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Homo Sacer

Agamben: Homo sacer, Einaudi, Torino, 1995

Il libro del mese -Febbraio-Marzo 2005 - Claudia Azzola

Prima o poi, al corpo ci si deve riferire. Non, però, per superficiale edonismo come si usa oggi, tra palestre chirurgia estetica e erotismo fasullo, ma in senso reale, antropologico e…politico, come già sapevano gli antichi. E non solo, ma anche sociale, storico. Aristotele si esprimeva così: l'uomo è un animale vivente e un animale politico. Nuda vita, quindi, con il valore aggiunto di essere soggetto politico entrato nella storia, e come tale anche messo davanti al potere.
Nel diritto romano arcaico - è la tesi del libro di Agamben, Homo sacer, Einaudi, Torino, 1995 - esiste un concetto limite che folgora il lettore: homo sacer era l'uomo che chiunque poteva uccidere senza essere accusato di omicidio e che non poteva, però, essere sacrificato per un rito. Questi, condannato per qualche crimine, restava al di fuori tanto del diritto umano che di quello divino. Era nuda vita spogliata di tutto il resto. Ma aveva ancora carattere politico.
Il libro ha un sottotitolo: Il potere sovrano e la nuda vita. Da questo presupposto nasce la politica classica. Una serrata analisi delle vie e dei mezzi del potere, che richiede qualche conoscenza di base di autori quali Hobbes, Freud, Foucault, Derrida, Cacciari, viene condotta avanti fino al nostro tempo in cui questa nuda vita balza in primo piano: si protegge la vita, magari protraendola in modo spasmodico oltre le possibilità di resistenza del corpo, ma si può anche compiere l'olocausto.
La vita biologica è arrivata progressivamente ad occupare il centro della scena politica del moderno.
La vita biologica nuda e indifesa davanti al potere.
È il terribile modello biopolitico del potere in cui ci troviamo immersi e con cui dobbiamo fare i conti. In fondo, l'uomo è più esposto nella sua sacertà oggi che in altre epoche quando, nella dominazione e catalogazione della realtà, rimanevano spazi residui che sfuggivano all'attenzione. La foresta era la foresta oscura e misteriosa, le acque sotterranee erano sconosciute e trascinanti, la parola non osava entrare in tutti gli anfratti. Il nomos, come dice Pindaro nel famoso frammento 169, è di tutti sovrano, nòmos o pànton basiléus… se è sovrano di tutto, lo è perché in qualche modo è passato attraverso una violenza.
E' il potere che opera "con mano più forte".
Questa nominazione nel moderno la sperimentiamo tutti. Chiunque abbia partecipato a una riunione di ambientalisti, si è scontrato con la trattazione della natura a lotti, mappali numerati, registri, piani urbanistici, parcellizzazione legale e convenzionale persino dei boschi, dei viottoli di campagna, di terreni limati dalla prospiciente lottizzazione. Dov'è la natura nella sua essenza, nell'inconoscibile, anche, in tutto questo? Devo dire che di terre e litorali e boschi così ritagliati e delimitati, poco mi ha interessato: erano solo mediocri proprietà, fazzoletti di terra senza respiro, asfittici. .
Tornando al libro di Agamben, ad avere pazienza di leggere con attenzione il primo capitolo, poi si arriva all'affascinante figura dell'homo sacer, colui che è "bandito" dalla comunità, reso quindi uccidibile ma anche libero, arcaico.
Nel diritto medioevale, nuda vita separata da un contesto sopravvive, in certo senso, alla morte. L'homo sacer medioevale è il fuorilegge, il bandito, il wargus, il lupo, l'uomo-lupo, il senza pace, il lupo mannaro, il loup garou, né uomo né belva, la fera bestia, il già morto.
Anche il sovrano, a partire da Augusto, è insacrificabile, e l'uccisione del re è definita come crimen lesae maiestatis. Il corpo del re, nella Francia dei Carolingi fino alla rivoluzione e all'età moderna, è stato corpo politico, che passa al successore. Il re ha una vita naturale e una vita sacra. Quindi, sopravvive oltre la morte naturale. Il re non muore, si diceva. Oppure: "è morto il re. Viva il re."

Nel moderno, con sguardo all'arcaico, si chiude il cerchio, perché la legge passa attraverso la violenza per includere la nuda vita nello Stato e, in modo paradossale e organico, attraverso i campi di concentramento, la ex Jugoslavia, lo sterminio di massa, l'eutanasia, tutte realtà troppo vicine allo stato di natura, senza più distinzione tra corpo biologico e corpo politico. Senza filtri di fronte al potere.
Per finire, ecco il frammento di Pindaro completo, nella traduzione riportata nel libro di Agamben:

Il nòmos di tutti sovrano/ dei mortali e degli immortali/ conduce con mano più forte/ giustificando il più violento./ Lo giudico dalle opere di Eracle..
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Claudia Azzola

 

 

 

 

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