A. Vaccaro

Anticipazioni – Giacomo Cucugliato

Pubblicato il 15 marzo 2021 su Anticipazioni da Adam Vaccaro

Anticipazioni
Vedi a: https://www.milanocosa.it/recensioni-e-segnalazioni/anticipazioni
Progetto a cura di Adam Vaccaro, Luigi Cannillo e Laura Cantelmo – Redazione di Milanocosa
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Giacomo Cucugliato

Poesie inedite
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Nota di lettura di Adam Vaccaro
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Nota di poetica
Queste note poetiche tentano l’intercettazione del dialogo costante tra un corpo, uno sguardo bilocato e le terre africane in cui è stata tombata la coscienza di chi scrive. Si immagina la realtà come la lastra di uno specchio su cui l’essere scrivente è stato scaraventato con violenza tale da frangerla e da frangersi, al punto che l’unica possibile visione ricompattante resta quella di una poesia che sappia seguire i riflessi e riproporli nella sua lingua. Ne deriva un dettato che vuole essere una parziale ricucitura, compiuta con affanno e interruzione del respiro, di un universo lacerato dalla caduta, ma che non ne snaturi l’essenza ormai sezionata. In quest’opera di poiesi chi scrive si ritrova a percorrere il labirinto delle cose presenti e passate, seguendo estaticamente il farsi e il disfarsi della luce: ché nella distruzione di ogni cosa un sole come una biglia pare, percuotendo gli specchi, pur se solo nell’attimo della visione, poter alludere a una unità sovrasensibile. Quell’unità, forse apparente, si produce quando chi scrive assorbe ed è assorbito nell’orbita degli oggetti della manifestazione: ogni parola poetica si appiglia alla cosa che dice solo transitoriamente, per abbandonarla identificandosi alla cosa successiva, così per una serie di ascese e di discese che fanno una metafisica poetica degli esseri e dei nomi. Qui le terre africane che parlano attraverso e sopra e sotto il corpo nel tramite della liaison permessa dallo sguardo si popolano della memoria del sangue umano che le ha irrorate assieme al sudore contadino: quella memoria si fa presenza cucita nelle viscere delle cose, diventa storia, produce inesausta poesia non detta che attende l’attimo della narrazione. Questo atto contadino è una operazione magico-poietica potenzialmente capace di far geminare senso circolarmente dalla terra all’uomo al macrocosmo.

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SALOTTO CARACCI CON ADAM VACCARO

Pubblicato il 2 marzo 2021 su Eventi Suggeriti da Maurizio Baldini

SALOTTO CARACCI CON ADAM VACCARO

Con un pensiero speciale ai cari Annamaria De Pietro e Marcello Montedoro!

E anticipo il link Zoom ai tanti amici… si parlerà anche di voi!

Adam

ROBERTO CARACCI ti sta invitando a una riunione pianificata in Zoom.

Argomento: SALOTTO CARACCI CON ADAM VACCARO
Ora: 4 mar 2021 06:00 PM Roma

Entra nella riunione in Zoom 

ID riunione: 940 7018 6026
Passcode: RsRC1A

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Claudio Zanini – Carrozza n°7

Pubblicato il 24 febbraio 2021 su Scrittura e Letture da Adam Vaccaro

Un treno verso il nulla

Carrozza n°7, Claudio Zanini, Edizioni Bietti, Milano 2017

 Adam Vaccaro

(Vedi anche a: Vaccaro (“Odissea” lunedì 1° marzo 28 2021) 

https://libertariam.blogspot.com/2021/03/un-treno-verso-il-nulla-di-adam-vaccaro.html)

Cercare di uscire beneficamente dal fiume prevalente di narratività perimetrate da vicende solo personali, per ritrovare esperienze emozionali e conoscitive, entro scenari collettivi e storici. Sono orizzonti che implicano misure con la complessità del contesto storicosociale, con visione e pensiero critico, capaci di dare corpo a realtà e immaginazione, come ad esempio nella realtà parallela de L’Uomo senza qualità di Musil.

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Anticipazioni – Alberto Bertoni

Pubblicato il 1 febbraio 2021 su Anticipazioni da Adam Vaccaro

Anticipazioni
Vedi a: https://www.milanocosa.it/recensioni-e-segnalazioni/anticipazioni
Progetto a cura di Adam Vaccaro, Luigi Cannillo e Laura Cantelmo – Redazione di Milanocosa
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Alberto Bertoni

Poesie inedite
(da un work in progress al momento intitolato
Semplici abbandoni)
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Nota di lettura di Adam Vaccaro
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Dichiarazione di poetica

Confesso di non amare molto le dichiarazioni di poetica, anche perché per alcuni decenni mi sono scisso in due: il critico-docente e l’estensore di testi versificati. Le mie due parti non sempre sono andate d’accordo e spesso ho proprio tenuto lontani i due campi di attività, non fino al punto di scrivere su tavoli diversi, ma dedicandomi a queste per me contrapposte forme di scrittura in tempi e stati d’animo differenziati.
Certo, a parte Montale, i miei punti di riferimento più saldi nella tradizione novecentesca sono Sereni e Giudici, ma sulla mia scrittura hanno influito anche libri come Il disperso di Cucchi, Somiglianze di De Angelis, Postkarten di Sanguineti e Passi passaggi di Porta, oltre a poeti americani come Simic e Wright. E poi ho ammirato e tuttora ammiro il lavoro di coetanei di gran classe: Magrelli e Anedda, Frasca e Pusterla.
Dunque non posso parlare di una poetica troppo coerente e univoca. Aggiungo che – a partire dagli anni ’90 – ho goduto molto di un ambiente vivo come quello bolognese e ho cominciato presto a imparare dalla poesia di autori più giovani, in particolare Giancarlo Sissa, Vito Bonito e Francesca Serragnoli. A quest’ultima riconosco per esempio di avere pubblicato di recente un libro di poesia davvero molto notevole, il più bello a mio gusto di questo tremendo 2020. E mi piace concludere questa nota con una frase tratta di lì, nella quale mi identifico in toto, soprattutto per il punto interrogativo finale: “Ogni vita ha la sua pioggia. Ogni vita ha un volto solo. Fra io-tu c’è un abisso e una stretta di mano, mai mischiare le vite. Allora il vecchio dilemma: a che serve leggere la vita degli altri?”

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Nel tremore degli anni – Filippo Ravizza

Pubblicato il 25 gennaio 2021 su Recensioni e Segnalazioni da Adam Vaccaro

Filippo Ravizza

Nel Tremore degli anni, puntoacapo Editrice, Dicembre 2020

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Adam Vaccaro

Avevo ricevuto e inserito quattro testi di questo ultimo libro di Filippo Ravizza, nella serie di Anticipazioni (https://www.milanocosa.it/anticipazioni/anticipazioni-filippo-ravizza). Leggendolo ora nella sua interezza, ritrovo validi i rilievi fatti allora, per cui li ripropongo con alcune integrazioni, in particolare sulla tematica del Tempo, filo rosso della sua ricerca espressiva.
Nella poesia contemporanea è spesso difficile enucleare una visione e un pensiero critico, alimento per me fondante un poièin capace di dire e darci contributi di conoscenza della complessità della vita, di cui il Tempo è tematica primaria. Sono premesse scontate entro la visione metodologica della mia Adiacenza, per la quale l’Atteggiamento generale o quella che Elio Franzini (Rettore Statale di Milano e prefatore di Ricerche e forme di Adiacenza) chiama Intenzionalità fungente, fonda e connota il punto di partenza. Seppure, per una adeguata analisi testuale, è decisivo il punto di arrivo.
Nel percorso poetico di Ravizza c’è un pensiero forte quale fonte epifanica di espressione, di ri-creazione di realtà e dei suoi infiniti piani, visibili e invisibili. Un piede-anima, come detto, non molto rintracciabile nel panorama poetico odierno, rispetto a quello innervato in esperienze affettive.
Nei testi di Ravizza c’è un Io che ribolle nella caldera vulcanica costituita dal complesso sistema concettuale di Hegel, di tesi-antitesi-sintesi tra Natura e Ragione, in cui, in ultima analisi, è lo Spirito che crea la Storia. Fondamenti della hegeliana Fenomenologia dello Spirito, che consentì a Marx di costruire il suo Materialismo dialettico, per il quale, in ultima istanza, è decisiva la struttura socioeconomica e storica e non lo spirito. Sono sistemi imprescindibili negli sviluppi del pensiero delle “teste occidentali” (p.18), che ricomprendono etica, arte, religione e ogni altra area della totalità antropologica.
Se dunque l’Io e le sue Modalità di controllo del linguaggio (Mod-Io), sono forze primarie nelle forme di cui ci stiamo occupando, come agiscono le altre modalità (Es e SuperIo)? La matassa espressiva dell’Autore conferma in primo luogo i detti fondamenti di pensiero e cultura, con la domanda sul “vero” della scrittura poetica, distinto da ogni altro vero. Talché ne consegue che la Verità (assoluta) è mito ideologico e falso.
Da questo tronco portante, si dipartono rami tesi ai mille ansimi, attimi e forme della vita, con i loro terminali sensitivi di gemme e foglie, sciolte al vento come capelli: immagini e flussi che trovano ritmi consonanti e danzanti, capaci di far sentire ”la carezza del mondo”, di cui però la ruvidezza del tronco smaschera subito la dolcezza, necessaria quanto precaria “maschera impossibile”, che “abbraccia questi capelli/ bianchi questi occhiali queste teste/ occidentali…” (p.18); “La vita la matita del tenere/ intatta e lieve l’ondulante/ carezza la carezza del tempo! (p.38).
Sono qui tracciate linee che sanno far librare e vibrare il poièin, in una musica che congiunge spazio-tempo quali nomi diversi della stessa Cosa. Ed è la forma a dirlo, ribattendo come chiodi aggettivazioni dimostrative, che intrecciano ritmi ripetizioni e significati (tra Mod-Io ed Es), grumi verbali di più aree mentali che chiamo gatti di Schroedinger. E che tra carezze e lucori dell’occhio, superfetano il qui e ora. In cui il tronco trema insieme ai rami, conscio che l’invisibile è più forte del visibile, in una tensione adiacente tra radici ed emozioni-pensiero che in-forma versi e flussi che paiono promettere punti di arrivo, anche se ansimi di enjambementes annunciano significati che lo negano: “arriveremo, arriveremo senza/ mai pensarci, senza mai pensare,/ la fine inaspettata coglierà/ mentre staremo cantando mentre/ staremo stringendo nelle braccia/ il nulla”.
Ma non è disegno né pianto nichilista; “qui a Milano/ qui sulla terra intera tra/ un giorno tra un mese/ tra un milione di anni/…/ verrà finalmente l’uguaglianza/ …una comune/ dimensione umana.” (ultimi versi del libro, p. 47). È una punta che incide la pietra del tempo, e insieme un puntello per proseguire nella lucida coscienza del destino naturale: “se verrai vita mia a bussare/ alla mia porta in un giorno di sole/…/…oh sì oh sì qui/ qui dove ora io ti guardo/ vita mia quando mai ti amerò/…carezza…della pagina bianca nella/ tua illusione che chiamasti ‘amore’”. (p.20). L’Io, dalla sua torre di avviso e resistenza di coscienza critica, non smette di misurarsi col Tempo, pur sapendo che il proprio decadrà come uno yogurt; “In questo abito chiamato tempo/ della mia Milano Novecento/…/ con Vladimir e Natascia la Storia/ già era con me ma io non lo sapevo.” (p.24); “crudele cecità oh viltà viltà/ del tempo mio tempo tuo tempo/ tempo nostro povero e breve”, “superficie/ falsa…/ verità che in realtà non esiste” (p.39). Coscienza critica che si riafferma con forza rispetto alle sirene della “allucinazione: tutto ci/ sarà finché ci sarò io, poi/ il niente che non ha parole”. (p.40).

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Echi di Identità Bonefrana a Milano

Pubblicato il 20 dicembre 2020 su Scrittura e Letture da Adam Vaccaro

Echi di Identità Bonefrana a Milano
Segnalo una approfondita analisi dei vari temi e linguaggi del mio libro Identità Bonefrana, proposta nel corso dell’incontro del 15 dicembre scorso al Salotto Galzio – ovviamente con Zoom -, vedi link al video video , e basterà cliccare sui tempi (in azzurro) per accedere alle singole parti. Ora, il testo dell’Autrice è stato pubblicato sulla Rivista Online Odissea, vedi a

https://libertariam.blogspot.com/2020/12/il-destino-di-esse-re-di-gabriella.html

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Anticipazioni – Filippo Ravizza

Pubblicato il 1 dicembre 2020 su Anticipazioni da Adam Vaccaro

Anticipazioni
Vedi a: https://www.milanocosa.it/recensioni-e-segnalazioni/anticipazioni
Progetto a cura di Adam Vaccaro, Luigi Cannillo e Laura Cantelmo – Redazione di Milanocosa
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Filippo Ravizza

Poesie inedite
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Nota di lettura di Adam Vaccaro
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DICHIARAZIONE DI POETICA
Vi sono alcune tematiche che io riconosco essere capisaldi di tutta la mia produzione poetica: la riflessione sui rapporti tra vero poetico e vero storico; sull’enigma del tempo; sul destino e sulla mancanza di un destino; sul ‘grande mai più’ ovvero l’annientamento che ci attende. Spero che, a livello formale, nei miei versi sia sempre avvertibile l’andamento ritmico, la cadenza timbrica che deve distinguere a mio parere la parola della poesia, che deve continuare ad essere diversa ed altra rispetto alla parola della prosa. La poesia in fondo è un’emozione che trova una forma. Il lavoro sulla parola, la ricerca della forma che sola può esprimere al meglio un particolare contenuto, mi paiono essere elementi portanti del lavoro poetico.

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Lo scrigno e il labirinto di Annamaria De Pietro

Pubblicato il 19 novembre 2020 su Saggi Poesia da Adam Vaccaro

Alla Poesia di Annamaria De Pietro

Riprendo due, tra i miei saggi critici, dedicati alla poesia di Annamaria: quello che segue,  sul suo Primo Libro delle Quartine, del 2015, e in fondo (link Il labirinto, in Sotto la Superficie, letture di poeti italiani contemporanei, (Milano, 2004).

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Lo scrigno salvato di Annamaria De Pietro
In “Rettangoli in cerca di un pi greco – Il Primo Libro delle Quartine”
Marco Saya Edizioni, Milano 2015.

Adam Vaccaro

Sono due le aree di esperienza, quali possibili fonti di una forma e di una espressione letteraria: quella vissuta al di fuori di ogni contesto letterario, e quella alimentata da quest’ultimo. Sono due ipotesi estreme e astratte, che non possono essere mai esclusive. L’esperienza col mondo della prassi non può non esserci, come l’esperienza con quanto la scrittura ha accumulato nei secoli. Ma è questione di misure. Nel caso di Annamaria De Pietro, anche non conoscendola o non frequentandola, i suoi testi non lasciano dubbi sulla preponderanza della fonte letteraria.
Ho seguito sin dall’inizio la produzione di Annamaria, sviluppata in forme e rami diluviali e variegati, ma sempre connotati dal timbro di un incrocio mobile tra ricerca ossessiva di precisione, fascinazione sonora e ricchezza barocca. I pregi della sua scrittura si sono articolati e sviluppati nell’arco ormai ventennale della sua ampia produzione poetica, entro tale preponderanza e quadro esperienziale, e entro tale inesausta ricerca creativa.
Scrissi, a proposito di Venti fusioni a cera persa (Manni, Lecce 2002) che in particolare con quel libro Annamaria trasmetteva l’immagine di “uno strano incrocio tra un altare e un banco da lavoro di artigiano, di falegname o di faber”, e se “Il fautore, fattore, dell’altare è naturalmente figura sacerdotale, che pretende di incarnare i segreti dell’ignoto…, l’artigiano è colui che si muove qui, nelle fatiche del quotidiano, tra lampi del corpo e pietre del cuore, e per questo sa dare forma concreta all’evocazione, controllandone/ garantendone l’accuratezza esecutoria”. Termine che, sottolineavo, aveva anche un “carattere omicida, anzi di ‘matricidio’ e/o ‘parricidio’ del gesto della scrittura”, di cui De Pietro “sottolinea il re-inizio e l’iniziazione ai misteri più profondi della vita”; e “per questo la scrittura è ‘superba, assassina per buon diritto’, che nel processo generativo agisce ‘a tutto imponendo, violentemente, il suo patrimonio genetico, la sua serie formale’”.
“Dunque, accento posto sull’arte che nasce dalla morte, dalla perdita irreparabile (come la cera del modello da cui emerge l’oggetto fuso con tale tecnica) di ciò che ne è fondo epifanico…Arte del resto omologa a ogni spietata fenomenologia del processo vitale”: il “seme deve essere distrutto perché nasca la nuova pianta” e “milioni di spermatozoi devono morire per salvarne uno solo, uno solo alla volta. È la radice biologica della perentoria esclusività dell’amore…almeno, così come si è costituita nella nostra cultura. Allo stesso modo, la scrittura procede e costruisce le sue forme, uccidendo e scartando milioni di possibili parole per sceglierne e salvarne una, una sola alla volta.”
Chiosavo, però, che “sono gli accenti che contano. Cioè il punto di vista. Dello stesso processo possono essere ostensi i cardini (gli stessi) sul versante della vita o della morte”. E se “il sacerdote tende a illuminare lo scacco di ciò che precede”, per mostrarne “tutta la riduzione a residuo e nulla”, per “esaltare…la suprema e definitiva nascita, che si innalza autonoma e (quasi) sprezzante su ciò che c’era prima e ciò che ci sarà dopo”, salva dal “rischio della deriva di onnipotenza la presenza dell’artigiano, del faber. Che conosce l’umiltà e i segreti della materia. Che sa come ogni materia, anche quella fatta di semi neri sulla pagina, non viene dal nulla, viene da un immane calco ignoto, irraggiungibile e indimenticabile, cui la sua opera non può smettere di continuare a tendere…. Pena una perdita totale di misura di sé e/o di totalizzazione e ideologia del testo.”

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Aggiornamenti Sito- 20 anni Milanocosa

Pubblicato il 13 novembre 2020 su Eventi Milanocosa da Maurizio Baldini
Aggiornamenti Sito Voci Intrecci Progetti dei 20 anni di Milanocosa –
BookCity 14 novembre-Casa della Poesia di Milano

Evento annullato e sostituito da Video e post in Rete

Evento dedicato alla memoria di Marcello Montedoro e Annamaria De Pietro

come sappiamo, le disposizioni sanitarie hanno annullato tutte le iniziative culturali con presenza, anche in BookCity. Per cui, all’annullamento dell’Evento programmato, allegato e ripreso qui sotto del 14 novembre, in accordo con BookCity e La Casa della Poesia, ho elaborato la soluzione video che segue, già proposta e messa in atto per l’evento parallelo del 4 novembre alla Grechetto della Biblioteca Cerntrale Sormani (https://www.milanocosa.it/eventi-milanocosa/aggiornamenti-sito-20-anni-milanocosa).

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Aggiornamenti Sito- 20 anni Milanocosa

Pubblicato il 6 novembre 2020 su Eventi Milanocosa da Maurizio Baldini

Evento annullato e sostituito da Video e post in Rete su

Voci Intrecci Progetti dei 20 anni di Milanocosa

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Cari tutti,

come paventato, è arrivata purtroppo la mannaia delle disposizioni sanitarie, per cui la Direzione Cultura dell’Assessorato ha dovuto sospendere fino a data da destinarsi tutte le iniziative con presenza di pubblico. In tali condizioni, ho esaminato le possibilità alternative e, insieme alla Direzione della Biblioteca Sormani, abbiamo deciso di utilizzare registrazioni video immessi in YouTube, con i testi relativi diffusi sul nostro Sito e gli altri consueti spazi in Rete. Seguono entrambi i link:

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