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ADAM VACCARO
Nodi di guerra

L'attuale evoluzione-involuzione epocale degli scenari internazionali mette in evidenza alcuni nodi altrettanto epocali della nostra cultura. Nodi che sono venuti al pettine ora, ma che non sono né di oggi né di ieri: risalgono alle radici della nostra cultura e identità.
L'accentuazione del senso di smarrimento percepito da tutti dopo l'11 settembre ha generato e genera reazioni varie.
La prima reazione è di odio violento e senza appelli verso l'altro e i suoi indubbi orrori; è la base sufficiente per creare il mostro, contro cui scatenare tutta la violenza possibile - violenza giustificata a specchio dalla violenza dell'altro.
Sono considerazioni applicabili a entrambi i campi contrapposti, e quindi vale la pena di riflettere sulle modalità comuni delle due culture, nonostante le notevoli differenze. Per quanto riguarda l'Occidente, è uno stato di guerra che fa da un giorno all'altro piazza pulita di tutti i pilastri di civiltà e di democrazia di cui l'Occidente si fa vanto. Combattiamo un mostro? Inutile soffermarsi su scrupoli e codicilli, altrimenti veniamo infilzati come le 2 Torri. Estrema difesa uguale estremo attacco. Sospendiamo ogni ragionamento e concentriamoci a distruggere prima il nemico, poi ritorneremo civili e democratici.
Tutto questo viene da lontano e si ripete, pur con le logiche varianti epocali, nel tempo lungo della storia. Tutto questo nasce da una cultura che si costituisce nel presupposto di essere il punto più avanzato dello sviluppo umano complessivo.
È una cultura nata e sviluppata su caratteri di monoteismo, centralizzazione, maschilismo. Entro tale alveo, l'attuale fase estrema del capitalismo tende a procedere travolgendo ogni senso del limite e del sacro, con una ideologia di demoniaco senso di onnipotenza e di sviluppo infinito, che legittima i propri orrori nei confronti della natura e di gran parte della popolazione mondiale.
La tragedia della guerra attuale sta nella contrapposizione di due fondamentalismi che operano all'interno della stessa logica di distruzione dell'altro. Uno utilizza ideologicamente il senso del sacro recuperato entro una logica di monoteismo arcaico. L'altro l'ideologia della superiorità democratica, basata in effetti su cose e maggiore ricchezza materiale. La tragedia (la nostra tragedia) sta in effetti nella totale mancanza di prospettive di uscita da tale contrapposizione.
Le possibilità di uscita passerebbero da altre logiche e fatti, per ora utopici: recupero del senso del sacro della vita attraverso un policentrismo culturale; eliminazione della base materiale dell'economia mondiale attuale, che produce il 20% di ricchi e l'80% di poveri.
È questa la macchina da guerra che continuerà a produrre fame, orrori, mostri e un endemico stato di guerra, a volte latente, a volte evidente.

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