Versinguerra
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ALBIO
TIBULLO
Chi fu colui che diede primo di piglio all'orribile spada?
Come fu egli feroce e veramente dal cuore di ferro!
Allora pel genere umano la strage, nacquero allora le battaglie
ed una via più breve fu aperta alla morte spietata.
Ma merita colpa quel misero, se volgemmo a nostro danno
quel che ci aveva apprestato contro le fiere selvagge?
Questa è colpa dell'oro che fa ricchi; non furono guerre
quando stava presso i cibi una tazza di faggio:
non fortezze, non eran trincee e il pastore dormiva
sonni tranquilli fra il suo gregge dal vario colore.
Quella di allora sarebbe stata vita a me dolce; non avrei conosciuto
le armi funeste, né udito col cuore tremante la tromba di guerra.
Mi si trascina oggi alla guerra e qualche nemico porta
già forse il dardo che rimarrà infisso al mio fianco.
Ma voi proteggetemi, o Lari dei padri; voi mi allevaste
quand'io fanciulletto correvo qua e là ai vostri piedi.
Non vi rincresca esser fatti di vecchio legno:
così abitaste la casa degli avi antichi.
Meglio si osservava la fede, quando con umile culto
un Dio di rozzo legno stava in angusta nicchia;
egli era placato, o gli si offrisse dell'uva,
o gli si inghirlandasse la santa chioma di spighe;
e chi nei propri voti era stato esaudito, recava egli stesso focacce
e lo seguiva compagna la piccola figlia con un puro favo di miele.
(...)
Albio Tibullo
(anno 31 A.C.) - Trad. di P. Mulé - Da un'antologia di scrittori
latini a cura di C. Marchesi e G. Campagna
(ricerca a cura di Barbara Gabotto)
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