Gabriella Girelli

Gabriella Girelli

Gabriella Girelli, nata a Forlì, vive a Milano dove, terminati gli studi classici, si è laureata in Lettere moderne, occupandosi di storia del teatro. Ha in seguito frequentato la Scuola superiore delle comunicazioni sociali, approfondendo l’interesse alla tematica dell’influenza dei mass-media sulla società contemporanea. Ha privilegiato l’insegnamento, proseguendo contemporaneamente l’attività di ricerca nell’ambito letterario con attenzione alla scrittura e all’oralità del testo.
Si è interessata di letteratura per ragazzi pubblicando in versi e in prosa:

La prima Odissea edit. Città armoniosa, Reggio Emilia, 1978
Il primo Orlando furioso edit. Città armoniosa, Reggio Emilia, 1978
Il paese felice edit. La Scuola Brescia, 1980

L’ultima raccolta di testi in poesia è la plaquette “Arie per voce sola” edit. Ulivo, Balerna, 1999.

Della fiaba Piccolo pesce pubblicata sulla rivista Piccole tracce coop. Edit. Nuovo mondo, 2000 è stata realizzata una performance teatrale con musica e danza nell’ambito dalla rassegna culturale “Res aquae” organizzata dal SNS di Milano nell’aprile 2004.

Suoi testi in poesia e in prosa sono presenti in riviste e antologie.

Ha collaborato con Adam Vaccaro alla fondazione dell’Associazione culturale Milanocosa alle cui iniziative è solitamente partecipe.

Da “ARIE PER VOCE SOLA

Rabbi 3

Nata tra larghe mura ed antichi fantasmi,
oscure cantine, segreti miasmi,
bambina – occhi non ti scordar di me
ai bordi dei fossi,
pesco fiorito, sambuco nero,
accanto al pozzo ombra del pero,
lucciole a maggio e raganelle,
canti di grilli, alte le stelle.

*****

Non so quale uccello abbia il nido
tra gli erti scogli della Cornovaglia,
chi oda del gabbiano acuto il grido
che si rifrange d’alta faglia in faglia
o scorga il cormorano che si scaglia
dal picco aspro in cerca del pulcino
che tra gli anfratti grigi della roccia
s’annida ad attendere il mattino.

*****

Dov’è finita la credenza della mamma,
quella coi cristalli molati,
spigoli arrotondati,
quasi di fine liberty?
Forziere segreto di golosi bocconi,
dolciumi nascosti a bambini non buoni,
briciole accumulate, ditate della mano,
più volte cancellate e molte volte invano,
malcelata fragranza diffusa dagli aromi,
sottili e persistenti nel chiuso della stanza.
Monotona sequenza di giorni sempre uguali,
esacerbata assenza di stimoli vitali,
incontrollati impulsi a fuggire lontano
tra lampi di ricordi, coi pugni della mano.
Dov’è finita la credenza della mamma,
quella coi cristalli molati,
spigoli arrotondati,
quasi di fine liberty?
Era forse l’essenza della sua creatività
creduta spenta?
Marzo inquieto mi riporta
ventose primavere
di burrasche improvvise
e in cieli aperti stelle sospese.
Marzo è un buon mese
per nascere e morire,
nutre la viola e scioglie
i cumuli di neve.

*****

Lorelei lontana
che il marinaio attende
si illude di cantare da sirena
e la corrente che a lei discende
non trascina di più di una golena.
Oh Hemingway! Si arena la tua barca
e di Melville scomparsa è la balena…
Va la zattera d’Huck alla deriva
e non c’è stella ad illuminare
di riva in riva il suo sperduto andare…

*****

Dal campo di grano maturo
sale l’onda di luce
placide galassie levitano
tra richiami sonori
misteriosi segnali inviano
agli astri assorti
nel vortice celeste.

*****

Stanno i gabbiani pronti
al primo urto dell’onda
alla marea che sale
rapida dalla sponda
nemica alle farfalle
che sciamano alla luce,
un breve batter d’ali
a morte le conduce.

*****

A Mozia lontana soffia il vento
e ancora di un bambino si ode il pianto.
Rosso amaranto
la campanula in fiore.
Rosso amaranto
il suo piccolo cuore.
Temenos, temenos,
terrore delle madri,
dal recinto sprigiona
acre odore di sangue
la pietra dell’altare.

*****

Di lenti sedimenti
greve materia intrusa
intatta ti presenti
in luce circonfusa
Di quali moti occulti
trattieni ora le scorie
e in fitte schegge espulse
conservi le memorie?

*****

Bruna cavalla ombrosa,
un quadrato recinto non ti basta
a trattenere la tua passione ansiosa
di ampi spazi e sconfinati campi.
Liberi i tuoi compagni in grandi branchi
d’inseguirsi nel vento oltre la meta,
tu, solitaria, coi madidi fianchi,
tra chiuse paratie ti aggiri inquieta.

INEDITI

Identità
A quali campi
a quali paradisi
ragazza di Jenin ti incamminavi
tu stessa fatta terra della tua terra
in bianca strada
del tuo sangue rosso
polvere accesa

Limes
Di ossa calcinate
nelle fosse
bianca la terra

Persona un tempo
ora reliquia
profanata
sovraesposta.

Gregory Summers
Nel segno dell’estate
che tra pietre roventi alla calura
nasconde tracce inesplorate
di aride vite, così la mia.

Nel mio nome la sorte
che mi rinchiude a Huntsville
Ellis 1 Unit,
braccio della morte.

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