Gio
Ferri
Gio Ferri
Poeta, poeta visivo, grafico, critico d'arte e letteratura.
Fondatore nel 1984 e condirettore, con G.Finzi e G.Gramigna, della rivista
Testuale, critica della poesia contemporanea; direttore responsabile
dal 1995 al 2000 della rivista il Verri alla quale ancora collabora.
Fondatore e gestore negli anni Ottanta della MYSELF print, editrice
di scritture di ricerca.
Ha collaborato e collabora con testi e saggistica a diversi quotidiani
e periodici italiani e stranieri, in particolare La Gazzetta di Mantova
(terza pagina), Anterem, Altri Termini, Arte Oggi, Carte segrete, il Verri,
Tam Tam, Concertino, Sigma, Microprovincia, Indice, Nicolau (Brasile),
Gradiva (USA), ecc.
Da oltre trent'anni presente alle più importanti esposizioni internazionali
di poesia visiva e grafica scritturale; numerose le mostre personali.
Ha organizzato e organizza convegni, festivals di poesia, mostre di poesia
visiva, cicli d'incontri e seminari sulla poesia in Italia e all'estero.
Tra i soci fondatori dell'Associazione Milanocosa.
Bibliografia essenziale
- Poesia: dal 1960 diciotto plaquettes. Fra le più
recenti: Siopé, Nozze pagane, Pâle Embryon, Fecondazioni,
Spazi spastici, Inventa lengua, Primato della parola, Le Palais de Tokio
(Disegni di Enrico Baj), L'Assassinio del poeta, Canti I-IX, L'Assassinio
del poeta, Canti X-XV (Disegni di Romolo Calciati).
Presente in alcune delle più importanti antologie e storie della
poesia contemporanea.
- Poesia visiva: cicli (grafica, proiezioni, libri oggetto)
più volte ripresi a partire dagli anni Settanta, quali Traduzioni
scritturali, Scritture urbane, Resti dell'incendio della Biblioteca di
Alessandria, Fragile, Appunti per un trattato sulla violenza, Mail art
& Mail art, ecc.
- Narrativa: negli anni Settanta i Microracconti
sulla rivista "Arte Oggi"; nel 1976 Due microromanzi
per le ed. TE di Milano; nel 1989 pagine scelte dal Diario d'Albi
(pseudo-romanzo) per le ed. Anterem di Verona.
- Teatro: negli anni Ottanta, Macbeth (ricreazione);
Il Dialogo dei Principi, opera da camera per la musica di Franco
Ballabeni; Il Barone astuto, opera da camera per la musica di Giuliano
Zosi.
- Saggistica: oltre ai diversi interventi organici sulla
rivista Testuale, e sui periodici su indicati, negli anni Ottanta
e Duemila in particolare:
il ciclo Arte e poetiche contemporanee, sulla rivista Sigma
di Torino;
il saggio sull'architettura Il gesto della spoliazione, per La
Locusta ed. di Vicenza;
il saggio La ragione poetica. Scrittura e nuove scienze, per la
collana "Civiltà letteraria del Novecento" dell'ed.Mursia
di Milano;
il saggio Forme barocche nella poesia contemporanea, per le ed.
L'assedio della poesia di Napoli;
le Corrispondenze critiche in rapporto con i maggiori poeti italiani
contemporanei, in parte già pubblicate su riviste, nella rubrica
"Letterale" di Testuale.
Innumerevoli le prefazioni a raccolte di poesia e ad antologie; i saggi
sulle mostre d'arte antica e contemporanea; le prefazioni alle monografie
di alcuni dei più importanti artisti e poeti visivi. In particolare
la cura delle monografie della collana Scrittura e Visualità
nelle edizioni di "Testuale".
Storia di una scrittura
Gio Ferri
Dal 1964 al 1974. Il segno (poetico e grafico) è al servizio
dell'ideologia. Pretende d'essere poetico (ma lo è? o piuttosto
è 'antipoetico'?) in quanto si illude di farsi carico della sintesi
di una visione totalizzante del riscatto, anche, o soprattutto,
linguistico. I suoi spazi sono: i murali, i manifesti, le fabbriche, gli
incontri politico-sindacali, le feste popolari, i ciclostilati, ecc. Ma
questa non è altro che piccola parte della gran parte della storia
di quel tempo.
Nel 1975, al 'tradimento' dell'azione il segno di Ferri
risponde rinchiudendosi fra le ossessioni de "L'Appartamento".
E' in qualche modo anche un appartarsi dispettoso dalla 'pubblicità'
del più clamoroso e svilito fare della poesia e della letteratura,
avviate al manierismo e alla mercificazione. Quel poemetto è fondamentale
e determinante per il resto di ogni storia che lo riguardi. Dalla putrefazione
solipsistica germoglia un processo di inarrestabile introversione della
parola.
Dai primi anni Ottanta al 2005. Dall'introversione della parola
alla sua autoanalisi biologica il passo è breve (anche se ancora
in atto e assai faticoso). La scrittura poetica tenta la via della conoscenza
sensitiva della propria autonoma natura. Guarda solo di sottecchi
l'orizzonte della Storia e si contrappone al suo finalismo utilitaristico.
Vuole penetrare in profondità il piacere dell'inutile come
riscatto dei valori fondativi della forma. Ma c'è ancora
un nemico: il discorso demagogico e millantatore. Quindi il segno
stanzia pur sempre entro lo spazio, tuttavia aperto questa volta, di una
nuova (im)possibile ideologia. Il primo capitolo pubblicato del
saggio in progress Le regioni del Nulla - La questione della Storia
nella storia della poesia fa oggi, 2005, il punto di una ricerca produttivamente
nichilista.
da L'Assassinio del Poeta (2003-2005)
Questo poema exécrable "L'Assassinio del Poeta"
è un enigma, com'è abbastanza normale per qualsiasi assassinio.
Un giovane è stato trovato morto e sfigurato sui binari della ferrovia.
Pare che sia un poeta assassinato. Da chi? Forse da un altro poeta? Poeta
è l'assassino o l'assassinato?
Un attempato e ancor piacente Commissario, di media buona cultura, come
tutti i Commissari d'altr'onde, s'intromette per ovvie ragioni d'indagine
nel mondo della poesia e dell'arte, e riscopre piaceri, diciamo pure estetici,
comunque sentimentali, dimenticati fin dai tempi del liceo. Piano piano,
trascurando un poco il suo compito istituzionale, si riavvicina per l'appunto
alla poesia. Quasi credeva che in giro non ce ne fosse più. E'
vero che trova una situazione assai trasformata, dai tempi della sua giovinezza.
D'altronde se l'enigma del delitto potesse mai essere risolto, è
in quell'ambiente che può trovare qualche utile indizio.
Comunque anche al Commissario nasce un sospetto: che la Poesia medesima
sia la vera colpevole, ai danni di ogni logica (anche investigativa),
o discorso comune, cosiddetto di buon senso.
La storia appare interminabile, almeno per ora. Si scrive quindi (forse
da solo, come si usa oggi ritenere) un poema interminabile. I primi
Nove Canti sono stati pubblicati nel 2003 da Anterem Edizioni di
Verona, con il titolo di "L'Assassinio del Poeta- Chanson de Geste
Exècrable". I Canti X fino al XV, con il titolo
"L'assassinio del Poeta-La femme égorgée" sono
usciti nell'anno 2005 presso lo stesso editore (con i disegni di Romolo
Calciati).
Qui si riporta un canto, dal terzo volume "L'Assassinio del poeta-Le
papillon cruel", Canti XVI-XXV. Ma non saranno gli ultimi.
Se ne parlerà per lungo tempo, se il trascrittore della vicenda,
per sua fortuna, a lungo dovesse sopravvivere. Sebbene in una storia di
delitti... I lettori di poesia, poi, in genere, sono assai crudeli...
...................................................................................................
Canto diciottesimo
In cui si narra di una strana lettera che arriva dall'Italia: "Caro
Commissario, ora che lei non è più Commissario posso parlare...
Vengo a trovarla in rue Vivienne...". F.to: Una musa inquietante
*
E gli parve che dicesse:
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" Son'io vedi che cercavo la natura delle cose
senz'anima alla mistura delle sperdute regioni
terrigne sommosse di paura e arsura e usura
le oscure le atroci e l'altre e le fiammate incolori
nei pianti le risa oscene speculavo le amorose
amicizie nei connubi letizie all'arie dei sensi.
Gelavo ai nordici venti. |
8 |
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Si sfoglia natura della bellezza cui è tanto
avezza
la furia delle bufere tormenta l'alea carezza
dei turgidi sessi tesi gli stretti amplessi le carni
infiammate dei percorsi delle mani all'offertorio
della florida vulvaria dai prolifici umori
esplodono spore ai ventri s'innondano d'ansie folli
cedono i cerebri molli eterno si dona il nulla.
Languiva dolce fanciulla. |
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Alle illusioni dei corpi l'eucarestia le visioni
le metamorfosi si affidano oltre le storie
dei nostri destini alle giovinezze vìtili
le ossessioni umanistiche resistenze transumanti
le promesse amanti i mondi nuovi e poi ciò che ritrovi
entro le semine dei discorsi senza rimorsi
gli avviluppi e gli sviluppi e le frenetiche danze.
Deserte paiono le stanze. |
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Così giungi al vasto mare e quella follia d'amare
s'immerge evanescente nella fluenza dell'onde
donde le maree lunari le carezze delle rive
l'energie tenere e schive a quel prossimo orizzonte
le desiose giovinezze le impronte delle pietre
erose in sabbie brillanti le luminescenze astanti
quella linea d'ombra** delle riconosciute ragioni.
Quando vanno le stagioni. |
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Si volgevano l'opere e quei giorni alle poetiche
del fare quei paradossi spinti e l'amistà del dare
metafore universali ossimori sconosciuti
e quei progetti involuti burocratici molossi
contraddizioni inevase in storie palingenetiche
traformazioni etiche - pareva d'abbeverarsi
alle fonti degli sguardi solidi franchi distanti.
Sorte tragica di tanti. |
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Giorni erano incoscienti lotte e doni di conquiste
e le libertà alle viste s'avverravano scadenze
di quegli antichi contratti e le viscide violenze
ancor gli effluvi agri delle fuorescenze e le materie
ch'esprimevano le loro formanti forme al difforme
variegar delle presenze il ricercar delle assenze
i fantasmi percorrenti le misure salvifiche.
Le ossessioni dirompenti. |
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Ma si negò la storia i fallaci trionfi le
variopinte immagini e i ventati vessilli
s'annullò la storia entro le inerzie dei contrasti
le astiose contraddizioni entro istorie della storia
e gl'incolmati abissi le colme cloache occluse
i sotterranei minati i giorni ai limiti abissi
storia di cancellazioni parificazioni inani.
Tant'è il nulla della storia. |
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Oltre il nulla della storia
è la libertà del nulla
fecondo alle materie
biologie inarrestate
cosmologie sconfinate
oltr'ogni linea d'ombra**
l'indifferente misura.
Son Katy dalle ali blu." |
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* Da Le muse inquietanti di Giorgio De Chirico.
** Dal romanzo di Joseph Conrad..
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