Alba o ulteriore degrado?

Pubblicato il 20 marzo 2013 su Temi e Riflessioni da Adam Vaccaro

L’alba di una vero cambiamento politico o del disordine permanente?

Turi Palidda

Improvvisamente tanti si accorgono che forse i grillini o meglio gli eletti nel M5S sono spesso brave persone, serie e impegnate a difendere davvero la res publica. E tanti dirigenti PD aprono a loro mentre ancora un’ora dopo la chiusura delle urne una buona parte di loro pensava di poter tranquillamente prepararsi a governare con Monti. Anzi c’era già il balletto delle ipotesi sulle poltrone e fra i nomi si citavano i D’Alema, Veltroni, Violante, Fioroni, ma sì magari anche Vendola alle pari opportunità.

Ma ecco lo sconvolgimento clamoroso di scenario, tanto inaspettato da non essere per nulla capito dai sondaggisti che hanno sbagliato almeno tre volte dall’aperture delle urne sino alle fine dello spoglio. E’ la prova più eloquente di quanto i cosiddetti esperti politologi, mediologi, ma anche i politici e politicanti e i vari guru del settore abbiano il cervello inzuppato a volte totalmente fagocitato dalle abituali e tradizionali griglie di lettura rassicuranti. E soprattutto di quanto siano autoreferenziali! Non è forse vero che ormai da anni è ampiamente evidente che i partiti del centro-sinistra si distinguono poco da quelli di destra, o semmai che la differenza è che i secondi hanno fatto dieci volte più disastri e porcherie a danno della maggioranza della popolazione e dello stato di diritto democratico di quanti ne abbiano fatto i primi che però hanno spianato la strada e hanno permesso almeno venti anni di sfacelo crescente. Gli apparati e i vertici dei partiti, in parte degli stessi sindacati, delle amministrazioni pubbliche ma anche delle ONG come della Chiesa hanno continuato a isolarsi nel mondo dorato, corrotto e ottuso, parlandosi addosso insieme ai molteplici imbelli giornalisti ed esperti politologi/mediologi. Ma, la storia non ci insegna che questo è il grado massimo di un regime che sta per essere travolto? O violentemente o, forse, pacificamente; ma a me pare difficile che ci possa essere un vero cambiamento per via pacifica; purtroppo si finisce sempre per camuffare da cambiamento la continuità delle strutture e dei meccanismi di potere precedenti. E a volte si rischia di andare addirittura verso il peggio poiché distruggere è possibile ma costruire un assetto politico effettivamente rinnovato a beneficio della maggioranza e della vera democrazia è una assai ardua impresa (basta pensare all’epilogo delle “primavere arabe” o anche all’Italia della ricostruzione dopo venti anni di fascismo; difficile rovesciare a tutti i livelli e in tutti i segmenti della società l’asimmetria di potere, di sapere, di capacità e di agire politico).

I risultati mostrano in modo inequivocabile che chi ha veramente guadagnato in queste lezioni è il M5S/Grillo. Ma chi ha avuto più voti è la coalizione di “sinistra”, in realtà il PD che ne ha preso l’86%) che quindi approfitta scandalosamente bene del porcellum alla camera ma ne resta fregata al senato. Tutta la “sinistra” (compresi i voti della lista Ingroia e PCL) ha preso 10.902.770, ossia 3.663.217 meno che nel 2008 (14.565.987 alla lista Veltroni con Di Pietro + lista Sinistra Arcobaleno + PSI-Boselli + SvP + PCL + Sin.Critica). Da parte sua, Berlusconi ha avuto la straordinaria chance di realizzare un enorme recupero sia perché s’è trovato di fronte due concorrenti ben poco credibili e senza argomenti agli occhi dell’elettorato sul quale lui puntava, sia perché ha giocato sull’urgenza assoluta di tutti i personaggi che, come lui, rischiano di finire in galera e di subire gravi perdite economiche e quindi necessitano dell’immunità parlamentare e della facoltà di negoziare con il centro-sinistra il salvataggio dei loro affari. Ciononostante anche la coalizione di Berlusconi e Lega e vari fascisti ha preso 9.923.109, ossia 8.512.366 meno rispetto al 2008 (18.085.216 sommando anche i voti della lista Santanché).

Quindi, centro-sinistra e centro-destra hanno perso insieme 12.175.583 voti, in parte andati ad aumentare i non votanti, in parte alla lista Monti ma soprattutto al M5S che ha preso ben 8.689.168 suffragi.

Nel suo piccolo è vero che Monti ha guadagnato, ma è evidente che la scommessa di rilanciare un centro capace di imporre il suo gioco alla sinistra e alla destra è palesemente persa e forse per sempre (Fini è scomparso e l’UDC ha perso 70% dei suoi voti del 2008).

Tanti dicono adesso che i voti per il M5S/Grillo non sono consenso populista, non è solo protesta o rivolta qualunquista. Probabilmente c’è una parte di questo, ma appare assai importante constatare che i discorsi e soprattutto il programma del M5S/Grillo sono quasi interamente copiati da quanto da anni reclamano in diversi paesi del mondo ecologisti, indignados, alcune sinistre ma anche semplici democratici come per esempio gli islandesi. Anzi, si potrebbe persino dire che il potenziale dell’elettorato di un tale programma è quasi pari a gran parte di quello che votò al referendum dell’acqua e altri beni comuni, forse più di venti milioni di persone, ossia il doppio di quanto ha preso ora la coalizione PD-SEL.

Ora tutti scommettono su una qualche intesa anche su cinque punti/leggi fra PD e il M5S/Grillo altrimenti, si dice, sarà la catastrofe o peggio la guerra civile. Se si formasse una grosse Koalition PD-PDL-Monti è ovvio che si passerebbe a uno stato di polizia con i carri armati per strada e se si andasse a nuove elezioni è probabile che, in assenza di errori clamorosi, il M5S/Grillo raddoppierebbe e allora dovrà governare, ammesso che l’UE e gli States lo permettano.

Contrariamente alle abituali disquisizioni del popolo della palude dei media forse la questione cruciale su cui interrogarsi è: è possibile che il PD si liberi dei condizionamenti pesantissimi dei giochi finanziari, delle lobby militari e delle multinazionali quali Eni-Agip, oltre che della sua Unipol e delle Coop? Questi condizionamenti non sono incarnati innanzi tutto da gran parte dei suoi dirigenti (D’Alema, Veltroni, Violante, Fioroni, Fassino, lo stesso Bersani e altri ancora) anche a livello locale? Non sono questi a garantire che il centro-sinistra assicuri orientamenti, scelte e compromessi con la destra che salvaguardino gli interessi “vitali” di giochi economici quantomeno non sfavorevoli al centro-sinistra, a livello internazionale, nazionale e locale (si pensi alle varie società di gestione di acqua, gas, trasporti, ecc ecc.)? Non è forse Chiamparino il prototipo di questi personaggi PD, uno che stava per diventare il segr. nazionale e poi è passato senza esitare nel consiglio di amministrazione della Banca San Paolo ed è sempre più caro amico delle cerchie delle grandi famiglie torinesi, Agnelli in testa? In altre parole, approvare il programma del M5S o anche solo alcuni punti cruciali non equivale a dire che queste persone possono veramente accettare di abdicare a quello che sono state sinora? Non è come credere che possano fare harakiri? Si pensi a uno come Fassino che, come primo gesto di sindaco, ha fatto votare un spesa assurda per il suo city manager e il suo esperto in comunicazione, ambedue di dubbia utilità, e dulcis in fundo ha fatto rimettere al posto loro decine di funzionari assunti con un concorso truccato ai tempi di Chiamparino e annullato dal TAR e dalla Corte dei Conti. Non dovrebbe essere subito messo alla porta quantomeno del vertice del PD? E perché il PD non ha saputo reagire allo scandalo del Monte dei Paschi mettendo fuori dal partito tutti i suoi coinvolti? Nonostante la sua risposta aggressiva, Bersani non ha mai spiegato perché e com’è possibile che aveva nominato Penati suo vice, un personaggio che non solo aveva portato alla sconfitta alla provincia e alla regione ma anche ipernoto a Milano per i suoi ripetuti “mastrussi” (imbrogli) sicuramente a favore della lottizzazione fra Compagnia delle Opere e Lega Coop. Come mai il PD non ha proposto alcunché di credibile per il futuro dei giovani e perché ha continuato a difendere gran parte della riforma Gelmini?

Insomma chi dovrebbe accettare in questo centro-sinistra la necessità urgente di rovesciare la pratica politica abituale? Aldilà dei dubbi e sospetti connessi alle ambiguità di Grillo e del suo guru Casaleggio, è evidente che i comportamenti degli eletti del M5S o quantomeno della maggioranza di essi sono stati quasi ineccepibili, clamorosamente lontani anni luce rispetto da quelli dei boss del PD che si vedono arrivare con i grandi macchinoni con autista e scorta alla riunione notturna del vertice.

Ovvio allora che Berlusconi abbai subito proposto l’inciucione come dire: salviamo i nostri rispettivi affari e posti di potere. E non mollerà, puntando a convincere chi nel PD avrà tutto da perdere in caso di una qualche timida intesa anche parziale con il M5S/Grillo.

Un fatto appare chiaro: i relativamente buoni risultati ottenuti da Berlusconi soprattutto in Lombardia mostrano che in questa regione la diffusione delle pratiche criminali e della corruzione in ogni segmento della società locale e delle amministrazioni corrisponde alla formazione di una vera e propria mafia padana (non di mafiosi terroni emigrati a Milano, ma di neo-mafiosi padani, terroni del nord e del sud); una mafia quasi pari a quella che nel 2001 diede a Berlusconi in Sicilia tutti i 61 seggi). E assai probabile che per ottenere la vittoria in Lombardia Berlusconi e Lega hanno investito al massimo e avranno speso somme enormi essendo per loro una questione di vita o di morte ed è proprio lo spettro di nuove elezioni e di non essere più eletti che li terrorizza di più poiché sarebbero costretti a fare gli “esuli” come quel loro amico estinto ad Hammamet.

Ma allora chi sarà il nuovo presidente della Répubblica? È certo che se per caso PD e Monti avranno la sciagurata idea di eleggere un personaggio inviso al M5S/Grillo saranno loro veramente irresponsabili perché si metterebbero contro una parte molto rilevante dell’elettorato che potrebbe aumentare ancora di più; soprattutto se sceglieranno un personaggio palesemente colluso con quella palude della vecchia politica collusa e ignava rispetto al disastro del paese.

La fine della sinistra

2013

Lista Bersani 10.047.603

(di cui PD 8.644.187; SEL 1.089.442; Centro Dem 167.170; SvP 146.804)

Rivoluzione Civile/Ingroia 765.172

P. Com Lav. 89.995

Totale sinistra in senso lato : 10.902.770

Diminuizione di 3.663.217

2008

Lista Veltroni 13.686.673

(di cui PD 12.092.998 + IdV 1.593.675)

SvP 147.666

Sinistra Arcobaleno : 1.124.418

PS 355.581

P.Com. Lav. 208.394

Sinistra critica 167.673

Totale sinistra in senso lato : 14.565.987

C’è un aspetto che è cruciale nell’analisi dei risultati di queste elezioni: la fine della sinistra e della “sinistra della sinistra”; quando una gran parte del “popolo di sinistra” finisce per votare una lista che dichiara apertamente che non ha pregiudizi a sinistra né a destra vuol dire che non c’è più alcuna proposta formalizzata e credibile in grado di raccogliere questo consenso.

Perché in Italia (ma in parte anche in altri paesi) la distruzione della sinistra é stata particolarmente impressionante mentre era la più forte rispetto agli altri paesi occidentali?

Alle elezioni del 1984 (quando morì Berlinguer) il PCI diventò il primo partito d’Italia. Ma, i dirigenti rimasti non erano certo della stesso calibro dell’improvvisamente scomparso per gestire la svolta a sinistra del paese. Allora fu assai facile l’innesco di quel processo di distruzione sistematico e sempre più rapido della sinistra italiana. Attenzione: non ci fu alcun complotto ma sicuramente la mobilitazione di tutte le forze ostili alla sinistra e soprattutto – e ciò fu decisivo – la fagocitazione di buona parte della leadership del PCI, della CGIL contemporaneamente alla conversione liberista di gran parte degli intellettuali di sinistra largamente maggioritari in tutti i campi e quindi ancor più veicolo pervasivo del neo-liberismo.

Dopo il patetico Occhetto e il suo pendant Trentin, la distruzione del PCI è stata compiuta dai D’Alema, Veltroni, Violante ecc poi spalleggiati da ex-Dc e qualche socialista mentre Craxi era riuscito a far svoltare il PSI a destra, tant’è che buona parte è finito con Berlusconi e Lega insieme ad alcuni ex-Lotta Continua oltre all’ex PCI, l’OGM Giuliano Ferrara, ecc.

Da allora la leadership di questa sinistra é stata sempre più invischiata nei giochi della grande finanza, delle banche, delle multinazionali italiane e in particolare della lobby militare e poliziesca (opera di D’Alema e Violante). Ricordiamoci anche dei D’Alema e Veltroni amici dell’Opus Dei e Violante, sempre difensore a spada tratta dei vertici delle polizie e dei servizi segreti, riformati al peggio proprio da Prodi.

Dal 1992 al 2013 ogni volta che la sinistra è stata al governo non ha mai votato la legge sul conflitto d’intéressi, non ha mai fatto una legge elettorale accettabile, non ha mai varato leggi contro la corruzione, le economie sommerse, gli abusi, le violenze e la tortura, la frode fiscale, l’effettiva certezza del diritto per gli immigrati e i marginali, mai il reddito di cittadinanza o il salario minimo garantito, mai una netta difesa della scuola, della ricerca e dell’università. Al contrario s’è sempre accodata alle scelte economiche e finanziarie neo-liberali. E nessuno dimentica che, ogni volta che in parlamento s’è votato l’aumento degli emolumenti per i parlamentari e i vergognosi rimborsi elettorali, la sinistra a sempre votato come tutti gli altri. E il comportamento dei presidenti della camera e senato della sinistra in cosa sono stati diversi da quelli della destra anche dopo la fine della loro legislatura? Eppure tutti sapevano che i salari dei lavoratori e degli impiegati italiani sono molto più bassi di quelli di tutti i primi 12 paesi europei. Come se ciò non bastasse, quanti sono gli scandali riguardanti amministratori e dirigenti della sinistra? È così che nell’opinione pubblica s’è sempre più diffusa l’idea che sinistra e destra sono uguali: tutti ladri, banditi, corrotti, ecc ecc. Non va dimenticato che Prodi era uno degli eminenti “boiardi di Stato”, ben diversi dai Mattei e poi sempre più simili ai Guarguaglini e Scaroni.

È proprio nell’entourage di Prodi e dell’area di destra del PCI che germoglia e si forgia il think tank della conversione neo-liberale degli intellettuali della sinistra e quindi la produzione di discorsi e tesi che penetrano nella testa e nei comportamenti e orientamenti dei dirigenti del partito e dei sindacati: per tutta questa sinistra d’intellettuali e militanti i “fari nella nebbia” sono Clinton e Blair, non tanto i francesi perché troppo laici e perché “american is very beautiful”… “I have a dream”, la nuova frontièra è … passare o meglio sbarazzarsi delle frontiere fra sinistra e destra, come ama dire quel Cacciari che si permette di dare lezioni di morale lui che andava a braccetto con don Verzé inquisito per collusioni con la mafia e grande amico di Formigoni. Ma si sa, Cacciari vuole sempre stare a galla e ora si permette persino di dire cosa fare con Grillo, grazie anche allo spazio che gli danno dei giornalisti cresciuti nella tv spazzatura, inventata dai Giuliano Ferrara e C. (certo non è casuale che dopo tanti anni di deriva tv verso la monnezza tutto il paese debba far fronte all’apocalisse dei rifiuti quasi come nella caricatura del film “Idiocracy”, il trionfo dell’idiozia politica, ma come diceva Foucault, una stupidità che uccide!).

Le conseguenze economiche e sociali di questa conversione e della distruzione della sinistra sono state molto pesanti e spiegano perchè il “popolino” (come lo qualifica qualche leader di sinistra) vota Berlusconi, la Lega o non vota affatto oppure ora sceglie anche il M5S. Sono innanzitutto i giovani che votano Grillo proprio perché il PD s’è configurato come il partito dei vecchi acidi che pensano solo ai loro affari e se ne fregano del futuro dei giovani ai quali pretendono di impartire solo anatemi moralistici.

Qual è stata la produzione degli intellettuali di sinistra? Dall’inizio degli anni Settanta tutti gli intellettuali di sinistra e i leader del partito e dei sindacati hanno esaltato e mitizzato i distretti, la “Terza Italia”, il “made in Italy”, il “genio” italiano ecc ecc … nessuno ha detto che si stava smantellando tutta la grande e media industria e che i finanziamenti dati al padronato (in particolare agli Agnelli) servivano meno alla “modernizzazione” dell’apparato produttivo e più alle delocalizzazioni nei paesi terzi o alle speculazioni finanziarie ecc. (andavano, cioè, proprio nel senso della rivoluzione liberista nel campo della finanziarizzazione)

Ma cosa sviluppano alcuni “geni” di quelle riviste bolognesi che hanno contribuito a partorire il PD? (ossia l’ibrido non riuscito fra cattolici e comunisti). Paradosso della storia: Luciano Gallino, che negli anni Sessanta e Settanta passava per uno dei più importanti sociologi vicini al padronato, oggi passa per un militante dell’estrema sinistra, mentre diversi sessantottini oggi stanno con i lib-lab a dialogare con … G. Ferrara. Cosa hanno prodotto le scienze sociali italiane in questi ultimi venti anni? Prima c’è stata la sepoltura di quel poco di buono che s’era espresso dal secondo dopoguerra e poi una inondazione di letteratura non solo noiosa, inutile ma anche dannosa e asservita al successo liberista, vale a dire embedded. Chi ha legittimato le guerre “giuste” o “umanitarie”, la missione Arcobaleno, le spese militari sempre più alte, la conversione militaresca delle polizie e la loro destinazione alla tolleranza zero, cioè alla guerra ai rom, ai marginali e agli immigrati? Chi ha accreditato l’idea che i “clandestini” sono quasi tutti delinquenti senza mai dire che la ricchezza prodotta anche in Italia negli anni 1990-2008 è frutto proprio della neo-schiavizzazione di questi in particolare nelle economie sommerse? Chi ha assicurato la perpetuazione della genuflessione dello stato laico rispetto al Vaticano?

Lo smantellamento della grande e media industria s’è tradotto in una enorme diffusione delle attività produttive e dei servizi sotto forma di lavoro a domicilio, contoterzi, subappalto o in cascata, lavoro precario, semi-nero o nero totale! È qui che si ha il più straordinario sviluppo della conversione dell’informale tradizionale verso le economie sommerse “post-moderne” che corrispondono esattamente all’ideale neo-liberale.

Ma quasi nessuno della sinistra ne ha parlato !!! Otto milioni e mezzo di lavoratori sono costretti a passare dalla précarietà alla semi-précarietà o semi-nero sino al nero totale ma ecco che sino a 5 anni fa nessuno parlava di questo. Anzi, è stata la sinistra a promuovere la prima legge sul lavoro interinale che ha spianato la strada al precariato alternato al nero e alle forme di neo-schiavitù che per le donne si traducono spesso in molestie sessuali se non in violenze da parte di padroncini o capi e caporali.

L’economia sommersa nasconde molto e falsa i dati della realtà: l’Italia passa per essere il paese con il più basso tasso di popolazione attiva, ma non si contano i bambini, le donne e i vecchietti che lavorano! Oltre a non contare chi fa triplo lavoro! In realtà abbiamo il più alto tasso di sommerso della UE (35 % del PIL e forse anche di più proprio a causa della crisi e della stretta fiscale imposta da UE-Napolitano-Monti), sebbene anche in Germania, Francia o Regno Unito il sommerso è aumentato grazie al trionfo liberista di questi ultimi venticinque anni. La maggioranza degli studenti universitari e anche liceali fanno lavoretti al nero, così come le casalinghe e anche i vecchietti. L’aumento della povertà censito sempre in difetto dall’Istat è ormai clamoroso e le ONG che ne approfittano (tanto quanto quelle che fanno le guerre umanitarie) non mancano mentre i veri volontari si trovano a gestire situazioni drammatiche, mai immaginate dopo il boom degli anni Sessanta.

Di fronte alle delocalizzazioni delle grandi, medie e a volte persino piccole attività la sinistra non ha fatto altro che chiedere la cassa integrazione senza mai denunciare i reati e le frodi connesse a queste delocalizzazioni, che hanno favorito la diffusione di tanti neo-colonialisti italiani nei paesi terzi attraverso espatri illeciti di capitali e apparati produttivi e quasi sempre lavorazioni sino ai prodotti finiti ben al di fuori dalle zone sottodogana, il che è un reato comunitario mai contestato ai vari grandi marchi italiani ed europei. Ma la sinistra non ha fatto nulla contro le delocalizzazioni, né contro le economie sommerse, nulla contro la diffusione della corruzione, gli abusi e le violenze contro i deboli vittime del caporalato, quasi nulla contro il razzismo, peraltro frequente anche nei ranghi della base del PD e di RC; non a caso anche questa base non è stata esente di episodi di criminalizzazione razzista utile a schiavizzare gli immigrati “clandestini”.

E così è cominciato il declino della sinistra e l’ascesa di Berlusconi e della Lega; i sindacati sono arrivati ad avere un numero sempre più basso di iscritti (di cui più della metà pensionati). I nuovi tesserati sono in grande maggioranza immigrati perché necessitano di tutela mentre i giovani italiani non sanno neanche lontanamente cosa sia e a cosa serva il sindacato, visto che dei precari e lavoratori al nero non s’è mai interessato gran che, tranne recentemente ma con troppo poco impegno e risorse e non certo dappertutto.

Infine la sinistra-della-sinistra ha messo ancora meno tempo a distruggere quel poco che a metà degli anni 2000 aveva raccolto (un potenziale di 8-10 per cento), grazie al genio oscuro dei Bertinotti, Diliberto, Vendola e Ferrero. Quanto ai verdi italiani sappiamo che sono indegni di chiamarsi così rispetto ai veri verdi tedeschi, francesi e di altri paesi del nord, sebbene nei ranghi di questi germoglino i liberisti.

Non è quindi un caso se le caratteristiche socio-culturali ed economiche degli italiani sono cambiate, traducendosi in comportamenti elettorali da volgare baratto. Come si dice nelle zone di mafia: «diamo il voto a chi mangia e fa mangiare» quindi a Berlusconi e in «padania» alla Lega Nord, ben rappresentativa della neo-mafia padana. Questa è costituita non già da mafiosi terroni del sud emigrati al nord, ma da terroni del nord e del sud diventati entrambi padani, innervati nell’universo delle amministrazioni locali e di tutte le attività, piccoli padroncini e caporali semi-analfabeti, rustici, assetati d’arricchirsi a ogni costo e sulla pelle di chiunque, quindi contro le tasse, i “lacci e i lacciuoli” per il libero arbitrio di chi ha la capacità di fare ciò che vuole. Sta qua il successo del discorso berlusconiano liberista e antitetico allo stato di diritto democratico che, nella versione dei pseudo-intellettuali di destra ma anche di sinistra, parla “meno stato più mercato”. Ed è così che si ha l’enorme aumento della corruzione, della frode fiscale, delle economie sommerse (35-40% del PIL) e delle mafie soprattutto in Padania proprio perché è qui che si situa il grosso dell’economia del paese (si veda per esempio una pagina di Repubblica di Milano: “Mafia padana organizzata e feroce”: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2002/07/11/mafia-padana-organizzata-feroce.html).

Dopo venti anni di Prodi, Berlusconi, Lega e di una sinistra non troppo diversa dalla destra, alle ultime elezioni questa sinistra e Monti hanno chiesto consensi per risanare il paese a colpi di scure in nome del rigore dell’UE, della banca mondiale e del FMI. Il disastro sociale è esploso, la disoccupazione giovanile quasi al 40%, l’impoverimento delle fasce più deboli non ha precedenti dal 1960 ad oggi, mai visti tanti suicidi di disoccupati, artigiani e imprenditori che non ce la fanno più, mentre s’è dato soldi alle banche che non prestano a nessuno se non a tassi di 10-12 punti in più rispetto all’1% che pagano loro alla BCE.

Ma perché la sinistra non ha detto ciò che tutti dicono da alcuni anni: chi ha fatto accumulare un debito pubblico senza paragoni con altri paesi? La maggioranza degli italiani s’è arricchita con il danaro pubblico? O, come dicono alcuni cialtroni giornalisti, abbiamo sperperato come folli cicale? Ma perché la sinistra non ha mai detto quello che da tempo si grida in tutto il mondo: facciamo pagare il debito pubblico a chi l’ha fatto e ne ha approfittato? Si pensi a quei milioni di italiani che da sempre e per generazioni hanno sempre pagano regolarmente le tasse: come ne ha tutelato i diritti la sinistra spesso avvezza a parlare di “prima i doveri e poi i diritti”? I doveri di chi e verso chi? Insomma la sinistra ha avuto rispetto per la res publica e quindi per la Costituzione? Si vada a verificare articolo per articolo e si veda dove l’ha rispettata.

Il presidente Napolitano é stato più che decisivo nell’assoggettamento italiano ai dictat europei ed è il primo responsabile di quella sorta di “colpo di stato soft” che ha dato potere a Monti e a Berlusconi la chance di passare per «campione della difesa della sovranità nazionale” (sic!). Questo presidente, che i democratici e la sinistra osannano come l’unico e ultimo baluardo di ciò che resta della repubblica nata dalla Resistenza, ha fatto bene o male non solo alla sinistra ma alla tutela dei lavoratori e del bene pubblico?

Non sorprende quindi che il M5S/Grillo non fa altro che interpretare alla meno peggio la rivendicazione sempre più forte di equità, di giustizia (non di giustizialismo!), di moralizzazione, di effettivo stato di diritto democratico, il risanamento della devastazione del territorio e la tutela della salute pubblica vista l’enorme diffusione delle malattie oncologiche. Insomma Grillo ha facilità a descrivere come il paese sia stato distrutto da una manica di banditi, mentre la sinistra non ha saputo avere più alcuna credibilità o addirittura in tanti casi è apparsa sempre più simile alla destra (si pensi ai mafiosi dentro il PD in Sicilia o ad alcuni camorristi nel PD e in RC a Napoli, o ai Penati a Milano, o a quelli del Monte dei Paschi o in Umbria).

Fare previsioni sul futuro immediato o anche a medio termine sembra assai arduo. Nulla esclude che buona parte della popolazione sia disposta a mobilitarsi per un vero cambiamento radicale, ma è anche vero che in questi venti anni l’erosione della capacità di agire politico collettivo è stata profonda. Grillo ha riempito le piazze dalle Alpi alla Sicilia: vedremo se nelle prossime piazze il M5S si incontrerà con un po’ di sinistra oppure no. Ma la questione che sembra cruciale è capire se si innescherà o meno una vera costruzione ex novo di un’organizzazione politica della società, che permetta un’effettiva partecipazione popolare al governo della res publica (cosa che sinora s’è vista poco nei comuni dove hanno vinto i Pisapia, Zedda, Doria, De Magistris ecc e ancora meno con Vendola). L’Italia non è la Grecia perché è comunque uno dei primi quattro paesi più importanti dell’UE. La partita è di grande portata. Se si decostruisce il sistema politico tradizionale italiano potrebbe innescarsi un effetto domino, quantomeno in tutti quei paesi in cui l’intreccio fra impoverimento di buona parte della popolazione, corruzione politica e aumento della distanza fra ricchezza e povertà si sono esasperati.

2 comments

  1. Nicola Franco ha detto:

    UN ARTICOLO MOLTO INTERESSANTE IN PARTICOLARE PER UN ITALIANO CHE VIVE DA ANNI ALL’ESTERO. INFATTI L’ARTICOLO HA IL MERITO DI FAR CAPÎRE L’EVOLUZIONE POLITICA E SOCIALE DEL NOSTRO PAESE NEGLI ULTIMI 20 ANNI , GL’INTRIGHI E INTRECCI DELLA RECENTE ELEZIONE,LE CHIAVI CHE CREANO IL SOSPENSO IN UN PAESE ALLA RICERCA DI UN GOVERNO E DI UNA DIREZIONE POLITICA CHIARA, RASSICURANTE PER LA STABILITÀ DEL PAESE. INCORAGGIO I MIEI CONNAZIONALI ALL’ESTERO A LEGGERE QUESTO ARTICOLO.

  2. cristina annino ha detto:

    Esame attentissimo anche della nostra attuale situazione politica! Mi auguro che molti prendano coscienza di sè come cittadini e dello scempio che di noi fanno, hanno fatto e vorrebbero continuare a fare i cosidetti amministratori del “bene comune”. Noi non siamo la Grecia appunto, e tale convinzione, mi auguro porti a una mobilitazione del popolo italiano per un radicale cambiamento politico.

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