La sinistra fuori partita

Pubblicato il 28 novembre 2011 su Temi e Riflessioni da Adam Vaccaro

La sinistra fuori partita

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“Come descrivere quel che succede da due anni a questa parte se non come la sconfitta della politica su scala nazionale da parte dei «poteri forti» sovranazionali?

Viene il sospetto che le varie sinistre europee non si rendano conto della vastità e della profondità della rivoluzione in corso. Perché di una vera e propria controrivoluzione si tratta. Un cambiamento che accoppia una tendenza di lunga durata in atto ormai da circa 40 anni con la crisi degli ultimi quattro anni che sfrutta per mettere in piedi addirittura un nuovo rapporto tra capitale e politica.

La tendenza di lunga durata è quella della delocalizzazione industriale che ha operato una gigantesca compressione dei salari nell’area Ocse, ha precarizzato il lavoro, ha debilitato i sindacati e ha minato i diritti dei lavoratori. Questa tendenza di lunga durata viene accentuata e accelerata adesso, approfittando della crisi.
Questo è l’obiettivo dichiarato dei vari piani di austerità: spazzare via un secolo e passa di conquiste dei lavoratori (non solo operai). E tra le conquiste dei lavoratori c’era anche la loro partecipazione al processo di decisione politica attraverso il meccanismo delle democrazie parlamentari. Ma gli ultimi eventi mostrano che – questioni formali a parte – la democrazia è stata sospesa. Almeno nel suo spirito, la Costituzione è stata abrogata in Grecia e Italia: in questi due paesi una sola cosa è certa, e cioè che il popolo non è affatto sovrano.
Le sinistre europee hanno assistito senza fiatare allo smantellamento del diritto. Intanto non era scritto in nessun trattato che un’unione di 17 stati fosse governata da due soli paesi a cui nessuno ha rilasciato una delega: il duopolio franco-tedesco (che si avvia a essere un monopolio germanico) è totalmente illegale. In secondo luogo, le lettere della Banca centrale europea ai paesi Pigs somigliano come gocce d’acqua alle lettere che l’Fmi mandava agli stati d’Africa e America latina, con la differenza che allora erano affrancate per il Terzo mondo, mentre ora sono inviate a economie avanzate del primo mondo.

Guardando come si comportano gli Hollande, i Bersani, gli Zapatero e colleghi, è lampante che costoro sono ciechi di fronte alla più massiccia ristrutturazione capitalista dell’ultimo secolo, una ristrutturazione che ha come modello la Cina postdenghista che coniuga liberismo capitalista con partito unico, censura, repressione: tutta la libertà di Stalin e tutta l’eguaglianza di Bush. Il capitalismo mondiale si è accorto che il sistema può funzionare e guadagnare senza un servizio sanitario, senza pensioni, senza scuola per tutti, senza diritti civili, senza democrazia, tutti elementi che rappresentano intralci e costi impropri, da tagliare. Questo per dire che il rospo che ci fanno ingoiare non è il semplice governo Monti, ma è un processo mondiale di lunga durata che cambia il modello di capitalismo. Mai avremmo pensato che il post-fordismo potesse confluire nel «post-maoismo».

Marco D’Eramo – Manifesto del 24 novembre

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