La Cana – romanzo di Fausta Squatriti
L’irrisolto e il nome
di
Annamaria De Pietro
Leggendo La Cana di Fausta Squatriti, puntoacapo Editrice, Pasturana 2015, pp 181, € 18.
Esiste un luogo in viaggio e in pausa che si chiama spaziotempo.
Questo luogo può essere attraversato, e inventato, da cursori testardi: ad esempio, una bergère di pelle nera, molto sciupata, e un maglione ispido di lana caprina, molto sciupato.
In una scena da film del dopoguerra la bergère, estratta dalle macerie di una casa bombardata e poi issata al salvataggio su una carriola, insieme con una scatola di posate d’argento e i detriti spezzati di frutti dipinti di cemento tratti da un vaso di cemento (saranno poi sotterrati in un parco), può alla fine, dopo una tappa in una Germania affranta dal ricominciare, come in modestissimo Grand Tour passare in Italia, Umbria presumibilmente, e qui diventare la cuccia di un cane pronunciato male: Cana, così chiama la cagna che lo ha scelto come padrone il protagonista di questo romanzo, un tedesco che parla male l’italiano.
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