Cuore di Nebbia – Laura Cantelmo

Pubblicato il 11 maggio 2023 su Recensioni e Segnalazioni da Adam Vaccaro

Laura Cantelmo, Cuore di nebbia e altri paradisi,
Poesie 2015-2020, puntoacapo – Collezione Letteraria
Una breve nota di Angela Passarello

Una poesia ricca di riferimenti letterari, illuminata dalla visione del mondo, dal credo utopico, così ben radicato nel pensiero dell’autrice :” fuggendo sui monti feriti, nell’ultimo inferno d’aprile/scrivemmo/ da uomini con parole di sangue e di neve, la storia/…” I nomi scelti nella titolazione della silloge “cuore nebbia paradisi… “ esprimono già la potente volontà di un dire, che sa da che particolare il significato delle parole, portatori di senso. E’ un viaggio reale, dove la personale nave poetica, viaggiando, indica i porti dell’approdo, i luoghi della memoria, della relazione, da custodire condividendo.
In tutte le sette sezioni risaltano indelebili amicizie, figure bibliche, miti e riti, emblemi o vittime della sopraffazione del male creato dall’uomo, agguerrito, distruttore: “Sisfanno sotto la terra quelle/ giovani donne di Siria, le tombe/…Risorgete anime pure, donne del Rojava/..”
La parola poetica di Laura Cantelmo si fa grido salvifico, denunciante preghiera. Ora nel richiamo Shakespeariano: non sarà il sangue ad imbrattare i calici,/ ma vino sincero, distillato dalle fate…ora nella parola degli antichi, rinnovata da diversi autori e autrici contemporanee “ Gente di Corinto, voi superbi custodi di superiori geni, del vostro odio io non so che farne/ sono qui barbara e donna ricca di arti e di saperi…/ (Christa Wolf). Vivificando e immergendo nelle fonti originarie del sapere la poesia si fa varco, possibilità di soglia benefica del reale.
In “Cuore di nebbia…” ritroviamo il navigare sapiente nelle acque che, nonostante già navigate, l’autrice ripercorre, con l’audacia di chi non può fare a meno di questo andare, aggiungendo coraggiosamente una scheggia a l’insondabile verità della poesia. Di questo filmare- fermare, fra le pagine, restano le amicizie, gli incontri, la storia, le perdite, le utopie, la bellezza di una natura che offrendosi, si lascia attraversare, nonostante tutto.
È nelle radici del pensiero che la poetessa indica lo scavo, la ripresa, ed è in quel simbolico e reale luogo del sempre presente che è necessaria l’esplorazione della parola: Mediterraneo di sale e di sangue dolce pugnale confitto nella carne… ancora luogo di stragi …croce di eros e thanatos… insanguinati da tradimenti e stragi. Bagnati gli occhi nel tempo della storia, nella geografia umana e terrestre, la poesia di Laura Cantelmo, custodisce richiami omerici, paesaggi della scrittura letteraria, echi di utopie mai sopite, luoghi da ripercorrere. Memorie necessarie per scardinare il mortifero che ci circonda quotidianamente. Parola poetica che navigando ci conduce verso speranze da costruire. “Mehari Litchi, era l’eco di Goethe/ mehari Litchi ripetevi carezzando storie/ di lontani amori, dell’amato Callimaco/ e degli autori pulsanti dentro il carsico/battito autunnale

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Anticipazioni – M.Luisa Vezzali

Pubblicato il 8 maggio 2023 su Anticipazioni da Adam Vaccaro

Anticipazioni
Vedi a: http://www.milanocosa.it/recensioni-e-segnalazioni/anticipazioni
Progetto a cura di Adam Vaccaro, Luigi Cannillo e Laura Cantelmo – Redazione di Milanocosa
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Maria Luisa Vezzali
Inediti da
IL BUCO NEL TEMPO

Con nota di lettura di Luigi Cannillo

Nota di poetica
I versi qui riprodotti provengono da un’opera in fieri dal titolo Lo spettro di casa (dal 2023 al 1977 e ritorno), che consta di tre sezioni: Il buco nel tempo, La finestra sul cortile e Nell’anno abbacinante. Le tre parti sono pensate come sorta di capitoli di un “romanzo” che scaturisce dal ripiegamento sull’interiorità che hanno originato i mesi di segregazione in casa durante il lockdown con la relativa concentrazione sulla facoltà memoriale. Da qui è partito un viaggio a ritroso verso un tempo – il 1977 – e un luogo – il quartiere popolare della Bolognina – che rappresentano un incipit identitario fondamentale nella costruzione dell’individuo che ora sono. Mentre la prima sezione trasporta nella coscienza di un’adolescente bolognese in un periodo che è stato cruciale anche per la storia della città e dell’Italia, la seconda offre uno sguardo sull’ambiente e sui suoi abitanti. Nella terza, infine, il viaggio ritorna al presente per riflettere sulla potenza della memoria e sulla sua miseria quando “funghisce su di sé”, sulle contraddizioni della contemporaneità e sulle faglie della scrittura. Da quanto detto, emerge con chiarezza quanto la poesia non rappresenti per me l’accensione imprevedibile dell’ispirazione, ma la laboriosa, obliqua ipotesi di un progetto, all’interno del quale i testi si tengono l’un altro e dialogano metricamente, linguisticamente, tematicamente. All’interno del quale nella dialettica di interno ed esterno, techne e inconscio, tradizione e ricerca tento di capire qualcosa di più su di me e sul mondo.

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Calendimaggio 2023 – Milano

Pubblicato il 29 aprile 2023 su Eventi Suggeriti da Adam Vaccaro

La nostra partecipazione all’evento Calendimaggio
Collegato al Festival Internazionale di Poesia di Milano

1 MAGGIO, MILANO
CALENDIMAGGIO- PALABRA EN EL MUNDO

PLANETARIAT: Divide et impera non ci appartiene!
Insorgenze poetiche contro la logica disumana che sfrutta corpi, donne e uomini, popoli e terre, attività umane e culture.
A cura di Anna Lombardo e Valeria Raimondi

Con la nostra parola poetica come arma, con i nostri corpi e le nostre azioni cerchiamo di riattivare quei nessi che riportino alla luce la nostra umanità e la comunanza tra gli abitanti e le abitanti di questo pianeta in questo pezzo di storia.
Noi ci siamo interamente con le nostre vite, ci siamo ogni giorno, vogliamo contare per questa nostra terra che sta subendo un continuo e preciso sfruttamento.

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Le crepe del Paradiso – Roberto Caracci

Pubblicato il 20 aprile 2023 su Scrittura e Letture da Adam Vaccaro

Diluvi e Perdite

Entro un’alba esplosa dopo una lunga notte di ombre

 Adam Vaccaro

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 Roberto Caracci, Le crepe del paradiso, Moretti Vitali, Milano, 2022

Tra i libri di Roberto Caracci di cui mi sono occupato ricordo i racconti, Le radici del silenzio (2007). Nelle ovvie differenze con Le crepe del Paradiso, riemergono lampi e ombre dello scenario napoletano, contesto del suo primogiardino (Claudio Magris), fonte dei caratteri portanti della sua poliedrica espressività: paradossi, immaginazione e ironia – che in questo libro ricreano scavi profondi in orizzonti più ampi, volti a trasmettere sensi universali.

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Piazze di sogni incarnati – Maria Carla Baroni

Pubblicato il 14 aprile 2023 su Recensioni e Segnalazioni da Adam Vaccaro

Maria Carla Baroni, Piazze di sogni incarnati, Manni, S.Cesario di Lecce, 2019\

Potremmo definire questa raccolta di poesie un’autobiografia morale, a tal punto essa è pervasa sia dalla passione politica e sociale che ha animato e dato senso a tutta la vita di Maria Carla Baroni, sia dalla sensibilità verso i soprusi e le iniquità di una società il cui sistema economico è improntato a disvalori che paiono contrapporsi all’evoluzione verso una società rispettosa dell’ambiente e dell’umanità come consesso civile. La personalità di Baroni si delinea ampiamente a partire dal riferimento a principi filosofici che esprimono una visione profondamente critica del mondo, tale da definirla come “Poeta civile” nella propensione verso tematiche di carattere sociale e al contempo “lirica” nell’affrontare temi della sfera privata – l’amore, la morte, la pietà umana.
La concezione circolare del tempo è una vitalistica affermazione di ottimismo. Ispirata ai miti delle antiche civiltà mediterranee e ai filosofi dell’Antica Grecia, l’idea dell’inesauribile energia della terra, attraverso i cicli di morte e rinascita del mondo naturale, inscrive l’essere umano e ogni altro organismo vivente entro un comune destino di immortalità, nella transizione perenne dell’energia da un essere all’altro:”… in questa forma/preludio ad altra nel ciclo/infinito delle forme/incessante divenire dell’Energia.”
Le sezioni iniziali enunciano e descrivono i valori in cui si radica quell’idea del mondo, a partire dai sentimenti – dall’amore per la vita, che si estende a quello per le persone care e per la natura, per l’umanità sofferente e reietta. Sono queste le sezioni più liriche e vibranti nel presagio del fatale destino di un pianeta condannato a un evidente tragico tramonto, oltre che per il compianto per la perdita delle persone care, dell’amore:”Nelle notti di luna oscura, nelle notti di plenilunio/ parlo con te mio morto amore/ ”oppure: ”Tu ombre di presenza assenza/ echi di parole dissolventi nella casa/ ”Nella disperazione, resta comunque inalterato il senso del vivere: “Amare è vivere di sole”. Ed ancora, dettata dalla fatica della militanza politica, un’immagine icastica: “…Un continuo/ lanciare semi senza sapere/ se germoglieranno…”. Vitalismo che si estende con occhio critico al territorio, alla Lombardia e alla città d’origine, Milano, alle sue storiche bellezze metropolitane e alla cementificazione delle campagne: “Divelta/la forma degli abitanti/l’anima dei luoghi.” Compaiono talvolta alcuni toni sobriamente amari, alla Wislawa Szyimborska, sull’indifferenza umana di fronte al suicidio di un vicino di casa: “Poco sangue, non hai sporcato./ Ti hanno portato via./ La vita ha continuato, qui, nel condominio/ come tu non fossi mai stato.”
Nelle sezioni finali irrompe più vibrante il senso del vivere, insieme all’utopia, al sogno di cambiare il mondo, ricominciando ogni volta dal nulla, con determinazione, contro l’ingiustizia sociale: “Sono una forma del divenire/…/ sono una fiamma di mille fiammelle”. Infine, una dichiarazione che ha la forza di un testamento: ”fino a quando mi resterà respiro/continuerò a lottare.”
Lo stesso pensiero, lo stesso impeto che dà titolo alla raccolta sono voce di uno spirito indomito che non perde la speranza:” “Millenni di minuti ho vissuto/ e vivo distillati talora /in parole di vento,…// Fatica/ di rinascere ogni giorno, ansia/ di ricominciare.”

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Google – Il nome di Dio e l’Identità Bonefrana

Pubblicato il 11 aprile 2023 su Scrittura e Letture da Adam Vaccaro

Ultima, non per importanza, una acuta nota di lettura del mio “Google – Il nome di Dio”, di Nicola Picchione, fraterno amico d’infanzia, di professione cardiologo con molteplici interessi culturali ed espressivi, che vanno dalla fotografia alla narrativa, con risultati sempre eccellenti.

La radice comune della nostra identità e i tanti scambi umani e culturali intercorsi con Nicola nei decenni hanno certo influito su questa ricca lettura. Tra i suoi punti di rilievo, sottolineo il richiamo di Tirteo, poeta spartano (di origine Attica) del settimo secolo A.C., autore di un’epica modernissima – diversa da quella eroica, di Omero -, volta all’impegno etico del cittadino nella pòlis. Guarda caso, Tirteo era trapiantato a Sparta, condizione di esule che accentua interessi politico-civili e senso di appartenza. La pòlis implica il termine Patria, che la la visione neoliberista ha ridotto a termine di destra. Ma ricordo alle smemoratezze del presente, che i partigiani di ogni colore gridavano, viva la Patria, utero poi della Costituzione. Invito perciò a questa lettura stimolante. A.V.

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Ballerina di fila – Mauro Macario

Pubblicato il 7 aprile 2023 su Scrittura e Letture da Adam Vaccaro

Mauro Macario, Ballerina di fila, puntoacapo ed., Pasturana 2021

Figlio del grande comico Erminio Macario – “il Commendatore”, capocomico della Compagnia di giro che nella finzione non ha legami parentali con Marco, il giovane protagonista – Mauro Macario entra nella trama di questo romanzo autobiografico, che lui stesso definisce necessario, con la bruciante intensità e l’amarezza che caratterizza ogni suo scritto, a partire dalla fitta produzione poetica la cui alta qualità e originalità sono ormai ampiamente riconosciute. Una storia animata dalle dinamiche relazionali di una frequentazione quotidiana segnata da umanissime vicende, da affetti e amori più o meno fugaci, da amicizie, rivalità e solitudini lenite dalla tenerezza di improvvise intimità – tale era la vita quotidiana di una Compagnia di giro.
Il romanzo intende conservare la memoria storica degli anni in cui il genere teatrale d’intrattenimento chiamato Varietà assumeva i caratteri del Musical, che da noi si chiamò Rivista con un’intonazione meno grandiosa, rispetto allo spettacolo statunitense, che conservava, però, la dignità del teatro drammatico. Spettacolo d’evasione per eccellenza, che gareggiava con la magia del cinema, grazie all’emozione della vicinanza, della gravitas del corpo, della duttilità vocale di coloro che agivano sulla scena. Torna alla mente il felliniano Ginger e Fred (1985) che metteva a confronto la poesia di quel mondo con la volgarità della scena televisiva. Questo lo scenario del romanzo di Mauro Macario, che di quel teatro restituisce la genuinità e la serietà entro l’esperienza di vita palpitante di legami affettivi – ora profondi ora effimeri – e di fragili speranze. Nella cerchia degli affetti spicca la presenza del “Commendatore”, il cui demiurgico sguardo tutto vede, riuscendo, grazie al suo carisma, a conservare l’unità e l’armonia in quella temporanea famiglia costituita dalla Compagnia. Figura, la sua, che pur restando sullo sfondo, è circonfusa dall’alone mitico che un figlio molto amato riserva a un padre tenero e imprescindibile.
Tra le incertezze e le emozioni dell’esordio teatrale del giovane Marco irrompe una ballerina oggetto del desiderio vicenda personale di struggente intensità, la storia d’amore con Erika, ballerina di fila, che diviene il nucleo centrale nella trama del romanzo. Un’operazione di memoria intesa a fare i conti con un passato che assumerà nella conclusione le dimensioni di una tragedia.
Come si conviene a un romanzo di formazione, l’improvviso affacciarsi dell’amore all’orizzonte di Marco delinea lo sbocciare alla pienezza della vita e, in quanto esperienza suprema, sottolinea il passaggio dal bisogno di assoluto dell’adolescenza alla presunta “misura” della maturità. Il padre e altre figure minori che ruotano intorno a quell’evento rappresentano la cerchia di rapporti all’interno della quale si celebra quel distacco.
Nella quotidianità di un genere di spettacolo che si muove tra il comico e il poetico, la passione divampa, come comprensibile, in un alternarsi di momenti di felicità e di dolore, tant’è che la acerba rimembranza dell’amore di Marco si muove dentro la costellazione delle altre relazioni, inevitabilmente precarie e in quanto tali segnate da un senso di perdita. Vale a dire che il piano della realtà, costituito dal lavoro e dalla vita degli attori, si confronta specularmente con la dimensione onirica tipica dell’adolescenza in cui si muove Marco, con il timore della perdita dell’amata.
L’Autore sottolinea con grande efficacia l’unicità esaltante, dolce e tragica, dell’amore, l’estasi del sesso, i fremiti di paura dell’abbandono, elementi che lasciano presentire un finale amaro. Simbolicamente, infatti, è una tragica catastrofe a decretare il crollo delle illusioni e perfino la fine della Compagnia. Un improvviso incendio riduce tutto in cenere, dalle attrezzature ai costumi di scena, insieme ai sogni e alle illusioni già declinanti di Marco. Una svolta netta, che con molta crudezza e con continue dissolvenze condizionerà per sempre la sua idea della vita: “di una cosa era certo: se non l’avesse più rivista sarebbe andato incontro a un’esistenza desertificata, per molti chiamata, con orgoglio, maturità.”
Affinché quella storia perdesse quanto di unico e di assoluto che, pur col passare del tempo, ancora tormentava le fibre più intime di Marco, il poeta Macario ha voluto riprenderne in mano il filo, per ritrovare la ragione di quel travaglio, liberando quanto ad esso ancora lo vincolava. Richiamando in vita la memoria della felicità di quei giorni – atto catartico pari all’incendio finale del romanzo – tenterà di cancellare il deserto che inaridiva il suo essere.
Non conosciamo l’esito di quella operazione, ma la conserviamo per riflessioni future, poiché resta in sospeso la non trascurabile domanda sullo spazio che la vita matura può davvero riservare alla felicità degli umani.

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Ricerca della (sulla) felicità – Massimo Silvotti

Pubblicato il 3 aprile 2023 su Scrittura e Letture da Adam Vaccaro

Felicità & Comunità

Adam Vaccaro

Massimo Silvotti, L’ulivo e il suo respiro – Ricerca della (sulla) felicità, puntoacapo Ed. 2020

“Il sommo bene è la felicità” ricorda Giacomo Leopardi, in esergo a questo libro, che propone un viaggio arduo, denso di richiami filosofici e non solo, trattandosi di nucleo di sensi che – a partire dalla felicità –riguarda tutta la vita. Che cos’è, dunque, la felicità, come la intendiamo? Come “mancanza di dolore” o come condizione di massima espressione, se non di esplosione di tutte le capacità potenziali dell’essere umano? Massimo Silvotti va a caccia di tutto ciò che la sapienza umana ha elaborato nei secoli e millenni a partire da questo cratere profondo della fenomenologia costitutiva degli esseri umani. Il libro si svolge in cinque parti, dalla sua definizione al suo rapporto con l’etica, con la politica, con l’economia, fino al tentativo di riassumerne i molteplici sensi entro una sua possibile cosmologia. Dalla matassa che compone il filo della ricerca, scelgo tre nodi, per me fondanti.

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Nel respiro del giorno

Pubblicato il 29 marzo 2023 su Recensioni e Segnalazioni da Adam Vaccaro

Novita editoriali Cosmopoli

Grazie a Mauro Macario, attento collaboratore delle Edizioni Cosmopoli della Romania. Ne è nata la pregevole pubblicazione di questa raccolta di poesia e arte, con traduzione a fronte in Rumeno,In respiratia ZileiNel respiro del giorno“.

E ringrazio Cosmopoli, che col traduttore Alexandru Macadan e l’artista Daniel Divrician, creatore della bella immagine in copertina, ha prodotto un risultato che fa superare alle mie poesie le barriere di un’altra lingua, ignota (per me) quanto affascinante.

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L’isola dei topi di A. Bertoni a Milanocosa

Pubblicato il 27 marzo 2023 su Eventi Milanocosa da Adam Vaccaro

Letture critiche di Milanocosa de L’isola dei topi di Alberto Bertoni

Dopo la presentazione di Alberto Bertoni del 9 febbraio scorso alla libreria Zanichelli di Bologna, di Google – Il nome di Dio, alla programmata presentazione a ChiAmaMilano del 9 marzo scorso de “L’isola dei topi”, ho voluto offrire con Laura Cantelmo e Luigi Cannillo una lettura multipla della galassia espressiva del libro – e non solo per sottolineare i non pochi coinvolgimenti dell’Autore, recenti e lontani, in iniziative di Milanocosa. 
Invitiamo a leggere tali contributi utilizzando i link che seguono, di cui seguono brevi estratti: dallo sguardo complessivo della mia recensione del 6 luglio scorso (http://www.milanocosa.it/…/alberto bertoni-lisola-dei-topi) alle letture di L. Cantelmo e L. Cannillo, che si soffermano, rispettivamente, sui sensi concreti e immaginari relativi ai rapporti, da un lato col contesto storicosociale, dall’altro col bestiario, da cui scaturisce anche nel titolo del libro.
A.V.

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