Alfredo de Palchi – Una vita scommessa in poesia

Pubblicato il 14 luglio 2012 su Recensioni e Segnalazioni da Adam Vaccaro

Alfredo de Palchi è parola che emigra senza soste da tutto lo scontato, ma non lascia mai la terra e per questo fa sentire in bocca il suo sapore, per dirci che senza di essa diventiamo materia inconsistente. Cosa che, per chi ama la poesia, la poesia che si fa mondo e inventa forme della carne del mondo, è peccato imperdonabile.

E allora via navigando in tutte le direzioni cardinali, ma anche in su, verso alture cieli e altri universi, con una cima però attorno alla vita forte e leggera, a tratti invisibile ma che lega come un giuramento senza scampo, o un cordiglio doloroso e allegro, o un cordone ombelicale necessario a trasmettere alito di vita. Alfredo è un boscaiolo poco accomodante, dotato di una accetta che non consente bon ton verso quelli che considera rami secchi o falsa poesia o, come dice lui, poesia che non si muove, poesia magari letterariamente impeccabile ma priva di energia vitale.

A de Palchi, alla sua poesia, prima di tutto, ma anche alla sua presenza di operatore culturale che con CHELSEA EDITIONS (www.chelseaeditionsbooks.org) offre spazi in Usa alla poesia italiana, è dedicato il libro bilingue con molti contributi e testimonianze, curato da Luigi Fontanella – Gradiva Publications, UNA VITA SCOMMESSA IN POESIA – A LIFE GAMBLED IN POETRY. Come specifica il sottotitolo, Omaggio ad Alfredo de Palchi – Hommage to Alfredo de Palchi.

Si tratta di in libro ricco e articolato, che tocca ed evidenzia le varie sfaccettature, espressive, culturali ed umane di de Palchi, per me uno dei fratelli da cui ho re-imparato meglio le cose che per me rimangono importanti, in poesia e non solo. La sua voce, ruvida e dolce, il suo fare poco tollerante, ma libero e generosissimo, che fa solo ciò che ama, è testimonianza di un privilegio che è di pochi e di un insegnamento che è per molti.

Invito perciò a leggere questo libro, che Luigi Fontanella ha curato con affetto e competenza e che accoglie contributi di: Sebastiano Aglieco, Donatella Bisutti, Luigi Bonaffini, Barbara Carle, Ned Condini, Milo De Angelis, Gabriela Fantato, Annamaria Ferramosca, Gio ferri, Luigi Fontanella, Daniela Gioseffi, Karl Kvitko, Annalisa Macchia, Valerio Magrelli, Gerald Malanga, Luigi Manzi, Irene Marchegiani, Sandro Montalto, Mario Moroni, Michael Palma, Giuseppe Panella, Plinio Perilli, Silvio Ramat, Victoria Surliuga, Anthony J. Tamburri, John Taylor, Patrizia Valduga, Paolo Valesio, Antonella Zagaroli.

Da esso (ma non solo) ho selezionato brani e poesie che seguono, che evidenziano quanto sopra sintetizzato e che riescono a tracciare, mi pare – anche per chi non lo avesse già letto -, i punti focali del nero e del bianco del percorso umano e creativo di de Palchi. Punti che declinano tutta la tensione alla totalità terrestre della sua umanità, dalla metaforicità più ampia alla gioia e bellezza incarnata dalla Donna, con i suoi doni di spirito, sorriso e ventre.

Punti della ricerca perenne di amore – anche senza enfasi e maiuscole – quale momento vitale di rinascita (laico-biologica, senza voli e attese di rinascite ultraterrene) qui e ora, unica arma in mano alla rabbia e alla sete di verità e giustizia contro le miserie della cloaca in cui ci mette spesso la storia, piccola e grande – vedi in proposito il poemetto Le déluge.

Adam Vaccaro

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Testi selezionati (formato pdf)

3 comments

  1. annamaria ferramosca ha detto:

    Riporto qui una mia riflessione sulla poesia depalchiana,dalla rubrica Poesia Condivisa che ha ospitato testi dell’autore, con seguito di commenti, cui rimando
    http://www.poesia2punto0.com/2011/09/02/poesia-condivisa-paradigma-tutte-le-poesie-1947-2005-di-alfredo-de-palchi/

    Saper dire di sofferenza ingiustamente vissuta sulla propria carne, di come si possa costeggiare paurosamente l’abisso e salvarsi grazie alla forza intravista della poesia,di come la dedizione ad essa diventi orizzonte e ragione di vita è quello che accade lungo tutta la inimitabile scrittura di Alfredo de Palchi.
    Sì, un leone che parla di umanità, di eros, ma anche di disincanto e di morte, facendoci dimenticare -attraverso la bellezza-senso della sua parola, che siamo noi l’umanità feroce,che possiamo -come lui- ancora “nascere ogni mattina”.
    Saper dire di sofferenza ingiustamente vissuta sulla propria carne, di come si possa costeggiare paurosamente l’abisso e salvarsi grazie alla forza intravista della poesia,di come la dedizione ad essa diventi orizzonte e ragione di vita è quello che accade lungo tutta la inimitabile scrittura di Alfredo de Palchi.
    Sì, un leone che parla di umanità, di eros, ma anche di disincanto e di morte, facendoci dimenticare -attraverso la bellezza-senso della sua parola, che siamo noi l’umanità feroce, e che possiamo -come lui- ancora “nascere ogni mattina”.

    Grazie ad Adam Vaccaro per aver richiamato l’attenzione sul volume di saggi a cura di Luigi Fontanella,
    Annamaria Ferramosca

  2. cristina annino ha detto:

    Alfredo de Palchi, poeta di una potenza direi medivale, l’ho conosciuto con il libro Foemina Tellus. Roberto Bertoldo me ne aveva parlato prima di spedirmi il volume, ma non immaginavo tanta capacità di invettiva e una simile *giovanissima* robustezza; per entambi questi motivi non si può leggere un autore così potente e rimanere, dopo, ciò che eravamo. Tanto più che la sua scrittura corporea lancia raggi di accuse e di verità con parole spessissimo talmente quotidiane da raddoppiare in noi un senso di colpa ma anche di dolente fratellanza.
    Credo che solo con una simile poesia si possa andare persino contro la propria morte, come De Palchi, contro tutto ciò che non è definito, condannato, messo in mostra da un giudizio realmente morale. Inevitabile è la forza che traiamo da questi versi (crudi, nudi, senza bellezze formali volute se non lo splendore spontaneo dell’impeto), una forza quasi di redenzione, a leggerlo bene, che può costituire una singolarissima tortuosa via di speranza.

    Cristina Annino

  3. Roberto Bertoldo ha detto:

    Un bel numero per un poeta fondamentale, secondo me superiore a tutti i suoi coetanei, da Erba a Zanzotto, da Raboni a Giudici (ho spiegato in altra sede questa mia convinzione). Grazie Adam Vaccaro per la segnalazione. Devo e dobbiamo a Luigi Fontanella e al suo generoso impegno la conoscenza di Alfredo de Palchi e attuare il passaparola è stato per me un grande piacere.

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