci offre, a partire da una iniziale sollecitazione verbale i rami diversi, forse imperfetti, generati da essa, come a dire ai lettori, quali rami preferite di questo mio albero di segni e suoni, che al pari di ogni altro albero – come diceva Roberto Sanesi – resiste si presenta a noi mai concluso?

Questo libro di Antonella Doria è un dono originale e coraggioso del suo percorso di ricerca espressiva. La sua struttura si sviluppa in una serie di ombrelli di fuochi d’artificio verbali che trasmettono felicità creativa, anche dando voce a temi gravi (da sempre fonti della sua scrittura), che non si appaga però di jeux de mots fini a se stessi, perché le molte figure retoriche, tra cui anadiplosi e anafore, sono alimentate da un nucleo originario di bisogno di rispondere a domande inesauste di moltiplicazione di senso – che tende a sfuggire nella complessità contemporanea anche a chi non si arrende a tale pervasivo influsso. È possibile Re-agire con accenti etici, di virtude, senza la quale possiamo dirci umani? Degni di perseguire canoscenza, qui ed ora, sull’Orizzonte della coscienza della complessità del mondo contemporaneo?

Il libro è una delle possibili risposte a tale domanda, se chi scrive non è chiuso e appagato nei propri esercizi. Il suo titolo lo nega alla radice, fondato com’è da un interminabile e mai risolto bisogno e progetto di interlocuzioni-conversazioni, reali o immaginarie, tra le due polarità indicate, Soggetto Scrivente e Altro.

L’Orizzonte, con la maiuscola, lo sintetizza, in quanto nome di una totalità, storica e geografica, esperienziale e culturale. Una maiuscola è peraltro un segno si sensi che si ripete con Luna, DonneLuna, Laguna, Città, Dea, Mito, Tramonto, Mare, Idea, Caos, Rosa, Girasoli, Luce, Religione, CorpiParola, Odori Colori, Natura, Bellezza, Cielo, Vita Nova, Anima, ma anche Capire, Sangue, Poesia, Periferia, Sorte, Fortuna…e molte altri. Maiuscole che evidenziano sia valori etici ed estetici, sia punti di possibili ripartenze o rinascite – al pari di quelli evocati dai canoni della poesia che inizialmente ci affascinò.

Sono nomi tra cui l’Autrice si muove come in un bosco alla ricerca di sapori, odori, aliti di vento, spiragli di salvezza, in un Orizzonte che promette tutt’altro, e ne nascono versi con continui spazi vuoti e puntini di sospensione, segni di ansimi che si traducono in forme frammentate, in cui l’Io barcolla ma resiste.

Sono forme nate da contrapposizioni di forze interne ed esterne il Soggetto Storicoreale (SSR), cui il SS da forma in declinazioni multiple, a partire – come accennato – dalla stessa parola o una frase del primo verso.

Il libro è strutturato in tre parti: I-Conversazioni sull’Orizzonte, titolo di tutto il testo; II-Si riparano ricordi con Palermo Palermo, foce e grembo della propria origine; III-Volumetrie, E in ciascuna di esse i testi si dipanano offrendo echi molteplici di un identico nucleo di senso, con due eccezioni: Sul Grò (scoglio di Tellaro, p.23), e DedicaCortile d’inverno (ricordando Mandel’stam, p.33).

Le interlocuzioni e i richiami di figure culturali, dalla Filosofia, alla Letteratura all’Arte (da Kant a Dante, da Zambrano ad Amelia Rosselli, a Van Gogh ecc. ecc, sono continui, voci di un Orizzonte, interiore ed esteriore, che il S.S. incalza e a cui non può non rivolgersi per cercare nomi, risposte, fraternità, consonanze, differenze e attimi che riescano a placare le onde incessanti di ansie insorgenti dal mare di esperienze del SSR, alle quali il SS offre le sue frammentate risposte: “In pagine mai scritte/ cerco il PoemaInfinito/ Incontro sfida  a   Esserci…” (p. 67)

E mare è nome predominante dell’Orizzonte in questo libro, che va dal Sud al Nord del Mediterraneo, dalla Sicilia alla Liguria, da Lampedusa a Tellaro, su cui e in cui tutti i livelli della soggettività dell’Autrice cercano in modi diversi di esistere, rispondendo all’imperativo etico (Il richiamo di Kant è consustanziale), di Capire, appunto, per Esserci (Seamus Heaney) con umiltà e determinazione. Per cui il sul del titolo non è preposizione col senso di chi si pone al di sopra con saccenza per rivelare la Verità nascosta all’infimo e all’infinito, al colto e all’inclita, ma di chi si sente ospite, sa socraticamente di sapere solo in parte, e sono perciò vitali lo scambio, il dialogo, la Conversazione:

“Poi  …  fu quello che pensai/ …  … …quello che dissi/ … … …che scrissi/ (ienesciacalliputridoventre)/ ma … Terra è Sangue e Musa Sangue è l’ira/ Preghieradisperatarimuove/ Passionedisperaangoscia/ Infernoimmobilesintetizza / Cantonidisintegrati della/ miavita/ …/ vertigine di un evo venturo” (p.56). “Poi … se l’alba torna/ ritorna il giorno del risveglio” “dalla cloaca del mondo” * “Rimane La vita … rimane questo/ sguardo d’attesa  sull’orizzonte/ questa compassione infinita … …” (p.57).

dicembre 2023

Adam Vaccaro

 

 

7 comments

  1. Alice Fiorica ha detto:

    Bellissimo!

  2. Angela ha detto:

    Coinvolge e affascina

  3. Paolo Gera ha detto:

    La poesia di Antonella Doria con le sue anafore e allitterazioni, unisce i ritmi ancestrali della sua terra e quelli be bop del jazz. I suoi versi hanno un battito primigenio ed è questa pulsazione che libera l’Io dalle sue catene narcisistiche per proiettarlo in una condivisione collettiva di dolcezza e rabbia. Quella sul linguaggio non è un’operazione d’avanguardia per partito preso, ma nasce da un’esigenza fortissima di scavo e poi di riproposizione di nuove parole e incroci di versi. Quella che si apprezza di più è un’esigenza di sincerità: non si è offesi o indignati per retorica, ma questi sentimenti nascono dalla percezione di un Male atemporale, che diventa storico. Antonella riesce a dare voce a una protesta che da intima diventa corale. Questa è la sua grande forza.

    • ANTONELLA DORIA ha detto:

      Ringrazio Paolo Gera per la sua Nota che seppur breve ha centrato il mio intento / speranza: “una parola viva una parola /vera in mare di follia”. Un mare di Narcisi e quindi di Narcosi! Una Parola che risvegli, che riesca a dare voce ad una umanità sofferente, ma anche ad una umanità colpita dal Virus dell’Oblio e a quella che ‘cantando e ballando’ va verso … l’abisso! AD

  4. ANTONELLA DORIA ha detto:

    Ringrazio Adam Vaccaro per questa bella recensione. anche troppo bella! Quasi un saggio, ricco di richiami alla mia poesia precedente, soprattutto alla Trilogia “Millantanni”. E’ vero, i versi di Amelia Rosselli accompagnano il mio fare poetico, e anche il mio modo di stare in questa vitamondo. ma non solo… , tutti i personaggi che ho ‘nominato’ da Dante a Kant, da Anna a Vincent … etc. etc. sono tutti miei compagni di strada con cui ho camminato e ‘Conversato’ durante la mia (ormai quasilunga) vita. I temi trattati, come sottolinea Vaccaro, sono ‘forme-immagini della nostra condizione’. E quali altrimenti? In questa ricerca c’è la sintonia con lo stesso Vaccaro, ci legano lunghianni ormai di ‘Canoscenza’!! AD

  5. Francesco Macciò ha detto:

    Antonella Doria indaga l’orizzonte con la parola di chi sta sul confine. Con gli strumenti della ragione e della conoscenza crea una costruzione di parole tesa a raffigurare un nuovo orizzonte attraverso un linguaggio – una costruzione di parole – che forza la morfologia e la sintassi (ad esempio, la frequenza di composti agglutinanti, lo scardinamento dei segni di interpunzione ridotti al solo impiego dei puntini di sospensione). L’incipit anaforico che avvia ogni sezione del libro crea un movimento di “suite”, di testi in qualche modo interconnessi che conferiscono solidità e compattezza alla silloge.

  6. Adam Vaccaro ha detto:

    Grazie ai contributi e commenti immessi.
    E sono grato in particolare ad Antonella, per l’intenso riscontro dato alla mia lettura: è un esempio di accrescimento reciproco che dovrebbe scaturire dalle letture critiche, e che non sempre si realizza così proficuamente e felicemente. Ma con Antonella, come lei ha ricordato, ci sono lunghi tratti di percorsi, etici ed estetici, condivisi.
    Adam

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