Eden – Sergio Gallo

Pubblicato il 16 aprile 2024 su Scrittura e Letture da Adam Vaccaro

Il dovere e il coraggio dell’utopia resistente
Adam Vaccaro

Sergio Gallo, Eden – Memorie di un cittadino sospeso, Ed. Sensibili alle foglie, 2022

Titolo e sottotitolo di questo libro di Sergio Gallo sono già linee di sensi cercati e svolte poi dalle trame del testo, analizzate e rese con profondità nella Prefazione di Paolo Gera: Natura resistente, umanità sospesa, l’Eden violato di Sergio Gallo. L’apporto offerto da Gera non rientra nei consueti stilemi di servizio editoriale, mosso com’è da un intreccio dichiarato di affettuosa e scrupolosa analisi tra lingua e visione, per cui diventa porta d’accesso preziosa per la lettura dei vari livelli di sensi e complessità del testo.
Gera ricorda in primo luogo che il libro nasce nella temperie drammatica dei due anni di Covid, “due anni pestilenziali”, non tanto e non solo per l’azione virale e le morti causate, ma per la gestione strumentale dei poteri mondiali dominanti, che ne hanno fatto occasione di un virus sociale utile a moltiplicazione di controlli autoritari, travestiti da protezione sanitaria, attraverso un bombardamento dei mass-media, mai prima messo in atto con altre epidemie, teso a moltiplicare paure, razionali e irrazionali, e quindi soggezione…
Due anni, sottolinea Gera, che hanno “trasformato i rapporti fra le persone, hanno eretto barriere inconcepibili e distanziamenti psicologici”, accentuato le disgregazioni sociali degli ultimi decenni di dominio ideologico del pensiero unico neoliberista, reso i cittadini più passivi, riducendo pertanto la sostanza di una democrazia sempre più ridotta a rito formale. Di qui l’importanza del suo rilievo: “Questo De Rerum Natura di Sergio Gallo non si conclude con la descrizione dell’epidemia mortale, come nell’originale lucreziano… L’indicazione data dal percorso dei versi” è “all’interno di ogni forma biologica”, capace di incarnare l’utopia resistente dell’Eden di un’umanità liberata, fondata non in un fideismo ottimistico, ingenuo o volontaristico, ma nelle dinamiche della fenomenologia vitale.

Il libro si apre con una dichiarazione di poetica in forma di apologo, una delimitazione del perimetro scelto dalla propria tessitura, che lucidamente coniuga estetica ed etica, senso del limite e orizzonte oltre il proprio poièin: “Chiesero i savi riuniti in preghiera/ per la salvezza del mondo, nel fittissimo bosco:/ Da dove vieni?”, con ulteriori domande sulle esperienze, i luoghi e gli esseri viventi, vissuti e conosciuti. Cui seguono risposte altrettanto lapidarie, tra le quali: “Non rivelerò i misteri dell’universo…Non dischiuderò gli occhi del mondo…non illuminerò le tenebre”, ma “Narrerò brevi storie di bizzarre…bestiole, di fiori selvaggi…tra le rocce,/ sullo sfondo maestoso delle montagne, di foreste un tempo fittissime, di terre di confine./ Al suono fragoroso del crollo di seracchi, degli imperi d’Occidente” (p.15).
Misura e dismisura: umiltà che non significa qui minimalismo acquietato, se ad essa fanno seguito fendenti di pensiero critico, rivolte al contesto imperialistico globalizzato in cui viviamo. Il testo dispiega perciò un disegno, metaforico e insieme metonimico, in un cammino di “viandante che a ogni passo prende coscienza” (titolo dell’apologo di apertura), che nella Parte Prima narra di bestiole, al tempo stesso immaginarie e riflessi di sé, in sette sezioni: Tardigradi, Saprofiti, Opilionidi, Hikikomori, Logofagie, Miocardio e Ipocondrio.
“Come tardigrado a spasso su un filo di muschio/ non chiedo per quanto resisterò”, tra “Esposizione a perniciose radiazioni/ subdoli virus, batteri patogeni./ Metalli pesanti, veleni sottili”, tra “Effetti collaterali imprevedibili/ di farmaci e differenti sostanze attive” (p.18), mentre “nel buio brancolo/ di labirintiche spelonche” (p.19), in cui “vogliono rinchiuderci”, travestite e offerte “in bolle prive di germi/ batteri che da sempre abitano/ il fiore peccaminoso della bocca” (p.26).
Così, restiamo “Immobili nella mimesi/… ma dal terrore non siamo più paralizzati/ mosche bianche piuttosto, dissenzienti/ in insana persecutio temporis” (p.30). Forse “Presto saremo l’ibis eremita./ Nati e cresciuti in cattività/ marcati con anelli, GPS satellitare” (p.31), piegati “Dal giogo di signorotti spregiudicati/ di ipocriti imbonitori, politicastri/ nostri moderni carcerieri” (p.39), e “Per non soccombere/ alla cruenta estinzione/ impareremo a convivere/ con arcigni dominatori?” (p.38). Magari continueremo in riti illusori di salvezze amorose, “tra burle, danze, brindisi/ in grotteschi matrimoni”, di patriarcali repliche del “talamo d’Ulisse” (p.60).
La dinamica del testo fa qui esplodere il fiore, cuore del Soggetto Scrivente, tra pensiero resistente, ironia e sarcasmo, e lo scatto di reni, che dà il titolo al libro: “Sorgerà un nuovo mondo/ sì, presto sorgerà un nuovo Eden!” (p.61). Sarà un Eden di parodia di vita?, dove “I più s’adeguano agli ordini, alle mode/ senza obiezioni, bevono aperitivi/ e digestivi fatti d’intrugli inenarrabili;/ ingollano medicine iridescenti/ per placare l’ansia, nella notte.// Nemmeno s’accorgono d’avere/ il sistema immunitario lesso,/ l’encefalo risucchiato nell’epigastro” (p.62).

Segue la Parte Seconda del libro, che prosegue l’arduo cammino tra le violazioni e il sogno resistente di una condizione umana degna, accentuato dalla sfida materica di “Ciò che con la morte non muore”, che fa appello sia ai livelli basilari della biologia che ai vertici dell’arte: “Ora che il tuo respiro s’è fatto vento/ la tua voce appartiene al fuoco/ il tuo corpo dimora nella terra/…/ le tue opere mi sia di guida/ lungo i sentieri di pietra/ il mio dolore, ammonimento// il recondito nutrimento/ ciò che con la morte non muore” (p67)
Seguono vive sequenze di versi dedicati ai “Fiori delle rocce”, intercalati anch’essi – come nella Parte Prima – da disegni con tecniche ibride, digitali e manuali,, dal sapore giocoso e onirico, di Alessandra Gasparini: 18 Fiori, tra cui Tarassaco, Garofano dei Ghiacciai, Campanula dei Ghiaioni, Astro Alpino, Croco Albifloro, Edelweiss, Linaria, Lunaria, Cardo Spinosissimo, ecc. che proiettano dai loro scenari su crinali montani, metonimia d’amore sia della natura vincente sulla morte, sia della passione civile, da intendere con senso politico, come difesa e resistenza nella e della polis,
Tra i fiori è posto perciò Il Fiore della Costituzione, annunciato da un esergo di T.S.Eliot, “Ma dove finisce il muto gemere,/ il silenzioso appassire dei fiori d’autunno” e che rompe gli argini della coscienza ferita e urla ai morti viventi assuefatti: “Non possiamo assistere/ che al lento disfacimento /del più bel fiore d’Italia/…Anche se dell’aria dei monti/ conserva la tersezza/ l’eleganza delle forme/ e, in stizza per ogni fascismo/ l’indomita ostinazione/ Petalo dopo petalo/ articolo su articolo/ ne viene fatto scempio/ da despoti senza scrupoli./ Dell’ottenebramento/ dei principi fondatori/ – chi vittima, chi complice -/ siamo i vili testimoni” (p.88).
È un imperativo categorico, spina dorsale etica di tutta la tessitura del libro, che richiama adiacenze leopardiane “d’afflitte fortune ognor compagna” (epigrafe da “La ginestra”, in esergo a pagina 89), per farne pedana di un vivificante viaggio nell’infimo, apparente insignificante, capace di vedere e smascherare le grandi ignominie, al fine di custo-dire una spinta all’apertura delle nostre menti e dei nostri bisogni di uno sguardo impietoso, nella testarda passione di un’utopia, a sentinella e difesa della vita violata.

15 aprile 2024
Adam Vaccaro

8 comments

  1. Sergio Gallo ha detto:

    Grazie Adam onorato per il commento approfondito e qualificato che hai scritto su Eden. La raccolta è stata premiata a Firenze con un premio speciale della giuria nell’ambito del premio Paroleintransito 2023. Verrà presentata a Milano, se tutto va bene, nel pomeriggio di lunedì 24 aprile 2024, grazie alla disponibilità e all’attento lavoro della poetessa Alessandra Paganardi. Tutti gli amici della poesia e dell’associazione Milanocosa sono naturalmente invitati. con stima e amicizia Sergio Gallo

  2. Gabriella Cinti ha detto:

    Densa esegesi di un libro che appare provocatorio quanto eticamente necessario. L’analisi di Vaccaro ben illumina il rarefatto è prezioso equilibrio del libro tra tensioni apocalittiche e istanze di amorosa empatia. La coscienza poetica che ne emerge è salvifica pur nella denuncia della dilagante pars destruens,porta i germogli di un pensiero eroico di nuova rinascita interiore.

  3. Adam Vaccaro ha detto:

    Mi compiaccio del riscontro di Sergio Gallo, e ringrazio Gabriella Cinti degli apprezzamenti e condivisione articolata che dà sia della mia lettura, che dei sensi del libro.

  4. Massimo Bondioli ha detto:

    Grazie Adam per questa bella e profonda presentazione e grazie a Sergio Gallo per il suo costante richiamo, attraverso la poesia, alla difesa di una vita degna, ma oggi anche solo della vita.
    Leggerò il libro.

  5. Paolo Gera ha detto:

    Ringrazio Adam per aver citato la mia prefazione.”Eden” di Sergio Gallo è un’opera nata nel clima particolare della protesta contro le norme costituzionali stabilite durante l’emergenza sanitaria. È libro notevolissimo, umanamente e poeticamente resistente.Sergio Gallo, che ha scritto diversi libri in cui incrocia poesia e scienza, parte dagli animali e dalle piante più tenaci nell’adattarsi all’ambiente, per affrontare le condizioni di vita umana “nei tempi bui” delle restrizioni, sino al magnifico componimento ” Il fiore della Costituzione”. Adam Vaccaro comprende a fondo questa operazione quando scrive: ” di un vivificante viaggio nell’infimo, apparente insignificante, capace di vedere e smascherare le grandi ignominie”. Bellissime e necessarie le tavole illustrate da Alessandra Gasparini. Tutti e tre facciamo parte del gruppo ” Fissando in volto il gelo”.

  6. Adam Vaccaro ha detto:

    Ringrazio dei commenti offerti da Massimo Bondioli e Paolo Gera, balsami energetici per proseguire sul difficile crinale di pensiero critico, da cui continauare a “fissare in volto il gelo” del deserto antropologico che il vento dominate ci sta imponendo e dipingendo come “magnifiche sorti e progressive”.
    La difficolta di contrastare questa ignominia è esaltata dalle ignavie indifferenti e dai egocentrismi chiusi sul proprio ombelico,prodotti e danni connaturati e non collaterali, di un virus, ben peggiore di un covid.

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