Una teocrazia imperfetta
Una teocrazia imperfetta
Una teocrazia imperfetta
Scrittura nella scissione
In Forbici di Victoria Surliuga
Adam Vaccaro
In questo libro di Victoria Surliuga – Forbici, Lietocolle, Como 2006 – la scrittura cerca e diventa arma tagliente per entrare nelle proprie scissioni, nell’attimo del delirio o della misura con la verità del proprio abisso (ab-grund). Quando l’Io è posto in tale territorio senza fondamento, fa l’esperienza di essere straniero in casa propria e può rinunciare alla sua funzione, col che la scrittura tende a rimanere dominata dall’Altro eintransitiva, da seduta psicoanalitica. Qui invece l’Io cavalca o riprende per la coda salti, vuoti logici e immagini che prorompono dall’infanzia, manifesta una forte determinazione a rinascere e resistere, contrapponendo ai tagli cuciture altrettanto impietose tra presente e passato: “tempero le matite sperando che diventino remi/ posso sfogliarle per anni seduta a scrivere/ sempre dirò le cose sbagliate a mia madre al telefono” (p.28). Non a caso è rievocato (più volte) il rapporto con la madre in lampi dischiusi tra realtà e visioni: “il terreno poteva sparire/ l’ascensore saliva in diagonale/ roteavano a lato i piani/ porte vecchie contrapposte/ torino trasuda sempre morte/ / ero un’ospite seduta sul davanzale/ con i piedi penzoloni/ mia madre si è buttata/ per anni dalla finestra/ ma i fili della biancheria sono stati il suo telone” (p.29)
Condividiamo con voi alcuni video della presentazione a cura di Milanocosa (con la collaborazione della rivista La Mosca di Milano e di Roberto Bertoldo) dei due libri del poeta Alfredo de Palchi (nato a Verona nel 1926 e residente a New York): Paradigma – Tutte le poesie: 1947-2005 (Mimesis Hebenon) e La potenza della poesia, saggi di autori vari (Edizioni dell’Orso). L’evento si è svolto il 23/05/2008 alla Libreria eQuiLibri di Milano, nell’ambito del progetto AttraversaMenti.
Sono stati completati i lavori di ristrutturazione del nuovo sito-blog di Milanocosa.
La lingua muta delle tracce
Francesco Marotta
C’è un’intera sezione, nella pregevole opera di esordio di Daniele De Angelis (cfr. Diario di un altro, Ascoli Piceno, Otium Edizioni, 2007), quella intitolata “Sul volto”, con particolare riferimento ai testi III e IV, nella quale è possibile ravvisare, più che in altri luoghi notevoli di quel libro, la radice prima degli inediti che qui si presentano, nella loro non indifferente novità, anche stilisticamente marcata. Complessivamente, pagine di versi che prefigurano una possibile partitura per coro muto, quasi reticoli di labbra, in attesa di aria e suono, che si espandono “senza indice di fine”: un sostanziale taglio sospensivo, di sguardo e di respiro, che si presenta, contemporaneamente, nella duplicità di un corpo, anche sotto il profilo segnico, che guarda se stesso dai margini, mentre il suo calco solare si abbandona e si appartiene all’ombra.
Tra el lusch e’l brusch
Francesco Piscitello Edizioni Nuove Scritture, Abbiategrasso (Mi), 2007, pag. 47, euro 7
“Io son solo poeta di silenzi.//” (“mì son domà poètta de silenzi.//”, pag. 15), scrive Francesco Piscitello in questa sua nuova raccolta di poesie. E dapoeta sa accostarsi al non detto con il giusto tatto. Nell’incavo della coscienza crepuscolare, tra il lusco e il brusco, mentre il giorno muore ed il suo sguardo visionario abbandona la razionalità per immergersi nel dormiveglia, egli transita nel crocevia creativo, magico, della rêverie. Allude, musica il senso, fa tacere la volgarità della parola quotidiana e permette alla metafora, di volare alto.Il termine “lusco” è un termine arcaico “risalente a Boccaccio, (… e indica) una <persona che, per difetto della vista, è costretta a guardare stringendo gli occhi e aggrottando le sopracciglia>. È proprio quello che si fa di sera, quando, lontani (…) dalle luci cittadine, le cose non si vedono bene, ma in fondo si presagiscono, perché c’è attesa, presentimento, immaginazione. (… Il poeta tedesco)Novalis attribuisce al passaggio dal giorno alla notte il colore azzurro, il colore del crepuscolo e dell’alba, il colore della transizione, ma nello stesso tempo quello della fusione e della compresenza. Da notare che dämmerung, in tedesco, significa entrambe le cose, cioè alba e crepuscolo. In più, è di genere femminile”[1]. Ed il femminile in questo libro appare, non a caso, come una lanterna, un faro, una luce nell’oscurità. Ma il femminile è anche, in molte tradizioni religiose, parola. (Per esempio, nell’induismo la Dea Sarasvati è anche nominata Dea Vac, ovvero Dea della Parola. A lei sono dedicati diversi inni vedici. Essa è il simbolo del Verbo divino, è protettrice della sapienza e della musica. La sua potenza dà ordine alle cose.) Nell’identità di parola-femminino-presentimento Piscitello
Fabiano Alborghetti trova Alberto Mori. Cercando l’oro della poesia 17. Territorio e monnezza.
04 Aprile 2008
Edizione anomala questa di “Cercando l’oro della poesia”: non ripercorriamo l’intera opera di un autore come nelle edizioni precedenti, ma ci addentriamo in dettaglio dentro una sola. A mio avviso, in tempo di elezioni e in tempo di emergenze “messe da parte” perché imbarazzanti se è in corso una campagna elettorale. Ecco allora una edizione straordinaria perché altrettanto straordinario (audace e attuale) è il tema trattato.
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