Materiali menti e mondi-G.M. Poesia 2010 – Laura Cantelmo
Se riesci a non bere l’acqua
pur limpida della sorgente non sarai avvelenato
Se riesci a non inalare
l’aria pur tersa delle colline non sarai soffocato
Se riesci a non degustare
la polpa pur candida dell’aragosta non sarai intossicato
Se riesci a non lasciare lo sguardo
tra quelle pur tonde chiappe in diretta non sarai inattivato
Se riesci a non dare parole
ai pur assetati naviganti non sarai disossato
Nella fodera nello schermo
Le menti appiccicate sui cartelli pubblicitari sei metri per tre.
Città che chiudono le possibilità dietro le password
e non ricordano un piatto di minestra sul davanzale.
Città che stanno dentro i taxi quando non rientrano
nei suoni scritti per loro.
LE STANZE DEL POTERE
Tre sogni delle Massime Autorità: la Mafia, la TV, il Pontefice Massimo.
LE STANZE DELLA MAFIA
Vivevo a casa di Riina, il Capo della Mafia.
Riina era un uomo gentile e cordiale ma di poche parole.
Sua moglie era stata molto ospitale con me.
Passavo molto tempo a passare da una stanza a un’altra stanza di un grande palazzo. Era un palazzo di calcestruzzo, immerso nei cespugli. Un vasto seminterrato di cui penso di aver visitato solo una piccola parte. E pure ogni giorno ne visitavo un nuovo settore.
Seguono i brani del poemetto Airone, letti con grande adeguata, da Patrizia Valduga al Convegno Il giardiniere contro il becchino – Memoria e (ri)scoperta di Antonio Porta, (Biblioteca Sormani, Milano 9/12/ 2009). In calce ai testi una nota scritta in proposito nel 1998 da Giovanni Roboni, all’uscita delle Poesie 1956 – 1988 di A. P. negli Oscar Mondadori, a cura di Niva Lorenzini.
A.V.
Airone
1. (27.7. 79, premessa, a lei)
come se il mio ventre covasse una bomba
il sentimento, il terrore della perdita
Antonio Porta e la capacità “presentativa” della poesia
Niva Lorenzini
La citazione da cui ho tratto il titolo per il mio intervento appartiene a una lettera scritta da Alfredo Giuliani al giovanissimo Leo Paolazzi, a tutt’oggi inedita e conservata presso il Centro Apice di Milano. La lettera è del 10 maggio 1959. Già in una lettera precedente del 18 febbraio ’59, commentando alcune tra le prime poesie inviategli da Leo e destinate a confluire nel 1966 nei Rapporti, in particolare Europa cavalca un toro nero e Vegetali, animali, Giuliani, oltre a consigliargli letture che ritiene utili per la sua formazione (Pound, Villon, intanto, e Robbe-Grillet) si appuntava un elemento che resta a tutt’oggi fondamentale per la comprensione della poesia di Antonio Porta. Con il fiuto del critico di razza Giuliani coglieva infatti in quei testi, in particolare in Europa cavalca un toro nero, una singolare “energia di immagini” e una “volontà schietta di rappresentare e narrare l’inferno della cronaca”, una volontà, scriveva, che faceva ricorso a un “montaggio violento e spesso illuminante”. E parlava ancora di “violenta espressività” del vedere, seppure ancora presente “allo stato brado” (questa la riserva che avanzava, di fronte a quei primissimi testi).
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