Giacomo Guidetti

 

Avanti ad "Autoritratto fra Malevich e Mondrian"
del 1987 - (Foto Barbara Gabotto)

 


Giacomo Guidetti

Ha iniziato a Napoli, dove è nato e ha studiato, le esperienze nei diversi settori (teatro, musica, pittura e scrittura). Trasferitosi a Milano, dove tuttora risiede dopo una breve permanenza a Roma, vi ha svolto dagli anni 70 le attività di fotografo e grafico pubblicitario ed editoriale .
Per il teatro è stato regista, scenografo, attore e talvolta autore, realizzando anche spettacoli di musica, di teatro politico itinerante e per bambini (compreso teatro di burattini). In tempi recenti si è dedicato alla drammatizzazione e regia di performance su testi poetici.
Come pittore ha iniziato come figurativo, passando a esperienze di optical e di astrazione geometrica per poi approdare, dagli anni 80, ad una sintesi fra arte programmata e informale, basata su precisi riferimenti matematico-scientifici. Dopo un'assenza di molti anni dai normali circuiti, ha ripreso ad esporre con mostre personali nell'89 e nei primi anni 90, in tempi recenti solo in collettive.
Inizialmente fotoreporter specializzato in manifestazioni politico-sindacali, realizzando soprattutto testimonianze dei movimenti d'opposizione degli anni 70 (spesso pubblicate in ogni parte del mondo), si è poi occupato, con un proprio studio, prevalentemente di fotografia d'architettura, d'arredamento e industriale. Della fotografia si è interessato anche a livello teorico, con una corposa analisi strutturale di probabile prossima pubblicazione.
Come musicista è stato autore di musiche di scena e composizioni da camera. Da una quindicina d'anni si dedica a musicare poesie in forma di canzone, cantate da Barbara Gabotto e che vengono eseguite prevalentemente in duo (v. scheda), e musiche di sottofondo per performance e letture poetiche.
E' autore di testi di teatro, di narrativa e di poesia, e di testi realizzati appositamente per il web.
E' membro di diverse associazioni e cooperative ed è anche impegnato sul piano politico-sindacale e di promozione culturale nel direttivo del Sindacato Nazionale Scrittori.

( Lauto ritratto
All'altezza di (uno e ottanta con che vaghezza la Musa canta
(settantanove, (settantotto, canzoni nuove nel salotto?
Alla taglia (quarantasei è un'accozzaglia di spondei
ma (quarantotto, (cinquanta, che sotto sotto la cicala ammanta
anche a peso di (sessantasei, (sessantotto, (settanta,
reso nei falecei il prodotto si incanta?
Collo: io però non lo so, che la cravatta non la metto no!
Capelli (neri, (testa di moro, (brizzolati in grigio:
son poco seri: non stanno mai al posto loro, spettinati o a berretto frigio.
Sopracciglia a fiocchi o cornicioni sulla pariglia di occhi piccoli e marroni.
Naso. (Naso soffietto indaffarato non a caso e senza pace ficcato
in un fazzoletto che mi piace colorato.
C'è una cosa che odora di cosa? (Cosa non è se chiedetelo a me.
Se poi la Musa non sa la filastrocca
a mantener la lingua chiusa è meno grande la bocca.
Mani irrequiete, spesso poggiate al volto.
Gambe discrete per camminare
(tanto vado a piedi lo stesso, non mi va molto di guidare.

Nel contorno dei qui detti un bel giu-orno anch'io nascetti
(italo-napoletano
nel legale repubblicano e anniversario di Waterloo.
(A che ora non lo so.
Ma l'allora mi assegnò tra i versetti e l'a mblì mblò
sei libretti sul comò che facevano l'amore col probabile lettore.
Il lettore li segnò e altri sette ne sposò.
A far rima con il nome mi chiamarono già come,
poi pensarono "siccome viene prima il tuo cognome
ed il tempo che verrà più domande ti porrà,
nel frattempo dicci già: tu da grande che vuò fa'?"
Come dice il detto antico "io lo so ma non lo dico"
e felice ne sarà chi però lo scoprirà.
Chi di per sé di per tre. (Anche che poi tocchi a me
ripassare al cribro i 'se' dentro il libro del perché.
Specchio delle mie brame sei troppo vecchio per ripassar l'esame.
Ma si sa, la vita comincia a.

Oh, vai tu, lauto ritratto per di più autoredatto!
Girotondo manufatto va' pe'l mondo quatto quatto.
Non fermarti all'intrasatto, non mostrarti disadatto
e da' cuore alle quartine e da' voce alle terzine,
jesce fore 'a 'stu ciardine pizza doce e tagliuline.
(*
Ma scusate se vi lascio qui: devo infilare un accento su i,
poi, siccome mi trovo già lì, vado a fare un momento pipì.
(

da "Io sono il titolo - autoritratti in versi di poeti contemporanei",
a cura di Sergio Zuccaro - Dedalus, Roma, 2004


"Riflettere ancora l'azzurro" - mista su tela 150x200

Sito di riferimento e opere per il web in: www.poemus.it
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