Versinguerra - Opinioni & Scenari
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MASSIMO PALLADINO
1-Bizzarri resti

Bizzarri resti mortali di nulla o quasi nulla: la guerra continua il suo sfacelo tra gli uomini che l’hanno voluta.

Ma è la bizzarrìa a diventar triste realtà quando sono i vivi a parlarne tra le comodità dei salotti o, quando, truccati da capipopolo, s’appigliano al vetro dove mai saliranno, il vetro della finestra sul mondo.

Io, da uomo che scrive poesie e che traccia di astrologia sul Gazzettino, non posso non fermarmi inerte davanti al crollo degli ultimi bastioni di Occidente e Oriente: in pochi anni, le cose cambieranno, tutti lo abbiamo capito, pochi ne parlano ma la parola non è lasciata ai poeti: il ferro è colato dentro alla bocca degli innocenti, anche di quelli di Manhattan o di Kandahar, anche di quelli che diventeranno quelli di Bagdad e di sorella Europa, del Corno d’Africa e delle Sabbie sul Nilo, delle Palestine (quante?)...già, perchè (ormai o da sempre?) non si può più parlare di una sola terra, di un solo popolo, di una sola cultura: siamo tutti meticci , figli di un sole che va da oriente ad occidente e siamo tutti dentro al grande inganno economico, dove possiamo solo assistere, da imbelli, al gioco di scacchi dei poteri che, in realtà, fanno ormai pensare direttamente che l’attuale realtà di guerra, come di quelle passate ( fin dalla fine del 1800) , appartenga solo a spostamenti economici superiori alle teste anche di chi ci governa, come se ci fosse un’oligarchia regnante, tra i grigi signori che, da monaci incomunicanti, vanno, ogni giorno, dentro stanze buie di Borse silenziose che stanno al di sopra di quelle urlanti tra Bull and Bear, tra Toro ed Orso.

Tutto cade, si rialza, vola così come la guerra, così come la pace e non c’è nulla di così chiaro nell’altalena a cui, oggi, assistiamo.

La terra è una madre, sovrana solamente in mezzo ad altri pianeti sovrani, senza stirpi reali. E’ anche il senso dello spazio celeste ad essere escluso dal nostro pensare terrestre, così annegato nelle sabbie mobili dell’avere.

Avere, avere, sempre avere e mai essere: così nelle dichiarazioni di principio politico da parte di chiunque "prenda la parola", e con questo furto di parola, il suono diventa impegno mentre è la realtà a slittare come una frana, mentre qualcuno, in segreto, sorride padrone. E poi, che sarà?

Altre guerre, altre ignominie, altre parole...oppure il nuovo silenzio...siamo poco abituati al silenzio, in questo mondo senza favole nascoste. Che sarà di noi, al mondo? Che ne sarà del nostro futuro?

Il fatto è che le categorie del tempo e dello spazio appartengono a nessuno, proprio a nessuno, e fin quando ciò non verrà accettato, nulla cambierà della stupidità umana.

Diceva Emily Dickinson, la mia amata Emily, che: "Non è forse ogni stella un asterisco ad indicare un’esistenza umana?". Già, è così.

Da astrologo, posso solo affermare che fin tanto che il pianeta Plutone, così ricco, nel mito da cui proviene, di segni evidenti di tipo demoniaco, bellico, brutale, oscuro, misterioso e, ricordo ancora, che era figlio di Cronos, il tempo in greco antico, sosterà davanti al segno del Sagittario, ovvero fino al 2008, non ci sono che altro grandi difficoltà sullo spazio terrestre, mescolate a grandi passi in avanti nella tecnologia e nelle scienze che rinnoveranno completamente il loro modo di vedere la realtà, preparandosi a fasi successive di vastissima portata positiva per la vita dell’uomo e della Terra.

Per carità, non facciamo di ciò solo una riedizione sgangherata di Nostradamus, ma prendiamone atto, fin da ora, per essere pronti in anticipo.

Massimo Palladino


2-L'arma della poesia

Dove vada oggi la poesia, non credo che sia una domanda che possa
risolversi solo sull'adozione delle terzine, della quartine magari fino al
verso alessandrino. E' solo una scelta ritmica dipendente unicamente dalla
sensibilità di chi scrive.

Ma non è questo il punto, anche se è ben vero quanto certa sedicente
poesia farebbe meglio a fare i conti anche con tale genere di versificazione
prima di essere data alle stampe.

Comunque, per ciò che la mia esperienza poetica mi ha insegnato, ritengo
che non ci sia una grande differenza da Saffo ad oggi, visto che, in realtà,
è la poesia stessa a dribblare l'individuo che scrive e in questo viene
esaltata l'arte stessa della scrittura.

Invece, ha senso oggi parlare di poesia impegnata nella difesa della
civiltà?

Sì lo ha, e il sito Versinguerra lo chiarisce abbondantemente visto che
questa è un'occasione per misurarsi da poeti con l'evento bellico, superando
la facile barriera di chi dice che non ha nulla da dire o da scrivere
poeticamente sull'argomento.

Il poeta ha un'arma vincente tra le mani, e se è un poeta non può che
vincere l'integralismo aggressore.

Non necessariamente con l'arma dell'ironia che spesso, in questi casi
storici, è risultata perdente ma con quella della poesia tout court contro
la guerra e nient'altro.

Per esempio, mi viene in mente Adolf Hitler che, da giovane, era un
disegnatore di delicati acquarelli che ho visto anni fa ad una mostra a
Trieste e che non avrebbero fatto presagire cosa sarebbe diventato il loro
autore, successivamente.

Quindi, è lo scarto tra arte e realtà a determinare la poesia stessa
nell'individuo?

Sì, questo è molto probabile, senza volersi fermare a fare dello
psicologismo da quattro soldi, rivisitando con gli occhi di noi uomini
attuali e con la cura necessaria, gli scritti di Sigmund Freud sull'arte.

Eppure, andando oltre le facili citazioni, non posso non ricordare, a
proposito di quella guerra costante che è la vita, ciò che raccontava la
madre di Johann Wolfgang Goethe bambino che, alla morte di un fratellino
minore, non versasse una lacrima.

La studiosa Bettina Brentano(vedi Freus Opere Boringhieri, 1917-1923)
ci riferisce che il piccolo Goethe scappasse in camera da letta da cui
ritornò con un fascio di carte "sulle quali erano scritte lezioni e
storielle, e le disse che aveva fatto tutto ciò per insegnarlo al fratello".


Dal che, se ne desume, ritornando alla poesia e Goethe era un poeta, che
l'insegnamento ha a che fare con ciò che è morto, passato, finito e non
potrebbe essere altrimenti e la poesia insegna qualcosa?

No, spero proprio di no...ma è solo la mia modesta opinione.

Ma , quando la poesia incrocia i passi pesanti della realtà di guerra,
là grida se stessa contro i missili e gli aerei a infrangere grattacieli,
contro la guerra che si autoproduce, contro l'attacco all'Europa, dopo
quello contro l'America ma, anche contro il berciare salottiero o contro
quello di chi, usando il ritmo rap dei quartieri diseredati americani, parla
di guerra solo per un incasso economico ricavato dalla vendita di dischi,
non rendendosi conto dell'alimentazione successiva alla guerra stessa...ma
si sa che davanti al dio denaro...una volta si diceva che l'uomo avrebbe
venduto la propria madre, davanti al denaro...

La poesia, secondo il mio modesto parere, non è nè successiva nè
succedaneo di un bel niente.
La poesia è, e basta.
E' per questo che, aderendo a Versinguerra e a Milanocosa, non posso che
dichiararmi in guerra, da poeta contro la guerra.

Massimo Palladino

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