Anticipazioni-Papa Ruggiero

Pubblicato il 15 luglio 2018 su Anticipazioni da Adam Vaccaro

Anticipazioni
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Progetto a cura di Adam Vaccaro, Luigi Cannillo e Laura Cantelmo – Redazione di Milanocosa

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Marisa Papa Ruggiero

Sei testi inediti

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Con un commento di Laura Cantelmo

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Sono scatti della percezione, tagliati sul frammento, che rimandano, eideticamente, a luoghi mentali che hanno in corpo l’enigma, secondo procedimenti figurali, simbolici, non narrativi, disponibili a far avanzare altri piani di realtà calibrati su linee essenziali, agili, non semplicistiche. Nella mia direzione di ricerca sono portata a vedere come “poetici” quegli innesti involontari di “verità” annidati in certi squarci ordinari del quotidiano attraversati da un casuale passaggio di luce che ne sveli dettagli istantanei di magia. Può anche accadere che la cosa pensata dialoghi con se stessa, che sia la parola a dire di sé, che inventi – da sé – il luogo che la abita. Ed è allora che un ordine si ritrae – quello naturale – per il sopraggiungere di un altro ordine di diversa sostanza, che appartiene solo alla scrittura. E direi che il momento della poesia inizi proprio nell’istante di percezione: sarà non altro che la visione della cosa guardata a riferire di sé, sapendo che la parola “giusta” è sempre quella che manca dai dizionari in corso, ma sarà poi quella che non le è dato barare. Forse è per questo che percorrere tali regioni può significare sperimentare, della parola, il suo lato duro e amarla per questo; e forse, per alcuni, “disegnare” dal trampolino il salto sul vuoto è preferibile al farlo.

Marisa Papa Ruggiero

É qui che entro
Di taglio il raggio
bruciante in petto spinge la porta, sbuca
da un dove già vissuto
pronto a scattare,
acceca le stoviglie i cristalli sparsi,
ghiandole e nervi allo scoperto scalando
saperi indocili, stalattiti nella mente
con tutta la sfrontatezza del sangue su questa sponda
nuda di veglie, di richiami
dove segno col gesso i miei confini,
i cento passi al centro della stanza
i miei cento racconti appesi al sogno
per foderare i colori come
ninfee carnivore
che getto nella tua piscina privata,
le cento perle orientali che ti verso
ad una ad una in gola
in una notte sola!

*
Il fiume a quest’ora
tra l’obiettivo e l’occhio
dipinge concerti con il sole
Un’ala in fiamme con occhi di rapina
ha incantato il volo
L’acqua
è zafferano fuso
tinge l’iride
C’è la collina che si getta in acqua
e va in mille pezzi
per la caduta di un sassolino
Stare qui, stare ora
dentro il fluire ignoto
delle cose che avvengono da sole
A pelo d’acqua una
piroga di canne lieve sfila
nel sistema delle attrazioni
In controluce un cervo balza nel tramonto
Il salto è fermo nell’obiettivo

*
Il foglio è un sentiero animato
una trama di punti miliari
a stento visibili
Cammino tra i punti nel bianco
in cerca di un senso
sfuggito al disegno
nell’ordine cieco che scompiglia le tracce
ed io muovo i passi senza fermarmi,
cammino e cammino tra
gli spazi vuoti di questo foglio
tra i punti distanti
che non
riesco ad unire

*
Un fermo immagine spalanca
all’infinito l’inizio
É qui la tigre
Marca il respiro
mi fissa in un gioco di specchi
Tre passi avanti e la punta di un fioretto alla gola
Mi vedo col dito isolare l’istante
sul filo di questa lama
da cui mi sporgo
in bilico sul fiato
É qui la tigre
è qui che ustiona
l’intero sguardo
adesso
che questa voce di viva carne
entra a ricalco
nella parola scritta

*
Se entri in gioco lo spiraglio è aperto
sei nel mio movimento, sei
tutta sensori attivi, capillari indocili a scalare
sillabe vive dall’interno,
l’impronta di te al mio posto che prende
voce, s’interroga
appena sotto la soglia acustica
tra l’istante e il nulla
e sono io
che ti cerco, io ti strappo la scorza
– parola –
ti spingo in centroscena
e ti tiro per i capelli
nella mia poesia

*
Su questa sponda del giorno
dipingo il mio novembre
coi colori della tarda estate
che vedo entrare dalla mia finestra, ma è
il ritorno delle rondini a muovere le tende
è il polline di marzo
che mi fa starnutire

*

Nota biblio
Scrittrice, artista verbo-visuale, studi di formazione artistica compiuti a Milano e a Napoli. Inizia il suo percorso di scrittura creativa alla fine degli anni 80 affiancandolo all’attività pittorica e didattica nei Licei della città di Napoli dove vive. Ha pubblicato una dozzina di libri di poesia, in prosa e alcune edizioni d’arte. Tra i titoli più recenti: Le verità bugiarde, 2009; Passaggi di confine, 2011; Di volo e di lava, 2013, Puntoacapo; Jochanaan, 2015, Ladolfi; Un intenso venire, 2017, Passigli; Se questo è il gioco, 2018, Eureka. Promotrice culturale, le sono attribuiti diversi premi e segnalazioni di merito. Collabora con interventi creativi e critici in riviste, in rassegne d’arte, in siti web. Suoi testi poetici sono stati rappresentati come eventi scenici in siti archeologici in Campania e in Sicilia. É tra i fondatori di alcune riviste letterarie, la più recente è Levania, edita a Napoli, di cui è redattrice. Un suo romanzo è in attesa di stampa.

*
Nota di lettura

Se si accetta l’assioma caro a molti critici, secondo cui il testo poetico gode di indipendenza propria rispetto alla storia dell’Autore, questi inediti di Marisa Papa Ruggiero sembrano offrirne una netta smentita.
Sono composizioni, il cui punto di partenza e lo stesso tessuto della scrittura affermano una qualità immaginifica generata dalla percezione visiva, da cui ha origine il processo creativo.
L’Autrice, dotata di una formazione di carattere pittorico, esprime nella scrittura la sua attenzione per il fenomeno percettivo e attraverso gli stimoli sensoriali elabora una ricerca degli aspetti nascosti dell’oggetto fino a individuare la verità che in esso si cela nei più piccoli, inconsistenti dettagli.
A partire dalle avanguardie novecentesche e in particolare da Lo spirituale nell’arte, fondamentale saggio di Kandisky, il tema dell’artista che rende visibile l’invisibile, come diceva Klee, grazie a un’analisi fenomenologica, è divenuto primario nell’approccio al reale per chi, come Papa Ruggiero, nel verso individua uno strumento di ricerca cognitiva cui lo stadio della percezione, nello sguardo di partenza, non dà accesso. Lo strumento del poeta è la parola, come nelle arti visive lo sono la linea, il colore, la materia manipolata nello spazio; ed è attraverso la parola, organismo vivente del verso, che l’Autrice compone la catena del discorso, scoprendo in modo frammentario l’ignoto nelle remote concrezioni della propria storia, del proprio Es – che sono “stalattiti della mente” e non solo – “cento racconti appesi al sogno… cento perle”. In uno stato di semi-coscienza – sulla “sponda nuda della veglia” (eco evidente della Poetica della rêverie di Bachelard e anche delle teorie di Maria Zambrano) – la parola poetica ricrea se stessa, scopre le proprie luci nascoste, i propri terrori – “ È qui la tigre” , “la punta di un fioretto alla gola” – ridisegnando il reale nella sua drammaticità.
Una poesia che si avvale perfino dell’occhio tecnologico: “tra l’obiettivo e l’occhio” la penetrazione nel reale si fa più profonda, a tal punto da rendere arduo distinguere la percezione dell’occhio da quella delle lenti e dei filtri della macchina. In definitiva, una poesia a pieno titolo inserita, con tutto il suo singolare fascino, nel nostro tempo, attraverso una consapevole rielaborazione delle esperienze del passato.

Laura Cantelmo

16 comments

  1. paolo valesio ha detto:

    E’ particolarmente interessante, qui, il dispiegarsi dell’inventività linguistica dentro la cornice del quotidiano.

  2. Giorgio Moio ha detto:

    Le verità nascoste del quotidiano, che Marisa Papa Ruggiero indaga con patos ed eros, di un quotidiano sempre più cieco e sordo ai mutamenti e alle esigenze dell’uomo, sono il sale della poetica di Marisa e di queste sei poesie inedite, la quale estrapolandole da un contesto schematico, con bravura le rende poetiche, dandole una nuova veste, una nuova vita, granelli di sabbia per suscitare le coscienze a vedere al di là della scena stereotipata.

    • Marisa Papa Ruggiero ha detto:

      Il quotidiano? Certamente sì, purché sia un dato da trasgredire, da veicolare in maniera traslata. Diversamente, non vedrei che cronaca del già noto. Ma non si tratta mai, in poesia, di un’intenzionalità a sfondo “sociale” per suscitare una qualche idea di riscatto “civile”, non credo debbano essere questi i compiti della poesia, penso che in tal senso occorra ben altro! Si tratta, come credo, di “pulsioni” provenienti dalla sfera incognita dell’Es che prendono corpo, voce propria e s’impossessano di forza di uno spazio…

  3. silvia denti ha detto:

    L’emotività e la rimozione, l’estremo simbolismo, rappresentano qui le ragioni segrete delle emergenze affettive, tutte le apocalissi interiori d’un io invaso da dolore e amore, grande amaro amore. Curiosa la ricerca delle tonalità semantiche, piacevole, nuova, mirata, capace. Autrice che sa far parlare il taciuto con classe. Brava.

    • Marisa Papa Ruggiero ha detto:

      “Un io invaso da dolore e amore”, soprattutto amore; sì, questo, Grazie, Silvia!

      • silvia denti ha detto:

        …si sente, si avverte, Marina, c’è anima, c’è un battito che fa eco rumorosa. Ed è bellissimo, la tua vita pulsa e grida, chiama amore. Il sale dell’esistenza. Brava.

  4. Marisa Papa Ruggiero ha detto:

    Ringrazio di cuore la Redazione di Milanocosa per avermi offerto la graditissima ospitalità nel prestigioso sito di cultura poetica con la pubblicazione di queste mie composizioni inedite. E sono in particolare grata alle riflessioni limpide e acute della Dottoressa Laura Cantelmo che ha colto, nei miei strumenti di ricerca,il senso pieno di un’indagine che trae la sua origine nella qualità percettiva della visione.

  5. Laura Cantelmo ha detto:

    Sono molto lieta che lei apprezzi il mio commento. La sua poesia è interessante e stimolante.

    • Marisa Papa Ruggiero ha detto:

      Un saluto e un pensiero grato, gentile Laura, riservandomi di scriverle un po’ più diffusamente in privato e con gli auguri più cari di una lieta pausa estiva.

  6. eugenio lucrezi ha detto:

    Questi testi di Marisa Papa Ruggiero proseguono il corpo a corpo della poeta con la poesia, intesa come soggetto resistente all’addomesticamento, punto di collisione del dire con il nulla, opaca incandescenza. La poeta non cessa di puntare al centro, anche nella consapevolezza della sua inattingibilità.

    • Marisa Papa Ruggiero ha detto:

      Grazie, Eugenio, della tua puntuale e obiettiva riflessione. Mi riconosco in questa collisione tra concretezza e inattingibilità, facendo resistenza a un facile addomesticamento.

  7. Adam Vaccaro ha detto:

    Sono molto felice, per questi scambi e riscontri intorno alla poesia selezionata e proposta con Antipazioni. E’ l’obiettivo di fondo che ci siamo proposti e che, dopo due anni dall’avvio, verifichiamo attraverso lettere e commenti. Ribadisco perciò che vogliamo offrire – entro un approccio aperto a motivazioni e forme anche molto diverse – poesia di qualità, coniugata e declinata da tensione a complessità e totalità del vivente, quale quella che risuona ed è trasmessa da queste intense poesie di Marisa P. Ruggiero, così ben analizzate da Laura Cantelmo.

  8. Fabia Ghenzovich ha detto:

    Ecco mi sono sempre chiesta se la pulsione nella pittura, nel gesto, potesse essere reso anche con la parola, e ora di fronte a questi testi, direi proprio di sì, perché in queste poesie trovo la forza del gesto della parola! brava !

    • Marisa Papa Ruggiero ha detto:

      Cara Fabia, leggo solo ora, con incredibile ritardo la tua bella, stimolante riflessione e di grande importanza per me, perché pone in significativo rilievo la sensibile connessione in arte, sempre nuova e motivata tra gesto e parola… Grazie!

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