Maurizio Baldini

Come Quando Poeti

Pubblicato il 10 maggio 2008 su Eventi Milanocosa da Maurizio Baldini

Come Quando Poeti

A passo tra le parole

A cura di Cesare Vergati

in collaborazione con Milanocosa

AttraversaMenti

Pubblicato il 10 maggio 2008 su Eventi Milanocosa da Maurizio Baldini

AttraversaMenti – dopo l’incontro dell’8 aprile scorso per la Giornata Mondiale della Poesia alla Libreria Archivi del ‘900, dove con Abitare la Terra-Abitare la Parola, abbiamo proposto testi e riflessioni su Terra-Parola – prosegue con tre incontri di particolare interesse e con la collaborazione della rivista La Mosca di Milano

Ingannevole è la prosa sopra ogni cosa.Viaggio nella narrativa erotica scritta dalle donne. di Chiara Cretella

Pubblicato il 10 maggio 2008 su Saggi Prosa da Maurizio Baldini

Chiamo vergine la donna che ha fatto l’amore con un solo uomo.

Emmanuelle, L’antivergine.

La narrativa delle giovani scrittrici degli ultimi anni sembra essersi attestata su un livello comune di condivisione culturale. Si può partire dalla definizione di «scrittura dell’ombelico», come viene intesa dai Wu Ming ad esempio, che indicano con questa locuzione la letteratura intimistica e non impegnata, tipica espressione della repressione culturale in atto in Italia, e si può approdare alla «scrittura dell’utero» per rubare una definizione a Renato Barilli.[1] La fascia di questo genere letterario si allarga a tematiche differenti, ma spesso declinate con l’uso topico della prima persona, ad indicare un luogo di una geografia di pensiero, prima che letterario. Spesso queste scritture femminili privilegiano la forma diaristica.

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La poesia: lingua carnale dell’esperienza. di Gabriela Fantato

Pubblicato il 10 maggio 2008 su Saggi Filosofia da Maurizio Baldini

La poesia: lingua carnale dell’esperienza

Gabriela Fantato

Due filosofi-psicoanalisti hanno definito la nostra come «l’epoca delle passioni tristi», rifacendosi a tesi di Spinoza[1], un’epoca di disorientamento, in cui il futuro non è più sentito come «una promessa», come è stato per l’Occidente postilluminista e neopositivista, ma come «una minaccia», con il conseguente venir meno delle progettualità e delle speranze. Penso che ogni essere umano senta su di sé, oggi più che mai, una minaccia diffusa.

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