Anticipazioni – Rosa Salvia

Pubblicato il 1 luglio 2018 su Anticipazioni da Adam Vaccaro

Anticipazioni
Vedi a: https://www.milanocosa.it/recensioni-e-segnalazioni/anticipazioni
Progetto a cura di Adam Vaccaro, Luigi Cannillo e Laura Cantelmo – Redazione di Milanocosa
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Rosa Salvia

Inediti
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con una nota di Luigi Cannillo

Nota dell’autrice
Questi miei componimenti inediti sono nella raccolta in fieri Tempo innocente in cui affronto le interrogazioni fondamentali sull’essere e la condizione umana nel tempo che si comprime e si dilata aprendosi a tutte le possibili direzioni partendo da un punto focale di concentrazione, nel quale il mondo interiore e quello esteriore si incontrano traducendosi – per il tramite della immagine poetica o della metafora – l’uno nell’altro.
Attraverso l’elaborazione di un linguaggio della filosofia e della poesia insieme, che unisca i valori formali a quelli concettuali, la lirica al discorso, il rigore filosofico all’altrove poetico e all’eros, tornano intatte le grandi domande degli inizi, Caso o Necessità, vuoto o indifferenza, sopravvivenza o nulla, Tempo lineare e Tempo circolare. La raccolta comprende quattro sezioni: Tempo innocente (il tempo dell’arte e della poesia), Tempo che soffre (il tempus edax che ci strappa a noi stessi), Infinitesimi di logos (“un sapere mutilo” fatto di interpretazioni e di contrasti, che tuttavia è l’unico sapere dato all’uomo), L’eros (inteso platonicamente come via alogica verso l’Assoluto che rimane ad ogni modo tensione) fermo restando il procedere frastagliato e rapsodico dell’essere che guarda alla caducità e al suo mistero come alle due dimensioni fondanti della vita.

Rosa Salvia

Da Tempo innocente

I

L’acqua del fiume va per la sua strada,
danza, dorme, aspetta, fra miseria
e grandezza, per infilarsi lontano
da dove penseresti di cercare, in quelle
particelle di polvere che volteggiano
là dove il tempo innocente langue
fra risa di bambini che guardano quel
che gli adulti non vedono: la tensione
di ciò che si manifesta prima che
la sintassi lo capti: il cammino dell’arco
sopra la radice che racchiude il dettaglio –
Sillaba simile al silenzio, Desiderio
aperto al Desiderio così anteriori
al muro della terra.

II

Tempo innocente
in cui la poesia schiuma
e si perde – eterna e povera.

III

La penombra delle stanze raccolte
libera il giorno con lentezza, isola
i rumori, cattura il tuo tempo per molto
tempo nella mano che crea poesia
dal fondo di un vuoto, in una immobile
inarrestabilità, fino alla sillaba iniziale
dell’unica parola che è insieme acqua,
fuoco, terra, aria. L’estraneità tace,
come anche la polvere e le cicale
che si sentono mancare nella quotidiana
esplosione dell’estate. L’essere riposa,
il sentire non duole, s’acquieta il rovello
dei pensieri sopra un ventaglio sciupato
dal caldo che bisbiglia, prima di assopirsi.

*

Da Tempo che soffre

I

Il tempo che soffre è il tempo
che conserva, come il mare
di Lampedusa il suo carico
di morti, zainetti di bambini,
tozzi di pane nero, stracci
di vesti povere come le povere
parole che si aggrumano
sulle acque senza pace:

eco di passi nella memoria
che disturbano la polvere.

II

Piegata in due dai mucchi di rifiuti
che vomita confusi la città, incidi
su un muro di graffiti fiori calcarei
tanto vicini a te e al volo rallentato
delle stelle. Poi ti siedi al tavolo
di un bar abbozzando un sorriso
dietro una tazza di tè. Sfogli il diario
che portavi sotto il braccio fino a trovare
la pagina orfana dove non vi sono
notizie né discordie né universo né leggi,
solo una nebulosa di volti senza storia,
di tempo che non ha radici, simile
al ragazzino che spumeggia là dove
le foglie cadono coprendo i marciapiedi.

III

Il tempo che soffre
mi dà quell’andatura vacillante
che alcuni chiamano Doxa.

*

Da Infinitesimi di logos

Spinoza

“Attraverso il filo spinato dell’anatema
di mio padre passai come un soldato,
Solo, in mezzo alla battaglia. Ma guardai
in una lente la geometria di Dio, smisurata
natura. Come un pane appena sfornato
essa alita dentro di noi e in ogni più piccola
cosa. Tutto trascorre come un solo respiro.
In mezzo ai giorni scorrono eternità.
E, come me, i cigni che stilano il loro
canto di morte, non temono il Giudizio”.

L’eros

*
Ti hanno lasciato solo nella città,
sotto la pioggia fina – solo –
fra genti isolate nel solo mutismo
di un vuoto che straripa.

Il cielo lontano cammina con le sue
torme di nubi e ti senti sperduto
per sempre, senza ritorni; un piccolo
oggetto caduto lì dentro: una cosa.

La terra bagnata e i gatti fra i ruderi
paiono vinti. Sembra che un dio cattivo
li abbia con un sol gesto pietrificati.

La pioggia infuria sull’infinita pazienza
delle cose e tu senti scorrere il minuto
che ricompone il mondo in un respiro.

Rimane l’attesa di una parola già annunciata
Altrove

*

Dalla vita non voglio altro
che sentirla perdersi in queste
sere d’estate, in certe vie fuori
mano di tempo incendiato,
di grido consumato, di alberi
nudi con la terra che cade dalle radici,
portando su di me non il dolore
degli uomini, ma quello più accorato
delle pietre, delle cose inerti e mute
che trascorrono invisibili: materia
madre, senza forma, senza ombre,
senza fondo, come il tuo sguardo
perduto proprio prima che si spenga.

*

Nota biobibliografica
Nata a Picerno (PZ) Rosa Salvia vive a Roma dal 1986. Ha esordito con il romanzo breve “La parabola di Elsa” (Osanna Edizioni 1991). Tra le sue successive pubblicazioni in versi: Intermittenze (Aletti Editore 2003), Luce e polvere (Aletti Editore 2005), Le parole del mare (LietoColle 2007, Premio Cinque terre – Siro Guerrieri 2008), Mi sta a cuore la trasparenza dell’aria (La Vita Felice 2012. La raccolta Il giardino dell’attesa (Samuele 2017) è stata premiata con menzione di merito al Premio di Poesia Scriveredonna 2013 e, sempre con menzione di merito, al Premio Lorenzo Montano 2015.

*
Nota di lettura

Il tempo è sovrano in questi versi di Rosa Salvia, il dominus mimetico che assume diverse forme e sembianze nel contenere le esistenze umane e nel relazionarsi ad esse. In lui si incarna il movimento lineare dell’acqua del fiume nel suo fluire imprevedibile, ma anche l’attesa, la sospensione nelle stanze in penombra, la contrazione nella sofferenza per le vittime dei viaggi disperati dei migranti o lo smarrimento per lo scorrere della vita tra le anse e le rapide del dolore delle creature in un processo circolare.
La sintassi è anche una forma del tempo, di quello verbalizzato: nell’autrice questo è un percorso ricco e complesso che si snoda spesso per gruppi di versi anche in testi monofrase, con sequenze di proposizioni coordinate e subordinate in immediata successione, oppure, in una modalità diversa di composizione, stilando definizioni sintetiche, talvolta aforistiche. Ma qualcosa si manifesta “prima che la sintassi lo capti”: è la tensione imprevista della materia negli eventi di microstorie, nelle atmosfere del quotidiano o in avvenimenti di portata epica. Questa è la radice della poesia.
In questi versi il linguaggio della filosofia e della poesia uniscono intenzionalmente il fascino del pensiero, dei concetti, e il processo di formalizzazione. Senza ostentazione, partendo dalla percezione dei fenomeni e dall’esperienza anche quotidiana, affrontando questioni fondamentali come il rapporto tra esistere e sopravvivere, impulso alla vita e pause di riflessione. La tensione dell’Eros verso l’Assoluto e il Logos come formalizzazione del pensiero formano qui una unica energia di ricerca incessante che proprio nel suo irriducibile interrogarsi è fondamento di poesia.

Luigi Cannillo

4 comments

  1. Rosa Salvia ha detto:

    Desidero ringraziare la redazione di Milanocosa per questa bella opportunità che mi ha dato di offrire un assaggio di questa mia raccolta inedita Tempo innocente peraltro da poco segnalata al Premio “Lorenzo Montano” con menzione d’onore e pubblicazione sul sito della rivista Anterem. Strana e fortunata coincidenza! Ma ancor più ho apprezzato le riflessioni di Luigi Cannillo, poeta alto e amico carissimo: ha colto con acume e precisione il senso del mio “laborioso” percorso poetico.

  2. Fabrizio Bregoli ha detto:

    Conosco Rosa Salvia dalla lettura del suo eccellente “Il dolore dei sassi” e trovo qui confermata la sua capacità evocatrice grazie alla misurata e circospetta versificazione, la efficace calibrazione di pensiero e sentimento, poesia in senso stretto e ragionamento esistenziale e filosofico, sempre attentamente dosati. Coraggioso avere scelto un tema, così complesso, come il Tempo come motivo conduttore dei testi.

  3. leopoldo attolico ha detto:

    Un’espressività molto personale , riconoscibile ; e una grande padronanza del verso e dell’immagine . Grazie a Rosa Salvia e a Luigi Cannillo .

  4. Fabia Ghenzovich ha detto:

    Anch’io ho conosciuto Rosa Salvia dalla lettura del suo “Il dolore dei sassi”. Riconosco la sua scrittura sapiente, nata dall’ osservazione del mondo, del quotidiano, dalla riflessione sulla caducità e del suo mistero, di cui ci parla da un sostrato filosofico di pensiero e profondità di immagine. Leggere questi nuovi testi mi mette in attesa di quella parola già annunciata, in ascolto. Grazie Rosa Salvia per questa nuova occasione che la redazione e Luigi Cannillo ci offrono.

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