Versinguerra - Espressioni
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DANIELA MATRONOLA

Il coraggio delle donne

Ammetto subito che all'inizio non intendevo partecipare a questo collage di interventi sulla situazione incresciosa in cui versa l'Occidente e per sua causa l'intero mondo, portata solo a un punto definitivamente critico dai fatti dell'11 settembre ma in realtà già molto grave.
Questa mattina avevo anche deciso di non guardare la televisione, di non lasciarmi bombardare dalle solite bordate propagandistiche della televisione di stato camuffate come sempre in modo cialtronesco, grazie all'aria da santarellina della Saluzzi e dalla calcolata sbadataggine del giornalista professionista Luca Giurato - avevo deciso di bere il caffè davanti al mio computer, di attaccare subito a lavorare.
Invece ho ceduto, ho bevuto il caffè davanti all'immondizia di UNOMATTINA.
È da lì che vorrei partire, perché è stato quello a schiodarmi definitivamente dalla mia scelta di silenzio - un silenzio di rispetto verso tutti quelli che sono come sempre manipolati, utilizzati per altri fini, per far quadrare vari e diversi tornaconti.
Anche alle donne spesso tocca questa sorte, solo che da questa parte di mondo le donne sono diventate da un bel pezzo conniventi, si sono macchiate di correità, fanno i maschi.
Ma andiamo con ordine.
Questa mattina a UNOMATTINA la virginale Saluzzi è riuscita in quello che finora non era riuscito a nessuno, neppure ai suoi scaltrissimi colleghi maschi. È stato sufficiente invitare in studio il solito prete raccattato in Vaticano con clergyman d'ordinanza e uno dei tanti rappresentanti dell'Islam che dall'11 settembre a questa parte si stanno oscenamente prestando al gioco perverso della calunnia sistematica della propria religione e della propria civiltà.
Che cosa questa mattina la Saluzzi è arrivata a far dichiarare da un rappresentante dell'islam? Che c'è un punto inaspettatamente comune tra cristianesimo e islamismo: il riconoscimento della purezza della Vergine, Madre di Dio.
Che questo possa esser vero purtroppo ha perso immediatamente importanza a vantaggio del fatto che altrettanto immediatamente è apparso chiaro come quel mistero teologico venisse forzato ad assumere subito il senso strumentale di una forma nuova di propaganda. Da questo si è fatto subito discendere, rinforzando una prassi che con impegno sistematico si è avviata fin dall'inizio di tutta questa sciagurata vicenda: che i musulmani buoni sono quelli che riconoscono i punti in comune della propria cultura e civiltà religiosa con i buonissimi cristiani; che tutto ciò che di diverso c'è tra le due religioni deve essere soppresso altrimenti noi dall'alto della nostra superiorità che consiste unicamente in una posizione di vantaggio non saremo più disposti a riconoscere diritti neppure ai musulmani buoni e poi Dio solo sa cosa ne potrà conseguire in termini di convivenza civile.
Sento dire da molti che questa è una guerra giusta. È una ritorsione, una riaffermazione delle posizioni di vantaggio - ripeto - dell'Occidente sul resto del mondo, come in una mitica e insulsa partita di calcio.
Non m'importa dire che guerre giuste non ce ne sono perché è scontato, vorrei dire invece che l'Occidente sbandiera senza ritegno questa sua elasticità morale così larga - direi sbrillentata - da non riuscire più a vedere se non i singoli segmenti terminali di lunghe sequenze di azioni ingiuste e di sopraffazioni e di oscenità immorali, anzi amorali, senza la minima cura etica attuate su scala planetaria. L'Occidente peraltro sa esportare a macchia d'olio questi suoi sistemi al punto che riesce a piegare con le diaboliche gabelle della democrazia (istituto sacro sporcato il giorno dopo appena qualcuno ha scoperto le larghe plaghe di manovra che riusciva a offrire a chiunque ne volesse nobilmente approfittare) anche gli spiriti più integri, spacciando per democrazia appunto una visione capitalistica della gestione delle cose del mondo, quel sistema concorrenziale in cui è giusto chi è forte, chi picchia più duro, chi ha meno pietà ma perlomeno ha la decenza di dolersene pubblicamente.
Infatti tutte le destre del nostro mondo civilizzato dichiarano che questa guerra è necessaria anche se è doloroso farla.
È doloroso vedere le donne afgane mortificate dal burqa e gli uomini costretti a portare barbe lunghe, mentre fa tanta allegria vedere Anna Oxa con i pantaloni calati a mezzosedere e la procacia esibita delle varie femminucce sugli schermi e sui giornali, e relativamente gli uomini sbavare serenamente e fare aperti apprezzamenti per le forme di mogli fidanzate e colleghe. Non si può non condividere naturalmente la compenetrazione di Clarissa Burt, americana e donna, per lo stato di schiavitù delle donne afgane mentre non si può non approvare il contributo incisivo che la signora dà - organizzando i concorsi per Miss Mondo, un tributo prezioso - alla liberazione e all'affrancamento delle sgallettate.
Le donne occidentali hanno sofferto molto nella storia più che altro perché non era dato loro accesso alle competizioni per l'autoaffermazione che da tempo immemore costituiscono l'unico obiettivo etico di sviluppo e compimento della persona da questa parte di mondo. Da qualche decennio a questa parte finalmente - certo con delle eccezioni che alimentano incresciosamente percentuali statistiche ancora non abbastanza minime da poter essere considerate trascurabili - le donne possono fare gli uomini.
E in virtù di questo la santarellina Saluzzi può diventare il perno giornalistico di una trasmissione in cui - puntellando il discorso su alcune perle, tipo "I nazisti avanzavano al grido di Gott mit uns: Dio con noi, e poi si sa come è finita" - riesce da una parte a spacciarsi per instant esperta di storia (evitando accuratamente di invitare storici che smentirebbero subito il facile paio strumentale che la signorina fa tra il nazismo e i disordini mediorientali, il terrorismo di Bin Laden, i disagi di interi popoli saccheggiati e espropriati per ventenni delle loro identità civili, eccetera eccetera eccetera - sta storia del ventennio purtroppo ha incresciose manifestazioni di ritorno, bisognerebbe starci attenti maledizione) e contemporaneamente demolendo ogni pur vago sistema di indagine accurata, valutazione attenta dei dati.
Alla cara Paola mi piacerebbe dire che l'analogia, che è una ricchezza della poesia, non può essere in nessun caso un vantaggio nella valutazione storica, né essere in quel campo eletta a metodo - le conseguenze sono devastanti e raccapriccianti, si precipita con una accelerazione pazza, micidiale, e irreversibile nell'assurdo, si negano diritti, si fuorvia da un riconoscimento altrimenti facile e netto di da che parte sta la verità, si deraglia per sempre da ogni possibilità di attingerla - quella già complessa e molto stratificata verità.
Bisogna maledettamente fare attenzione a non cedere al facile impulso di credere che noi occidentali abbiamo sempre per statuto ragione, e che la morte pur ingiusta di seimila persone nell'abbattimento delle torri gemelle possa essere davvero un fatto nuovo, a fronte dello sterminio perpetrato peraltro in modo lento e accuratamente mai interrotto di milioni di persone affamate da tutti noi che siamo obesi, dobbiamo stare a dieta, siamo stressati dai telefonini, non riusciamo più ad amare, ad essere amici onesti mentre riusciamo a vivere beati e sereni (certo salvo oscure paturnie psichiatriche) in un sistema che per alimentare se stesso deve macinare vite tenute con accortezza sotto qualunque standard accettabile altrove.
Questa guerra non è giusta perché è un ennesimo atto di prepotenza.
Deploro fermamente i suoi osceni proclamatori, mentre sconsolatamente non mi aspetto dalle donne atti veri di coraggio che consistano nel ragionare da madri finalmente - cioè da costruttrici di vite e non da corree sterminatrici.

Daniela Matronola
12 novembre2001

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